Vite in ascesa - 03 gennaio 2025, 08:00

LE SUBLIMI « VIE FERRATE » DEL PONT DU DIABLE

Testo e foto di Lodovico Marchisio - QUARTA PARTE Ultime 2 ferrate

Les Rois Mages -  Tratto strapiombante

Les Rois Mages - Tratto strapiombante

  1. Chemin de la Vierge: Se non si è ancora troppo stanchi, dalla ferrata precedente (n. 6: “Montée au Purgatoire”, descritta nel precedente numero), invece di uscire definitivamente sul sentiero di sinistra, si può, attraversando un’altra passerella sospesa, portarsi sul sentiero che conduce a ritroso all’inizio di questa penultima ferrata del settore, il “Chemin de la Vierge” (Cammino della Vergine).

Una volta traversata la passerella, da cui si vede bene la Cascade de Nant ed eventualmente, per chi sale sulla ferrata “Montée au Purgatoire”, si è obbligati a procedere in un unico senso di marcia, e cioè per il sentiero che fiancheggia in alto la via ferrata n. 6 e conduce, in circa 20 minuti, al pannello da cui inizia a ritroso il rientro (cioè di nuovo verso la Cascade de Nant e il parcheggio basso).

Questa traversa percorre tutta la parete rocciosa della sponda destra orografica o idrografica, che dir si voglia, dell’Arc, per intenderci sul fronte opposto, ma sulla stessa parete della prima ferrata. Una scala verticale posta su uno strapiombo, da compiersi in discesa, e diverse passerelle in legno caratterizzano questa ferrata.

Tratto durissimo  su - Chemin de la Vierge

Unica nota negativa: abbiamo trovato che le maniglie, in diversi punti, non sono evidenti e visibili dal lato in cui si percorre il traverso, e rendono più difficoltosa una traversata che, di per sé, è la meno difficile del gruppo, anche se è spostata dall'itinerario ad anello. Infatti, seppur essa compia un periplo tra Andata e Ritorno, è fuori dal percorso delle altre ferrate descritte in precedenza (2 h AR.). Difficoltà: AD.

  1. Les Rois Mages: Ultima ferrata in ordine di apertura (inaugurata il 5 luglio 2006), ma con diversi interventi recenti di messa a punto, appena dopo la pandemia, e che, sino ad ora (tolta la “tyrolienne”), è anche la più temeraria e difficile (TD). La si raggiunge dal Parcheggio Alto (Forte Vittorio Emanuele) quasi obbligatoriamente, compiendo prima la Ferrata n. 4 (Diablotins), lunga 450 m in totale traverso, poi scendendo con la traccia indicata verso la n. 5 (Descente aux Enfers).

NB. L’altra alternativa è transitare all’interno del castello e uscire dalla “feritoia” dove esce la ferrata n. 2 (La Montée au Ciel), voltando a destra per andare a prendere la traccia indicata verso la n. 5 (vedi sotto), tratto escursionistico (0,45 h). Raggiunto, in uno dei due modi, il tratto di discesa (vedi n. 5), non si deve prendere la deviazione a sinistra (verso l’arrivo) per la ferrata n. 6 (Montée au Purgatoire), ma deviare a destra, facendo ben attenzione al cartello che segnala questa ferrata.

Le difficoltà sostenute si comprendono già al suo inizio. Passaggio di forza per andare a prendere la prima delle tre passerelle con un vuoto adrenalinico (“gaz”, dicono i nostri cugini francesi). La prima passerella ha dei tiranti attorno, che sminuiscono un po’ l’effetto del vuoto, e ha due cavi superiori: uno per tenersi, l’altro per far scorrere la corda, e uno per i piedi (pont de singe).

Lunghezza del cavo: 25 m. Dopo la prima passerella inizia il tratto più duro dell’intera ferrata: traverso di braccia, tutti protesi verso lo strapiombo della sponda sinistra idrografica del canyon dove scorre l’Arc, con infissi per i piedi ridotti all’essenziale (da sballo). Dopo alcune manovre “spacca-braccia”, si arriva a strapiombo su un pulpito veramente aereo da cui si diparte la seconda passerella, ridotta all’essenziale: un cavo per le mani e per “autoassicurarsi”, e un cavo per i piedi.

Ovviamente si è protesi paurosamente verso lo strapiombo e si balla in maniera angosciosa man mano che si tenta di procedere sul cavo. Non molti lo superano! Lunghezza: 20 m. Chi non se la sente (anche se è vietato andare a ritroso su certe ferrate, come questa, a senso obbligato), è meglio che faccia un’indecorosa ritirata piuttosto che farsi venire a tirare su da un elicottero di soccorso con tanto di verricello!

Sul terzo ponte des Rois Mages

Meglio tendere al massimo un moschettone in più, tipo “tyrolienne”, che rimanere appesi. Finita questa passerella e riprese le forze, tutto diventa più accettabile, come se gli ideatori di questo percorso, presi da qualche rimorso per aver un po’ ecceduto nelle difficoltà, volessero redimersi e premiare chi è arrivato fin qui. Un mancorrente in più, infatti, si alterna all’ultimo tratto strapiombante che conduce alla terza e ultima passerella, lunga ben 89 m, ma con gradini di legno a sostegno dei piedi (classico ponte tibetano).

Subito dopo la passerella, il percorso ha termine (1 h/1,30 senza intralci), al quale orario va aggiunto il tempo dell’avvicinamento sopra descritto. Da qui vi sono diverse possibilità: o scendere a piedi all’ameno paesino di Avrieux (45 min) e farvi venire a prendere da chi non se l’è sentita di seguirvi (e saranno più d’uno), o salire al Forte Vittorio Emanuele con rientro dall’interno del forte (digressione descritta nell’itinerario di andata).

Si può, come valida alternativa, rientrare per la ferrata des “Angelots” (Angioletti), così vi ricordate che ci sono anche ferrate adatte ai bambini e vi rilassate del tutto, anche perché la ferrata dell’andata dei “Diablotins” (Diavoletti) non può essere percorsa in senso inverso.

ascova

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