Federico Maquignaz, presidente della Cervino SpA, ha annunciato la volontà di "tirare dritto" per portare avanti l'opera, nonostante le numerose perplessità e le critiche che si sono levate nel corso degli anni. Tuttavia, come ricordato da diverse forze politiche locali, la decisione finale su questo impianto spetta ai rappresentanti dei cittadini valdostani, anche in considerazione degli ingenti fondi pubblici, circa 200 milioni di euro, che si chiede ai contribuenti di investire in un progetto tanto ambizioso quanto controverso.
"Abbiamo sempre sostenuto che la realizzazione della nuova funivia di Cime Bianche non può essere una scelta unilaterale," afferma con fermezza Valle d'Aosta Aperta, il movimento politico che ha sollevato più volte il tema della necessità di un ampio dibattito democratico su questo progetto. La consigliera Erika Guichardaz, che ha ripetutamente messo in evidenza le problematiche legate all'assenza di alternative progettuali, ribadisce che il progetto presentato manca delle previsioni fondamentali di un documento di fattibilità (DOCFAP), elemento indispensabile per ogni opera di grande portata.
In un contesto così delicato, la mancanza di un'analisi giuridica e di alternative progettuali ha destato più di qualche preoccupazione tra gli amministratori locali e i cittadini. "Quando il DOCFAP sarà terminato, dovrà essere condiviso e discusso in Consiglio regionale," sottolinea Valle d'Aosta Aperta. La trasparenza e il coinvolgimento del Consiglio regionale sono essenziali, ma soprattutto è necessaria una valutazione completa degli impatti economici, ambientali e sociali che un impianto simile potrebbe avere sulla nostra regione. "Non possiamo accettare che si prosegua con fughe in avanti che sembrano ignorare i vincoli normativi e la necessità di un processo democratico," aggiungono gli esponenti del movimento.
La preoccupazione che un progetto di tale rilevanza venga imposto senza un confronto adeguato con la comunità e senza una valutazione approfondita delle normative vigenti è forte. Come già accaduto in passato con iniziative che hanno fatto discutere, come quella della Coppa del Mondo, alcuni temono che la volontà di portare avanti il progetto possa prevalere sulla necessità di confrontarsi con le leggi e con le realtà locali. "Le scappatoie o le deroghe alle normative non sono la strada giusta," avvertono, "e se dovessimo riscontrarle, non esiteremo a intraprendere un’azione immediata per chiedere l'applicazione corretta delle leggi."
Il movimento Valle d'Aosta Aperta ha sempre posto al centro della propria azione politica la mobilitazione culturale e il coinvolgimento diretto della popolazione nelle scelte che riguardano il futuro della regione. Non si tratta solo di un'opera infrastrutturale, ma di un progetto che tocca profondamente l'identità e la sostenibilità del territorio valdostano. "La nostra regione ha bisogno di soluzioni sostenibili e rispettose del suo patrimonio, non di progetti che rischiano di snaturarlo," conclude la consigliera Guichardaz, ribadendo l'impegno a garantire che ogni decisione venga presa nel rispetto delle leggi e degli interessi collettivi.
In questo scenario, la parola finale spetta alla politica regionale, che dovrà decidere come procedere con il progetto, tenendo conto delle istanze di chi ritiene che la costruzione della funivia di Cime Bianche non sia la soluzione migliore per la Valle d'Aosta. Se la proposta dovesse andare avanti senza il dovuto dibattito, è probabile che le forze politiche e i cittadini che si oppongono all'opera intensifichino la loro mobilitazione per chiedere trasparenza e il rispetto delle normative.