CRONACA - 09 febbraio 2025, 10:30

909 GIORNI DA INCUBO

Marco Sorbara Referente territoriale d'area Valle d'Aosta - referente Piemonte Mauro Esposito, Socio dell'associazione culturale ha scritto un toccante articolo per il giornale LA TAZZINA DELLA LEGALITA' che proprioniamo volenterieri ai nostri lettori

Marco Sorbara

Marco Sorbara

Immaginate una cella di quattro passi per due. Un rettangolo soffocante che diventa il mondo intero. Immaginate di trascorrervi 909 giorni, quasi tre anni, privati della libertà, del futuro e della dignità. Io non devo immaginarlo, perché l'ho vissuto. Ero innocente.

L'Italia, patria del diritto e della giustizia, si è trasformata per me in una prigione senza appello. Non mi è stato chiesto se ero colpevole o se c'era un dubbio legittimo. Il sistema ha deciso, e il peso di quella decisione ha schiacciato ogni mia speranza. Mi sono ritrovato a vivere il paradosso di un processo che, invece di garantire giustizia, mi ha spinto nel baratro di una sofferenza senza senso.

909 giorni non sono solo numeri. Sono 909 risvegli in una stanza che sa di umido, con il silenzio pesante di chi ha perso la fiducia nella società. Sono 909 cene consumate in un angolo buio, con il pensiero fisso ai miei cari, costretti a sopportare il peso del mio dolore. Ogni giorno è stato un grido soffocato, un'altra occasione persa per dimostrare la mia innocenza.

Eppure, la cella non era solo fisica. Era anche mentale. Un muro invalicabile di pregiudizi, una giustizia che non ascolta, che non osserva, che non ha pietà. Ogni porta chiusa, ogni sguardo indifferente era un altro mattone su quel muro.

Quando finalmente sono stato dichiarato innocente, non c'è stato sollievo. Perché non si esce davvero da una prigione del genere. Gli amici si allontanano, il mondo continua senza di te, e rimani prigioniero delle domande che non troveranno mai risposta: "Perché proprio a me? Come è stato possibile?".

Oggi racconto questa storia non per cercare compassione, ma per gridare al sistema che non possiamo più accettare queste ingiustizie. Chi paga per questi 909 giorni? Chi restituisce alla mia famiglia il tempo perso? E, soprattutto, chi impedirà che questo accada ancora?

La magistratura non è onnipotente. Non deve esserlo. Perché il suo potere, quando abusato, distrugge vite, cancella storie e spegne speranze. Io sono la prova vivente di cosa significhi essere schiacciati da un sistema che si dimentica dell'essere umano.

Non voglio vendetta, ma verità. E un impegno concreto perché questa malagiustizia non venga più tollerata. Perché ogni giorno passato dietro quelle sbarre pesa non solo su di me, ma sull'anima stessa di un Paese che si definisce civile.

Oggi, la mia storia è la mia voce.

Non mi sono fermato alla rabbia o alla disperazione, perché so che la mia esperienza può diventare uno stimolo per chi vive momenti difficili. Per questo, ho scelto di portare la mia testimonianza in scuole, oratori, università, convegni e in televisione. Racconto ciò che ho vissuto per aiutare i ragazzi a comprendere l'importanza del coraggio, della resistenza e della fede in se stessi.

Ovunque sia possibile, mi impegno a trasformare il dolore in speranza, perché la mia storia possa servire come un monito, ma anche come una luce. Dico ai giovani e a chiunque voglia ascoltare: non mollate mai, nemmeno quando tutto sembra perduto. Perché, anche dietro le sbarre più fitte, la forza di andare avanti è quella che ci rende liberi davvero.

Marco Sorbara - Socio dell'associazione culturale LA TAZZINA DELLA LEGALITÀ

red

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