La notizia che un ente di beneficenza svizzero, la Fondazione Haberling, abbia fornito 500 pasti secchi per i pazienti in attesa al Pronto Soccorso dell’ospedale Parini di Aosta, è senza dubbio un gesto di solidarietà che merita il giusto apprezzamento. Si tratta di un’iniziativa che, in un contesto di crisi sanitaria, offre supporto concreto e immediato a chi si trova in condizioni di disagio, in attesa di ulteriori accertamenti o consulenze mediche. Il pacco, che comprende acqua, tonno, crackers, succo di frutta e altri generi di prima necessità, rappresenta un piccolo sollievo per i pazienti e i loro familiari durante un’esperienza stressante e dolorosa.
Tuttavia, la reazione di alcuni esponenti politici valdostani, in particolare di Valle d'Aosta Aperta, ha sollevato un dibattito che va oltre il valore di un gesto di beneficenza. “Troviamo assurdo che, nonostante l’avanzo di amministrazione dell’Azienda USL e le grandi risorse impegnate, la sanità valdostana debba far ricorso alla beneficenza per la somministrazione di cibo in ospedale”, scrivono i rappresentanti del movimento, sollevando un punto che potrebbe sembrare ragionevole se isolato dal contesto. La sanità dovrebbe, infatti, essere in grado di garantire i servizi essenziali senza fare affidamento su iniziative private. Ma la domanda è: è davvero questo il tema da sollevare in una situazione di emergenza?
Criticare l’uso della beneficenza per risolvere una carenza logistica o organizzativa rischia di sviare l’attenzione da quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale: l’aiuto ai pazienti. Le risorse economiche destinate alla sanità valdostana, infatti, non sono illimitate, e sebbene possano esserci avanzo di amministrazione e fondi da reinvestire, la gestione delle risorse sanitarie non è un esercizio semplice. Il problema non sta tanto nel gesto di beneficenza, ma piuttosto nella necessità di trovare soluzioni strutturali che possano affrontare il fabbisogno di pasti per i pazienti in modo adeguato e stabile.
Le parole della Consigliera regionale Erika Guichardaz, che ha sollevato il tema della somministrazione di pasti ai pazienti al Pronto Soccorso, richiamano l’attenzione su un punto cruciale: l’insufficienza dei servizi per chi è in attesa di essere visitato o ricoverato. Ma, come sottolineato nel comunicato di Valle d'Aosta Aperta, questo non è un problema che si risolve facendo ricorso alla beneficenza, bensì con una gestione efficiente delle risorse pubbliche. Non è accettabile che una Regione come la Valle d’Aosta, con una sanità che vanta avanzo di amministrazione, ricorra a iniziative esterne per rispondere a esigenze primarie come l’alimentazione dei pazienti in attesa di assistenza medica.
L’invito di Valle d'Aosta Aperta è chiaro: “L'Azienda potrebbe prevedere un appalto per fornire pasti caldi adeguati alle esigenze cliniche dei pazienti”. Questo è, in effetti, un suggerimento valido, che sottolinea la necessità di un miglioramento nella logistica sanitaria. Ma una volta che si è presa posizione su questo punto, diventa difficile non rilevare che, in un momento di crisi, fare affidamento sulla beneficenza per colmare le lacune sembra meno una soluzione e più una bandiera politica per sollevare polemiche.
Nonostante la critica possa sembrare legittima, c'è un aspetto fondamentale da considerare: l’iniziativa della Fondazione Haberling non va letta come un’ammissione di fallimento della sanità regionale, ma come un gesto di supporto che arriva da una realtà esterna in un momento di bisogno. In un contesto in cui i tempi di attesa possono essere estenuanti e in cui le risorse sono limitate, ogni aiuto diventa prezioso. Invece di focalizzarsi sulla critica, sarebbe più costruttivo chiedersi come rafforzare la capacità del sistema sanitario di rispondere ai bisogni dei cittadini in modo più tempestivo ed efficiente.
Infine, le considerazioni politiche sollevate riguardo alla gestione dei tempi di attesa e alla necessità di ridurre l'afflusso al Pronto Soccorso sono sicuramente rilevanti, ma non dovrebbero oscurare il vero significato di un gesto che, pur se non perfetto, dimostra la solidarietà e l'impegno di chi si preoccupa per il benessere degli altri. La beneficenza non è un'opportunità per fare polemiche politiche di bassa lega, ma un atto di generosità che merita di essere apprezzato e, soprattutto, non strumentalizzato.
Siamo in un momento in cui la sanità ha bisogno di soluzioni concrete, non di battaglie politiche che rischiano di sviare l’attenzione dai veri problemi da affrontare.