Nell'ulima adunanza del 2024, il Consiglio Valle ha approvato una proposta di atto amministrativo che riguarda la razionalizzazione periodica delle partecipazioni pubbliche al 31 dicembre 2023, con il favore della maggioranza (19 voti favorevoli) e l’opposizione di due gruppi, il PCP e la Lega VdA. Questo atto, pur riconoscendo l’attuale struttura e il valore delle partecipazioni regionali, non ha introdotto interventi incisivi di razionalizzazione, limitandosi a una fotografia della situazione.
Il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha evidenziato che il provvedimento non prevede interventi di razionalizzazione su Cva, una delle partecipate più rilevanti, a causa del suo status di società quotata e dei percorsi di sviluppo che sta attraversando. CVA, con le sue 154 società, è ormai una realtà complessa e in continua espansione, un "gioiello di famiglia" che non può essere messo in discussione, come sottolineato anche dal Capogruppo dell’Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz. La sua preoccupazione riguarda la mancanza di un’adeguata razionalizzazione e la necessità di sviluppare un sistema più trasparente di informazione e controllo.
A margine di queste considerazioni, emerge un punto fondamentale: la questione della trasparenza e del controllo. Mentre CVA continua a crescere e a diversificare il suo portafoglio, con l’acquisizione di nuove partecipazioni, è evidente che la Regione dovrà adottare un sistema più efficace per garantire un flusso informativo costante e documentato. Stefano Aggravi, Capogruppo di Rassemblement Valdôtain, ha sollecitato una maggiore chiarezza sulla struttura interna del gruppo CVA, suggerendo che sarebbe stato utile distinguere meglio i vari livelli di partecipazione e responsabilità. Questo suggerimento evidenzia la necessità di una maggiore gestione organizzativa e di una supervisione che risponda alle aspettative di trasparenza da parte dell’azionista pubblico.
Nonostante le preoccupazioni sollevate, Testolin ha ribadito che la politica non deve interferire nella gestione aziendale, che spetta ai CdA delle società. La sua posizione è chiara: la politica di indirizzo spetta agli organi amministrativi delle società, mentre il Consiglio regionale deve limitarsi a garantire adeguati flussi informativi.
Tuttavia, il dibattito solleva interrogativi cruciali sul futuro di CVA e sulle sue potenzialità. La Valle d'Aosta, che da sempre ha visto in CVA una risorsa fondamentale per la sua economia e il suo benessere, si trova ora a dover fare i conti con una realtà aziendale in rapida evoluzione. Mentre la Società cresce, la Regione potrebbe dover rivedere le proprie strategie di governance per evitare il rischio di una disconnessione tra la dimensione locale e quella aziendale, che potrebbe pregiudicare la trasparenza e l’efficacia del controllo pubblico.
Le preoccupazioni per una crescente opacità e la difficoltà di gestire una galassia di società partecipate in continua espansione sono del tutto legittime. Il modello attuale, che lascia una buona parte della gestione nelle mani di CVA, potrebbe infatti non essere sufficiente a garantire l’efficacia di un controllo pubblico che tuteli gli interessi della comunità valdostana. Inoltre, come sottolineato dalla Consigliera Chiara Minelli (PCP), la proliferazione delle partecipazioni indirette potrebbe nascondere rischi, soprattutto considerando il numero esorbitante di società che hanno un fatturato basso e una struttura di dipendenti e amministratori non equilibrata. La mancanza di misure razionali e di una vera e propria revisione interna può essere vista come una forma di disimpegno da parte della politica.
In questa ottica, sarebbe opportuno che la Regione adottasse un approccio più incisivo, monitorando e indirizzando la crescita di CVA, senza cedere alla tentazione di un intervento politico diretto ma assicurando che la governance sia sempre allineata con gli interessi pubblici e con i principi di buona amministrazione. CVA, come sottolineato da Marguerettaz, rappresenta un asset strategico per la Valle d'Aosta e merita attenzione non solo per il suo potenziale economico, ma anche per il suo ruolo nel mantenere il bilancio regionale solido.
Il futuro di CVA appare cruciale. La Società, pur essendo un esempio di buona gestione imprenditoriale, necessita di un quadro normativo e di controllo che ne garantisca la sostenibilità e la trasparenza. La Regione deve riflettere attentamente su come rafforzare i suoi strumenti di monitoraggio senza compromettere l’autonomia gestionale della società, per evitare che il “gioiello di famiglia” si trasformi in un asset difficile da governare.