Il bene comune - 04 dicembre 2024, 09:57

Salviamo La Fattoria: Una Storia di Speranza e Lotta per la Vita

ACCORATO APPELLO AL QUALE SI DEVE RISPONDERE “PRESENTE” PER SENSO DI RESPONSABILITÀ SOCIALE E UMANITARIA

Salviamo La Fattoria: Una Storia di Speranza e Lotta per la Vita

Ciao a tutti, Siamo la Petite Ferme du Bonheur,una fattoria sociale e didattica sita nella Valle del Gran San Bernardo, in Valle d'Aosta... Inizia così un accorato appello diffuso sui social. Un appello che si deve raccogliere e dare concretezza.

In un angolo appartato della Valle del Gran San Bernardo, in Valle d'Aosta, c'è un luogo che da otto anni è simbolo di speranza, riscatto e coraggio: la Petite Ferme du Bonheur, una fattoria sociale che accoglie persone con disabilità e animali destinati al macello o provenienti da situazioni di abbandono e maltrattamento. Fondata nel 2016, la fattoria è diventata un punto di riferimento per l'inclusione sociale e il benessere animale, ma ora rischia di chiudere per mancanza di fondi.

La storia di questa realtà nasce dal sogno di un gruppo di persone che ha deciso di unire le forze per creare qualcosa di speciale, dove il lavoro, l'amore per gli animali e la solidarietà potessero andare di pari passo. In questi anni, la fattoria ha visto crescere un progetto che coinvolge giovani con disabilità, che sono stati assunti e formati per occuparsi della cura degli orti, della gestione degli animali e della trasformazione dei prodotti agricoli. Questi ragazzi, che altrimenti avrebbero rischiato di rimanere ai margini della società, sono riusciti a trovare nella fattoria non solo un posto di lavoro, ma anche un ambiente dove sentirsi valorizzati e parte di una comunità.

Ma la Petite Ferme du Bonheur è anche un rifugio per gli animali. Ogni anno, la fattoria salva decine di creature che altrimenti avrebbero avuto un destino tragico: capre, mucche, pecore, galline, maialini vietnamiti, asini e ponies. Molti di questi animali arrivano da situazioni terribili, spesso segnati da traumi fisici e psicologici causati dal maltrattamento o dall'abbandono. La fattoria è diventata, per loro, una seconda opportunità, un posto dove possono vivere liberi da sofferenza.

Tuttavia, nonostante il successo del progetto, la realtà economica è ben lontana dall'essere rosea. La gestione della fattoria, la cura degli animali e il supporto ai ragazzi richiedono risorse ingenti, ma negli otto anni di attività, la Petite Ferme du Bonheur non ha ricevuto alcun contributo da parte delle istituzioni. L'autosufficienza è diventata sempre più difficile da mantenere. Le spese sono troppo alte per essere sostenute solo grazie alle donazioni private e alle modeste entrate derivanti dalla vendita dei prodotti agricoli e dalle attività didattiche.

La difficoltà è aumentata negli ultimi mesi, quando la fattoria ha dovuto affrontare una serie di imprevisti economici, tra cui l'aumento delle spese di gestione e il deterioramento delle strutture. Nonostante gli sforzi enormi per far fronte a queste difficoltà, la realtà è che la fattoria si trova ora a un passo dal chiudere. I fondatori, dopo aver combattuto per otto anni contro venti contrari, sono giunti a un punto di stallo. Hanno messo tutto il loro impegno, ma da soli non riescono più a continuare.

“Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è l'inizio di una nuova realtà”, recita una delle citazioni più care alla Petite Ferme du Bonheur. Questo è il messaggio che i fondatori vogliono condividere, lanciando un appello disperato a tutti coloro che credono nei valori della solidarietà, dell'inclusione e della cura per gli animali. Non vogliono arrendersi, non vogliono dire ai ragazzi che lavorano con loro, ai ragazzi che hanno trovato nella fattoria una famiglia, che "il sogno è finito". Non vogliono vedere gli animali che hanno accolto essere abbandonati o riportati in luoghi dove la sofferenza li attende.

La comunità locale, che nel corso degli anni ha visto crescere la fattoria e l'ha sostenuta nei momenti difficili, ora è chiamata a fare un passo in più. L'aiuto che viene richiesto non è solo finanziario, ma anche un segno di solidarietà, un gesto di responsabilità collettiva. La chiusura della fattoria non rappresenterebbe solo la fine di un sogno, ma anche la perdita di un'opportunità unica per molti ragazzi, che rischiano di tornare nell’isolamento, e per gli animali, che tornerebbero a una vita di sofferenza.

La storia della Petite Ferme du Bonheur è una storia di lotta e speranza, ma anche una storia di sfida. Una sfida contro le difficoltà economiche, contro l'indifferenza, contro un sistema che a volte non riconosce il valore delle piccole realtà che cercano di fare la differenza. Ma è anche una storia che ha bisogno di un lieto fine, di un intervento che permetta a questo sogno di continuare a vivere, di offrire opportunità a chi ne ha più bisogno, di essere un faro di speranza per gli animali e le persone che si sono rivolti a questa fattoria per una seconda chance.

Il destino della Petite Ferme du Bonheur è ancora in bilico, ma una cosa è certa: senza l'aiuto di chi crede in un mondo migliore, senza il sostegno di chi capisce l'importanza di progetti come questo, il sogno rischia di finire.

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pi.mi./br.al.

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