Secondo Cartabellotta, sebbene siano stati annunciati investimenti record per il settore, la realtà è ben diversa e la situazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è ormai insostenibile.
Da tempo, la sanità è rimasta ai margini dell'agenda politica, e l'attuale governo non fa eccezione. Il nostro sistema sanitario, già sotto pressione a causa delle carenze di personale, delle liste d'attesa interminabili e dei pronto soccorso congestionati, rischia di collassare. Cartabellotta sottolinea che, mentre il governo continua a vantarsi di aumenti nei finanziamenti, la spesa sanitaria come percentuale del PIL è in costante riduzione. Dal 2012, il finanziamento pubblico alla sanità è passato dal 6,8% al 6% nel 2025, e secondo le proiezioni, raggiungerà il minimo storico del 5,7% entro il 2029. Questo significa che, nonostante gli annunci di investimenti, il sistema sanitario italiano sta ricevendo sempre meno risorse rispetto alla ricchezza prodotta dal paese.
Il presidente di Gimbe, intervistato da Fanpage, non risparmia critiche nemmeno alla gestione della sanità nel Sud Italia, che risente da anni di una frattura strutturale, accentuata dai tagli alla spesa. L’effetto di questa disuguaglianza è un peggioramento delle condizioni sanitarie nelle regioni meridionali, dove la mobilità sanitaria ha costretto molti cittadini a migrare al Nord per curarsi. Cartabellotta rileva come il Piano di rientro abbia contribuito a migliorare i conti delle Regioni, ma senza riuscire a riorganizzare il sistema, riducendo di fatto la qualità dell'assistenza.
Anche rispetto alle proposte delle opposizioni, che invocano un aumento della spesa sanitaria al 7%, Cartabellotta si mostra scettico. La crescita del PIL prevista dal governo non è sufficiente a sostenere questo obiettivo. Il finanziamento della sanità deve essere pianificato con un orizzonte a medio e lungo termine, non limitandosi alla legge di bilancio annuale. Inoltre, per non sprecare risorse, è necessario accompagnare gli investimenti con riforme strutturali che modernizzino i modelli organizzativi, oggi obsoleti.
Un altro nodo cruciale per il presidente di Gimbe è la gestione delle liste d'attesa. Pur riconoscendo l'importanza dei decreti varati dal governo per affrontare questo problema, Cartabellotta avverte che le misure finora adottate non affrontano le cause profonde. Le liste d'attesa sono solo un sintomo di un sistema sotto stress, caratterizzato dalla scarsità di personale e da una domanda di prestazioni superiori all'offerta. Senza interventi adeguati sul "governo della domanda", ossia sulla corretta informazione ai cittadini riguardo le prestazioni realmente necessarie, il rischio è che l'offerta aumentata non faccia che alimentare un circolo vizioso di consumismo sanitario.
Infine, Cartabellotta individua tre priorità urgenti per il rilancio del SSN. La prima è il personale: la sanità pubblica non può fare a meno di un adeguato numero di medici e infermieri, e i pochi che ci sono vanno motivati e trattenuti, evitando che fuggano verso il privato o l'estero. La seconda priorità è una revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che oggi sono troppo ampi rispetto alle risorse disponibili. Infine, Cartabellotta invoca una visione chiara per il futuro della sanità pubblica, chiedendo che la politica definisca una strategia a lungo termine per garantire un sistema sanitario equo ed efficiente.
In sintesi, l'intervento di Cartabellotta è un duro atto di accusa nei confronti del governo Meloni e dei governi precedenti, che hanno trascurato la sanità pubblica, compromettendo la sua capacità di garantire assistenza a tutti i cittadini. La manovra economica, anziché rispondere alle necessità urgenti del sistema sanitario, sembra solo un palliativo, incapace di fermare il declino della sanità pubblica italiana.