Chez Nous - 16 marzo 2025, 08:00

...Et la Petite Patrie ?

…E la Petite Patrie?

...Et la Petite Patrie ?

…E la Petite Patrie? C'era un tempo in cui la Valle d'Aosta non solo parlava di Europa, ma ne era anche un simbolo, un punto di riferimento. Con orgoglio, la regione si vantava di essere le Carrefour d'Europe, crocevia di culture e di lingue, testimone della cooperazione transnazionale. Un tempo in cui la voce valdostana si alzava forte e chiara, capace di rivendicare un posto nell'Europa che sognava di costruire. Non sono passati molti decenni da quando, proprio dalla nostra terra, è stato eletto un eurodeputato, Luciano Caveri, un uomo che ha rappresentato il meglio di quella visione europeista che abbracciava la diversità e il pluralismo, l'unione tra i popoli.

Oggi, però, la situazione è ben diversa. Un'iniziativa fondamentale per il futuro dell'Europa, quella promossa ieri a Roma da Michele Serra, è stata un grido forte per una vera Europa dei Popoli, che lotta per la protezione delle minoranze, la difesa dei diritti umani e il respingimento di ogni forma di autoritarismo. Eppure, da parte della nostra regione, è calato un silenzio assordante. Niente di niente. Nessuna voce, nessuna dichiarazione, nessuna presenza istituzionale o civica. È come se la Valle d'Aosta fosse scomparsa dalla mappa dell'Europa.

Ieri, a Roma, in una piazza gremita di cittadini europei, la manifestazione di Michele Serra ha visto la partecipazione di migliaia di persone, tutte unite da un obiettivo comune: lanciare un appello per una vera Europa dei Popoli, che rifiuti fermamente i dittatori, i nazionalismi esasperati e le forze che minacciano l'unità del nostro continente. Un'Europa che non si dimentica delle sue minoranze, che non ha paura delle differenze culturali, linguistiche e sociali, ma le celebra e le tutela. Un'Europa che, come in passato, si schiera senza ambiguità dalla parte dei diritti umani, contro ogni forma di ingiustizia.

Roma è stata il cuore pulsante di una manifestazione storica che ha visto migliaia di cittadini uniti contro l’intolleranza, il nazionalismo e l’autoritarismo. L’Europa dei Popoli è una lotta contro chi vuole piegare il nostro continente a un’unica visione monolitica, lontana dalla diversità che ci ha resi forti. Ma la Valle d'Aosta ha scelto di rimanere in silenzio, ignorando l’occasione di partecipare a questa battaglia fondamentale.

Eppure, mentre la capitale si riempiva di bandiere europee e di voci che reclamavano un'Europa più inclusiva e più giusta, dalla Valle d'Aosta è giunto solo il silenzio. Nessuna delegazione, nessun esponente delle istituzioni locali, nessun partito che abbia preso una posizione chiara in favore di questo appello. Nessun gesto di solidarietà verso chi, oggi, sta lottando per un'Europa che difende i diritti, le libertà e le culture.

La Valle d'Aosta, che un tempo era il cuore pulsante di una visione europeista di solidarietà e apertura, oggi sembra essersi rinchiusa in un silenzio assordante. In un contesto europeo che vive momenti critici, con il ritorno di potenze autoritarie che cercano di sfaldare il progetto di unità, la nostra regione ha deciso di disinteressarsi del destino del nostro continente. La nostra classe dirigente sembra aver abdicato a un ruolo che, negli anni, è stato quello di far sentire forte la voce di una terra che credeva fermamente in un’Europa di pace e prosperità.

Questa mancanza di partecipazione alla manifestazione di Roma non è solo una dimenticanza. È una dichiarazione di indifferenza verso il futuro dell'Europa, un atto di smarrimento nei confronti dei valori che hanno definito la nostra identità. Un tempo, la Valle d'Aosta era vista come un faro per il progetto europeo, il punto di incontro di culture diverse, il territorio che ha sempre visto nell'Europa un'opportunità di crescita e di coesione. Oggi, invece, preferisce tacere, come se l'Europa non fosse più di nostro interesse, come se la lotta per difendere la democrazia e i diritti fondamentali non riguardasse più nessuno.

Ma non possiamo e non vogliamo arrenderci. Noi, che crediamo ancora in un'Europa dei Popoli, che difende le minoranze, che respinge con fermezza ogni forma di autoritarismo, continueremo a lottare. Perché l'Europa non può essere solo un concetto geografico, non può essere ridotta a un mercato comune o a una somma di interessi economici. L'Europa deve essere una comunità di popoli che si riconoscono nelle loro diversità e che si impegnano insieme per costruire un futuro di pace e giustizia.

Noi non ci fermeremo. Non smetteremo mai di difendere il nostro diritto a far parte di un'Europa che non ha paura dei suoi popoli, che non ha paura delle lingue minoritarie, delle tradizioni, delle identità che arricchiscono il nostro continente. E non permetteremo che chiunque – siano essi i dittatori di ieri o gli invasori di oggi – provi a minare quella speranza di un'Europa unita, libera e giusta.

Se la Valle d'Aosta ha dimenticato di parlare, noi continueremo a farlo. Se le istituzioni regionali non si solleveranno, saremo noi a farlo, senza paura e senza compromessi. Perché un'Europa che tutela le sue minoranze è una vera Europa, e questa è la nostra Europa.

La battaglia è lunga, ma non siamo soli. L’Europa che vogliamo è ancora possibile, e noi, dalla nostra piccola terra, continueremo a lottare per essa, con la forza della nostra identità, del nostro passato e dei nostri valori.

