Il dibattito in corso sulla legge elettorale in Valle d'Aosta ha suscitato forti reazioni politiche, dopo che il Consiglio regionale ha approvato una proposta che introduce il sistema delle tre preferenze di genere per l'elezione dei consiglieri. Con 19 voti favorevoli, 2 contrari e 5 astensioni, la legge mira a promuovere una maggiore rappresentanza femminile, consentendo agli elettori di esprimere fino a tre preferenze, purché rispettino il principio della parità di genere.
Tuttavia, la proposta ha diviso i partiti politici. Forze come UV, FP-PD, PlA e SA hanno sostenuto la legge, mentre il PCP si è opposto e gruppi come Lega VdA e FI si sono astenuti, criticando la complessità e il potenziale rischio di instabilità del nuovo sistema. Alcuni partiti hanno annunciato la raccolta di firme per abrogare la legge, proponendo di tornare al sistema della singola preferenza e spingendo per l'elezione diretta del Presidente della Regione, una proposta che ha suscitato ulteriori polemiche. Presidente Stevenin di recente, il Consiglio Valle ha approvato una legge che introduce le tre preferenze di genere per l’elezione dei consiglieri, che ne pensa della nuova legge?
“Onore e gloria ai consiglieri della maggioranza che hanno approvato questa legge. Meritano di essere rieletti nel prossimo Consiglio regionale, con l'integrazione di una presenza numerosa di donne. Nell'attuale situazione non era pensabile inventare qualcosa di meglio. Non c’era una soluzione ideale che potesse risolvere tutte le problematiche contemporaneamente, ma la cosa fondamentale è che la legge è stata finalmente approvata. Certo, forse sarebbe stato meglio se fosse stata approvata prima, ma è importante notare che siamo riusciti ad adottarla in tempi ragionevoli. La presenza femminile è fondamentale e la legge, pur non essendo perfetta, offre uno strumento che potrebbe migliorare la parità di genere nel nostro Consiglio Valle.”
Perché si è scelto di adottare il sistema delle tre preferenze e non un’altra soluzione?
“La scelta di mantenere una sola preferenza in passato era stata fatta per evitare che si formassero 'cordate' controllabili attraverso lo spoglio delle preferenze nei singoli comuni o nelle sezioni. Con il nuovo sistema delle tre preferenze, pur restando possibile che si verifichino ancora alleanze tra i candidati, queste non sono più facilmente controllabili, poiché il voto viene conteggiato per Comunità. In pratica, il voto diventa più libero e meno vincolato dalle dinamiche interne ai partiti. Inoltre, l’introduzione della possibilità di esprimere preferenze per più di un candidato dello stesso genere permette di promuovere una maggiore presenza femminile in Consiglio. È una legge che, sebbene non risolva tutti i problemi, offre un passo avanti importante per la parità di genere.”
Cosa pensa della stabilità politica che potrebbe derivare da questo sistema?
“La stabilità del sistema elettorale è un tema cruciale. Con il nuovo sistema, l’ingresso in Consiglio avviene solo con due eletti o non si entra affatto. In questo modo si evita che un gruppo politico possa entrare con pochi eletti, creando instabilità. L’instabilità che osserviamo in politica è, invece, dovuta principalmente ai consiglieri che abbandonano il gruppo con cui sono stati eletti per unirsi a forze politiche diverse. Questo è un fenomeno che non possiamo controllare facilmente, e purtroppo non c’è una soluzione perfetta a questo tipo di dinamiche. Quello che il nuovo sistema cerca di fare è ridurre la frammentazione e dare maggiore peso ai gruppi che riescono a ottenere più seggi, mantenendo, così, una certa coerenza e solidità nelle alleanze politiche.”
Ritiene che si sarebbe potuto fare meglio rispetto alla legge approvata?
“Si sarebbe potuto fare meglio, senza dubbio, adottando un sistema elettorale più simile a quello dei Cantoni svizzeri, che potrebbe offrire una rappresentanza più equilibrata. In Svizzera, ad esempio, il Consiglio Regionale viene eletto per Comunità, con un sistema che permette una partecipazione più equa di tutte le forze politiche con responsabilità di Governo in rappresentanza di tutte le forze politiche ed il Presidente è annualmente a rotazione tra i membri del Governo. Così facendo non ci sono mai state crisi politiche. Tuttavia, bisogna essere realistici: questo sistema, sebbene interessante, non è facilmente applicabile alla nostra realtà, dove convivono diverse forze politiche – autonomisti, destra, centro e sinistra. È un modello che avrebbe bisogno di un ampio consenso per funzionare, e sinceramente, non credo che ci sia una base solida per un governo regionale così diversificato. Dobbiamo affrontare le difficoltà di un sistema che non è perfetto, ma che comunque permette di governare in modo equilibrato. Con il referendum si rischia di dover tornare a votare con la vecchia legge che limita la presenza delle donne; un posizione davvero incomprensibile da parte di chi ha annunciato di raccogliere le firme per il referendum".
Come vede la proposta dell’elezione diretta del Presidente della Regione?
“La proposta di elezione diretta del Presidente della Regione, secondo me, sarebbe una scelta sbagliata. In una regione piccola come la nostra, abbiamo già sperimentato il fenomeno del 'Presidente imperatore', una figura che concentra troppi poteri nelle sue mani, riducendo il pluralismo politico e creando tensioni all'interno del sistema. Non vogliamo ritrovarci di nuovo con un Presidente assoluto che governa senza un reale bilanciamento del potere. Questo tipo di centralizzazione del potere potrebbe danneggiare la nostra democrazia regionale e renderla vulnerabile a decisioni unilaterali. Preferisco un sistema più collegiale e condiviso, che rispetti l'equilibrio tra le forze politiche, evitando che una singola persona diventi troppo influente.”
Merci