Il Consiglio Valle, convocato oggi martedì 28 e domani mercoledì 29 gennaio 2025, si è aperto con la commemorazione del Giorno della Memoria, in occasione dell'80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche avvenuta il 27 gennaio 1945.
La ricorrenza è stata istituita in Italia dalla legge n. 211 del 20 luglio 2000 per "ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati".
Per il Presidente del Consiglio, Alberto Bertin, «ricordare le vittime della Shoah è un'occasione per riflettere sull'importanza di preservare i valori fondamentali della dignità umana, della libertà e del rispetto. La nostra epoca è profondamente segnata da conflitti, con tragedie umanitarie che si stanno consumando in molte parti del mondo: la nostra riflessione su quanto accaduto non è quindi solo un dovere verso il passato, ma uno strumento per prevenire l'odio e la discriminazione.»
Il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, ha aggiunto: «Più di sei milioni di ebrei sono stati rinchiusi nei lager dai nazisti e, oggi finalmente come riconosciuto dalla Premier Meloni, con la collaborazione del fascismo. Nel vortice sono finite anche persone accomunate dalla volontà di superare l'oppressione: sono pagine tristi che non si possono cancellare e fare memoria è un dovere per far capire cosa la mente malata possa mettere in atto. Ancora oggi le cronache che arrivano anche dal cuore dell'Europa ci riportano di guerre religiose, territoriali ed economiche, e a soccombere sono sempre i civili, i deboli, gli inermi.»
Il Capogruppo di Pour l'Autonomie, Aldo Di Marco, ha ricordato che «nei campi di prigionia e di sterminio nazisti furono rinchiusi ebrei, oppositori del regime, appartenenti a minoranze etniche e religiose e tutti coloro che il nazismo considerava diversi, rom, disabili, omosessuali… Vite umane spezzate o segnate a vita dalle crudeltà degli aguzzini. La memoria serve per ricordare uno degli episodi più bui del genere umano che con un'ideologia folle ha giustificato azioni aberranti: non si tratta solo del nazismo ma anche del fascismo italiano. Ora che i testimoni diretti ci stanno lasciando, tocca a tutti noi, più che mai, raccogliere l'eredità e rinnovare il ricordo. La memoria piena e condivisa è l'unico baluardo per arginare il negazionismo che purtroppo sta crescendo nel tempo in cui viviamo. È fondamentale ribadire il valore assoluto dei diritti umani, opponendoci alle troppe discriminazioni verso tutte le diversità. Crediamo che il 27 gennaio sia il momento per rinnovare l'impegno a combattere ogni forma di estremismo ideologico che ha come principio la prevaricazione dell'uomo sull'uomo.»
«Ho sempre il timore che questi momenti di commemorazione diventino uno sterile esercizio di memoria destinato a far parte della retorica, ma poi mi rispondo che ricordare ha un senso, soprattutto per i giovani che non hanno più testimonianze dirette - ha sostenuto la Vicecapogruppo di Progetto Civico Progressista, Chiara Minelli -. La Giornata della Memoria ha la sua ragion d'essere perché la memoria viene tramandata per costruire una collettività, per capire come il nostro Paese ha potuto essere istituzionalmente razzista. Lavorare sulla memoria per costruire una società migliore è un imperativo: passare idealmente il testimone alle giovani generazioni è un esercizio di memoria attiva di ciò che è stato affinché il presente e il futuro si liberino dall'odio e dalle prevaricazioni.»
Il Capogruppo di Rassemblement Valdôtain, Stefano Aggravi, ha ricordato «questi fatti e atti allucinanti» sottolineando che «è terribile e bisogna ricordare come la natura umana possa arrivare a perpetrare questi eventi terribili che, purtroppo, sono ripetibili nel tempo. Le azioni sono state portate avanti in forza di leggi, quindi anche alcuni stati di diritto possono giustificare la gratuita privazione della libertà e della vita. Il più grande male è quello dell'indifferenza e questa giornata deve essere un monito a rimanere lucidi e critici, mai impassibili.»
«La celebrazione di una memoria storica può avere diverse versioni, ma l'unica dignitosa è quella che serve al rafforzamento di una coscienza sociale - ha detto il Consigliere Luca Distort (Lega VdA) -. Noi vogliamo essere parte di quell'umanità che ricorda e che sa riconoscere la verità per intero: è questa la grande sfida, perché il male opera nella storia come un virus opera in un organismo o come un tumore si insedia in un tessuto organico sano. Stigmatizzare il soggetto che ha ospitato il male è comprensibile, ma non rivela la volontà di andare alla radice del problema: noi dobbiamo essere in grado di combattere alla radice il male, in ogni sua manifestazione. Si tratta di saper riconoscere quel mistero del male che la millenaria tradizione cristiana riconosce annidato nella storia.»
«La Giornata della Memoria rappresenta un momento di profonda riflessione e un invito a non dimenticare affinché simili errori non si ripetano - ha commentato il Consigliere Christian Ganis (FI) -. Ebrei rom, sinti, omossessuali, oppositori del regime sono stati, disumanizzati, trasformati in numeri da una dittatura folle. Bisogna riflettere sul ruolo delle Istituzioni che, in quel contesto, fallirono miseramente nel difendere i propri cittadini e per questo è necessario difendere sempre più i principi di democrazia e libertà. Ancora oggi assistiamo a conflitti che seminano morte e distruzione, a dimostrazioni di intolleranza e non dobbiamo dare spazio a ideologie estremiste e ai movimenti che fomentano l'odio. Abbiamo il compito di educare le nuove generazioni alla memoria sostenendo progetti educativi: una battaglia esistenziale che blocchi l'insorgere di rigurgiti antisemiti. A livello nazionale stiamo lavorando su questo punto: i valori democratici sono il fondamento della nostra azione.»
