Sabato 8 marzo 2025, un nostro lettore, Renzo Pieropan, ha partecipato a una messa speciale celebrata da Don Marian Benchea ad Issime, un evento che ha messo in risalto il costante impegno del sacerdote per le quattro parrocchie di Lilliannes, Fontainemore, Issime e Gaby. Don Marian, che si distingue per la sua capacità di coinvolgere i giovani nel servizio di chierichetti, merita un plauso per il suo impegno incessante nel mantenere un forte legame tra le nuove generazioni e le funzioni religiose. Questo tipo di coinvolgimento non è solo fondamentale per la vita spirituale, ma è anche un elemento di crescita per la comunità intera, poiché aiuta a formare una generazione più consapevole e attiva nella propria fede e nelle tradizioni locali. Il suo lavoro, infatti, è essenziale per garantire che la Chiesa non diventi un luogo isolato, ma un punto di riferimento vivo e partecipato da tutti, soprattutto dai più giovani.
Pieropan, riflettendo su questa esperienza, evidenzia l’importanza del servizio dei "chierichetti/e", che va oltre la semplice partecipazione alle funzioni liturgiche. Questo ruolo rappresenta un modo per i giovanissimi di sentirsi parte di una comunità, di essere coinvolti in un servizio che ha una valenza spirituale e sociale. Unirli attraverso un servizio comunitario può essere l’inizio di percorsi positivi e fecondi, che, se consolidati, potrebbero diventare un pilastro per la costruzione di una cittadinanza consapevole e responsabile. La figura del chierichetto, in questo senso, è una delle prime occasioni di impegno civico per i più giovani, un’occasione che li educa al valore della comunità, del sacrificio e della condivisione.
Tuttavia, Pieropan non si limita solo a riflettere sul servizio religioso, ma porta avanti una proposta che, pur partendo dal contesto ecclesiastico, si estende a un ambito più ampio e riguardante la gestione delle risorse pubbliche. Infatti, prendendo atto della carenza di parroci e delle difficoltà organizzative della Diocesi nel gestire le numerose parrocchie, Pieropan solleva un parallelismo con le amministrazioni comunali. Le parrocchie, di fronte alla necessità di accorparsi per far fronte alla scarsità di sacerdoti, hanno dovuto trovare soluzioni che consentissero di ottimizzare le risorse e mantenere il servizio religioso nelle diverse località. Allo stesso modo, le amministrazioni comunali potrebbero seguire un principio simile, consorziandosi per ridurre i costi di gestione.
Le piccole realtà comunali, che spesso si trovano a fronteggiare oneri pesanti legati alla gestione delle risorse umane, degli immobili e delle strutture amministrative, potrebbero trarre grande vantaggio dalla collaborazione tra enti locali. In questo senso, le comunità montane, già create per coordinare le necessità amministrative tra i vari comuni, potrebbero fungere da modello per facilitare l’accorpamento dei comuni, unendo le forze per ottimizzare la gestione delle risorse e ridurre gli oneri. La creazione di consorzi tra comuni non solo consentirebbe di ridurre i costi legati alla gestione delle amministrazioni (come quelli per i sindaci, le giunte, il personale e gli immobili), ma permetterebbe anche di sviluppare servizi più efficienti e mirati, capaci di rispondere meglio alle esigenze della comunità. Un sistema di amministrazione condivisa e coordinata, infatti, garantirebbe una gestione più fluida e meno frammentata, con un impatto positivo anche sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini.
Questa proposta di accorpamento, che parte dal modello ecclesiastico, suggerisce dunque un modo per affrontare le difficoltà economiche e gestionali che molti comuni si trovano a vivere, soprattutto nelle aree montane, dove le risorse sono più limitate e le sfide quotidiane più complesse. Unendo le forze e razionalizzando la gestione delle risorse, sarebbe possibile ottenere notevoli risparmi, che potrebbero essere reinvestiti per migliorare i servizi e le infrastrutture a favore della collettività. Inoltre, questo approccio permetterebbe di ottimizzare anche l’uso degli immobili e delle strutture pubbliche, evitando sprechi e promuovendo una gestione più sostenibile delle risorse pubbliche.
In ultima analisi, l’idea di consorziarsi non si limita solo alla riduzione dei costi, ma potrebbe anche rappresentare un’opportunità per creare una rete di collaborazione tra comuni, capace di favorire una gestione più strategica e integrata dei territori. Pieropan suggerisce che questo modello potrebbe non solo abbattere i costi di gestione, ma anche stimolare la crescita e lo sviluppo locale, creando un sistema amministrativo più forte e resiliente, in grado di rispondere meglio alle sfide economiche e sociali del futuro. L’accorpamento delle parrocchie, infatti, potrebbe essere un esempio di come una gestione più integrata delle risorse possa portare a benefici tangibili per la collettività, anche in ambito amministrativo.