ATTUALITÀ POLITICA - 17 marzo 2025, 19:45

Caveri spiega le ragione della sua contrarietà alla manifestazione per l'Europa

'Una piazza ambigua' ha scritto il 12 marzo nel suo blog che noi volentieri pubblichiamo alla luce dello Chez Nous pubblicato dal nostro giornale domenica 16 marzo https://www.valledaostaglocal.it/2025/03/16/leggi-notizia/argomenti/chez-nous/articolo/et-la-petite-patrie.html

Caveri spiega le ragione della sua contrarietà alla manifestazione per l'Europa

Il giornalista e scrittore Michele Serra è stato l’autore, giorni fa, su Repubblica della proposta di una grande manifestazione a favore dell’Europa, poi fissata per sabato prossimo.

Serra aveva detto: “Mi sono domandato perché non si organizza una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà. Con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore”. Nella sua configurazione ideale, lo stesso giorno alla stessa ora in tutte le capitali europee”.

Per ora ci si accontenta di Roma con il solito rischio che si aggreghino, come ormai capita, frange violente che rompano il giocattolo.

Aggiungeva Serra: “In una piazza ti senti di appartenere ad una comunità, per questo mi rivolgo ugualmente a progressisti e conservatori”. “Non siamo abituati a pensare agli Usa come a un possibile antagonista - conclude Serra - ma dobbiamo prendere atto di quello che sta accadendo: un 'way of life' europeo fondato su democrazia e diritti esiste, e le armi politiche e culturali non ci mancano”.

Già, le armi. Sono quelle vere, che vuole avere larga parte dell’Unione europea nella logica, proposta dalla Commissione e accolta da tutti, di rafforzare la difesa per la scelta degli Stati Uniti di chiamarsi fuori con grande giubilo della Russia. Ormai anche il più sprovveduto ha capito che Putin dopo l’Ucraina aggredita potrebbe passare, nel solco del vecchio imperialismo russo poi sovietico, a conquistare territori per allargare la propria sfera di influenza.

Personalmente credo che la manifestazione romana nasca sotto il segno dell’ ambiguità e dunque non meritevole di parteciparvi.

Lo scrive bene un editoriale del Foglio: “Doveva essere una manifestazione senza bandiere, sarà senza idee. O meglio, con tante idee diverse e contraddittorie (che è un po' come averne nessuna) sotto un'unica bandiera europea (che è un po' come una foglia di fico). Il pride europeo convocato da Michele Serra doveva fornire una risposta risolutiva all'aggressione autocratica, alla morsa di Trump e di Putin, con uno slogan definitivo: "Qui o si fa l'europa o si muore". Sul non morire sono tutti d'accordo, ma nessuno lo è sul come fare l'europa. Il piano di difesa europea, la questione più rilevante e urgente, è da sostenere o no?”.

Ecco il punto vero dirimente, il resto sono chiacchiere e c’è da invidiare quei Paesi europei dove esiste un vero idem sentire e non retorica da strapazzo.

L’articolo prosegue e sottoscrivo: “Ognuno degli aderenti alla piazza ha una risposta diversa. Per Serra, scrive su Repubblica, la "risposta armigera" di Von der Leyen "cozza tristemente contro i valori fondativi dell'unione Europea". Ezio Mauro scrive sempre su Repubblica che, al contrario, "è chiaro che l'europa deve dotarsi di un sistema di difesa, riarmandosi esattamente in nome della democrazia e del suo diritto alla pace". Massimo Giannini, a metà strada su Repubblica, dice che il riarmo è un "male necessario".

I sindaci di sinistra nell'appello di adesione affermano che l'Europa deve "parlare con una sola voce", ma dopo che l'europa ha parlato con una sola voce - quella di Ursula- il sindaco di Roma Gualtieri, promotore dell'appello, dissente: "Non ci piace l'europa delle armi". Elly Schlein aderisce perché a favore della difesa comune europea, ma contro il piano di difesa europeo. Parte del Pd, invece, aderisce in accordo con il Pse e in disaccordo con la segretaria del Pd. La Cgil di Maurizio Landini, da sempre contro gli aiuti militari all'Ucraina, aderisce da pacifista sapendo che “non ci sarà un unico punto di vista in piazza".

D'altronde ci sarà Carlo Calenda che, da churchilliano, è un convinto sostenitore degli aiuti all'ucraina e del piano Rearm Europe. All'appello manca Giuseppe Conte, colui che ha fatto dell'ambiguità politica un'arte, premier di destra e di sinistra, sovranista e progressista, amico di Trump e di Xi Jinping. Il M5s non ci sarà perché "la piattaforma non è chiara". La piazza è ambigua, troppo ambigua, persino per Conte”.

Insomma: divisioni che dimostrano che si vogliono tenere in più scarpe e a rimetterci è l’appello europeista, che va a farsi friggere.

Conte? Ridicolo.

Luciano Caveri

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