L'Europa non si costruisce nel silenzio. L'Europa si costruisce con le voci dei popoli, e noi non staremo in silenzio.

…E la Petite Patrie?

Il fut un temps où la Vallée d'Aoste ne se contentait pas de parler d'Europe, mais en était également un symbole, un point de référence. Avec fierté, la région se vantait d'être le Carrefour d'Europe, carrefour de cultures et de langues, témoin de la coopération transnationale. C'était un temps où la voix valdôtaine s'élevait forte et claire, capable de revendiquer une place dans l'Europe qu'elle rêvait de construire. Il n'y a pas tant de décennies que cela, un eurodéputé, Luciano Caveri, a été élu en provenance de notre terre, un homme qui représentait le meilleur de cette vision européiste qui embrassait la diversité, le pluralisme, et l'union entre les peuples.

Aujourd'hui, cependant, la situation est bien différente. Une initiative cruciale pour l'avenir de l'Europe, celle promue hier à Rome par Michele Serra, a été un appel fort pour une véritable Europe des peuples, qui lutte pour la protection des minorités, la défense des droits humains et le rejet de toute forme d'autoritarisme. Pourtant, de la part de notre région, il n'y a eu qu'un silence assourdissant. Rien. Aucune voix, aucune déclaration, aucune présence institutionnelle ou civique. C'était comme si la Vallée d'Aoste avait disparu de la carte de l'Europe.

Hier, à Rome, dans une place pleine de citoyens européens, la manifestation de Michele Serra a vu la participation de milliers de personnes, toutes unies par un objectif commun : lancer un appel pour une véritable Europe des peuples, qui rejette fermement les dictateurs, les nationalismes exacerbés et les forces qui menacent l'unité de notre continent. Une Europe qui ne oublie pas ses minorités, qui n'a pas peur des différences culturelles, linguistiques et sociales, mais qui les célèbre et les protège. Une Europe qui, comme par le passé, se positionne sans ambiguïté du côté des droits humains, contre toute forme d'injustice.

Rome a été le cœur battant d'une manifestation historique qui a vu des milliers de citoyens unis contre l'intolérance, le nationalisme et l'autoritarisme. L'Europe des peuples est une lutte contre ceux qui veulent plier notre continent à une vision monolithique, loin de la diversité qui nous a rendus forts. Mais la Vallée d'Aoste a choisi de rester en silence, ignorant l'opportunité de participer à cette bataille fondamentale.

Cependant, pendant que la capitale se remplissait de drapeaux européens et de voix réclamant une Europe plus inclusive et plus juste, de la Vallée d'Aoste est venu seulement le silence. Aucune délégation, aucun représentant des institutions locales, aucun parti n’a pris une position claire en faveur de cet appel. Aucun geste de solidarité envers ceux qui, aujourd'hui, luttent pour une Europe qui défend les droits, les libertés et les cultures.

La Vallée d'Aoste, qui fut un temps le cœur battant d'une vision européiste de solidarité et d'ouverture, semble aujourd'hui s'être enfermée dans un silence assourdissant. Dans un contexte européen en crise, avec le retour de puissances autoritaires cherchant à détruire le projet d'unité, notre région a choisi de se désintéresser du destin de notre continent. Notre classe dirigeante semble avoir abdiqué son rôle, qui au fil des années, était de faire entendre la voix d'une terre qui croyait fermement en une Europe de paix et de prospérité.

Ce manque de participation à la manifestation de Rome n'est pas une simple négligence. C'est une déclaration d'indifférence envers l'avenir de l'Europe, un acte de confusion par rapport aux valeurs qui ont défini notre identité. Autrefois, la Vallée d'Aoste était vue comme un phare pour le projet européen, un point de rencontre de cultures différentes, un territoire qui a toujours vu dans l'Europe une opportunité de croissance et de cohésion. Aujourd'hui, elle préfère se taire, comme si l'Europe n'était plus de notre intérêt, comme si la lutte pour défendre la démocratie et les droits fondamentaux ne concernait plus personne.

Mais nous ne pouvons et ne voulons pas nous rendre. Nous, qui croyons encore en une Europe des peuples, qui défend les minorités, qui rejette fermement toute forme d'autoritarisme, continuerons à lutter. Parce que l'Europe ne peut être seulement un concept géographique, elle ne peut être réduite à un marché commun ou à une somme d'intérêts économiques. L'Europe doit être une communauté de peuples qui se reconnaissent dans leurs diversités et qui s'engagent ensemble à construire un avenir de paix et de justice.

Nous ne nous arrêterons pas. Nous ne cesserons jamais de défendre notre droit à faire partie d'une Europe qui n'a pas peur de ses peuples, qui n'a pas peur des langues minoritaires, des traditions, des identités qui enrichissent notre continent. Et nous ne permettrons à personne – qu'il s'agisse des dictateurs d'hier ou des envahisseurs d'aujourd'hui – d'affaiblir cet espoir d'une Europe unie, libre et juste.

Si la Vallée d'Aoste a oublié de parler, nous continuerons à le faire. Si les institutions régionales ne se lèveront pas, ce sera nous qui le ferons, sans peur et sans compromis. Parce qu'une Europe qui protège ses minorités est une vraie Europe, et c'est notre Europe.

La bataille est longue, mais nous ne sommes pas seuls. L'Europe que nous voulons est encore possible, et nous, depuis notre petite terre, continuerons à nous battre pour elle, avec la force de notre identité, de notre passé et de nos valeurs.

L'Europe ne se construit pas dans le silence. L'Europe se construit avec les voix des peuples, et nous ne resterons pas silencieux.

piero.minuzzo@gmail.com

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