Per il Capogruppo dell'Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz, «la Giornata della Memoria non deve ricadere soltanto nel ricordo dei morti: dobbiamo ricordare i gesti individuali, ascoltare le storie personali perché ci fanno uscire dalla logica dei numeri e ci fanno entrare in una umanità che ci tocca profondamente. Questa Giornata ci deve servire a fermare i gesti di quei giovani che esaltano dei simboli di cui non conoscono nemmeno il significato: il fascismo e il nazismo fanno schifo e abbiamo il dovere di dirlo. Il 22 marzo si commemora la Jeune Vallée d'Aoste, di cui noi abbiamo l'eredità e che difendeva la nostra identità, la nostra lingua, il nostro particolarismo: valori negati sotto il fascismo.»
«La commémoration des atrocités de l'holocauste n'est pas seulement un acte de respect pour ceux qui ont souffert mais aussi une mise en garde contre l'indifférence et la haine qui l'ont rendu possible - a rappelé le Conseiller Corrado Jordan (UV) -. Dans le contexte actuel, marqué par la présence croissante des idéologies politiques, revient une signification encore plus profonde: oublier c'est ouvrir la porte à la répétition des erreurs du passé, surtout en cette période où l'antisémitisme, le racisme et le négationnisme trouvent des nouvelles formes d'expression, souvent amplifiées par les médias sociaux et des discours politiques de division, des mouvements de droite parfois explicitement nostalgiques gagnent du terrain dans plusieurs pays. La préservation de la mémoire est un acte de responsabilité collective pour reconnaître les signes d'intolérance et discrimination.»
Per il Consigliere Andrea Padovani (FP-PD), «il Giorno della Memoria ci invita a mantenere viva la consapevolezza storica, educando le nuove generazioni alla tolleranza e al rispetto reciproco. Le testimonianze dei sopravvissuti, le pietre d’inciampo nelle nostre città, i libri, i film e gli eventi commemorativi sono strumenti preziosi per coltivare una memoria collettiva che possa essere guida per il futuro. "Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo": che queste parole, incise in trenta lingue, sul monumento all'ingresso del campo di concentramento di Dachau ci spronino a costruire un mondo dove la dignità di ogni persona sia sempre rispettata. Ricordiamo, per scegliere ogni giorno la strada della pace e dell’umanità.»
La Capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha parlato dell'importanza «di non banalizzare questa Giornata con facili strumentalizzazioni ideologiche. La commemorazione non è uno sterile esercizio di memoria ma serve per sottolineare i valori di pace, uguaglianza e solidarietà che hanno unito persone diverse (comunisti, anarchici, monarchici…) nella lotta di Resistenza e nei campi di concentramento (ebrei, prigionieri politici, omosessuali…). Oggi ricordiamo anche i 33 morti del Col du Mont, operai mandati a morire. Ricordare i morti serve per ricordare i valori che hanno unito tutti gli oppositori nella lotta contro un folle nemico comune.»
Il Capogruppo di Stella Alpina, Carlo Marzi, ha dichiarato: «Il Giorno della Memoria si fonda su due caratteristiche essenziali. Da un lato, è un momento per ricordare in modo indelebile l’arrivo dei sovietici nel campo di Auschwitz e, con esso, l’Olocausto degli ebrei. Dall’altro, rappresenta un monito: ci insegna che basta una sola vita sottratta in nome di un’ideologia per affermare con forza "no, mai più". Questo giorno deve continuare a ricordarci che anche la perdita di una sola vita, se banalizzata, può innescare processi capaci di condurre agli orrori e agli abomini che abbiamo conosciuto.»
«L'antisemitismo non è morto ed è la ragione principale per cui è bene che se ne parli - ha commentato l'Assessore Luciano Caveri (UV) -. Mai avrei pensato nella mia vita di vedere i rigurgiti antisemiti nelle piazze italiane. So che è collegato in maniera stretta alle vicende drammatiche della Palestina ma è inaccettabile che qualunque discorso di critica legittima nei confronti di Israele si trasformi nel tentativo di far uscire questa bestia che è stato l'antisemitismo. Sappiamo che è un fuoco che cova sotto la cenere e sono convinto che la scelta della nostra Regione di inviare le scolaresche in visita al campo di sterminio di Auschwitz sia giusta. Quel campo di sterminio alle cui porte ci furono per alcuni mesi dei giovani valdostani come militari, compreso mio papà. Visitare quei luoghi tristi e terribili, regno dell'atrocità umana, è una lezione per tutti, una specie di indispensabile vaccino in favore della democrazia.»
Il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha concluso: «Una questione che cova ancora sotto la cenere e che potrà riattivarsi in qualsiasi momento se non prestiamo la dovuta attenzione. Il ruolo delle Istituzioni è quello di trasmettere alle nuove generazioni i percorsi che possono incontrare nella loro vita, facendo loro metabolizzare i concetti sull'atteggiamento che bisogna avere nei confronti del prossimo: sentimenti di accoglienza, di solidarietà che devono manifestarsi nel concreto del quotidiano. L'attenzione deve sempre essere alta, soprattutto nei cambiamenti che sembrano impercettibili, ma che poi si trasformano in qualcosa di irreversibile: quando ci si abitua ai comportamenti non corretti, si rischia di sottovalutarli. E questo può portare alle conseguenze che la storia ci ha messo di fronte.»