Il nostro Paese sta attraversando una fase delicatissima, segnata da tensioni sociali e politiche che non possiamo più ignorare. In questo contesto, lo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil si inserisce come una manifestazione di una protesta che non è più solo sindacale, ma sociale, contro una politica che sembra sempre più distante dalle reali necessità della gente comune.
In particolare, le scelte del governo Meloni e Salvini, che purtroppo continuano a dominare la scena politica italiana, sono destinate a lasciare cicatrici indelebili sulla nostra società. La politica del governo si sta caratterizzando per una spinta autoritaria e per decisioni che vanno contro le classi più deboli e le istanze di chi, ogni giorno, fatica a tirare avanti.
Le dichiarazioni di esponenti come Matteo Salvini, che non perde occasione per fare affermazioni populiste e spesso demagogiche, sono ormai parte integrante di un copione che ha fatto della retorica del nemico e della divisione il proprio perno. Recentemente, Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, ha definito Salvini un "paraculino", e non possiamo fare a meno di notare che, in effetti, il Ministro dell’Interno è da tempo l'uomo delle precettazioni, dei condoni agli evasori e di una politica che sembra più interessata a mantenere il consenso a qualunque costo, piuttosto che risolvere i problemi reali dei cittadini.
È difficile non notare come la politica di Salvini stia contribuendo all'accentuazione della disuguaglianza sociale, mentre si fa beffe delle esigenze di chi lavora e vive in condizioni precarie.
D’altra parte, Giorgia Meloni, pur avendo assunto un ruolo di leadership, ha scelto una linea politica che troppo spesso appare ricalcata su modelli di destra conservatrice che non tengono conto delle dinamiche sociali di un Paese che ha bisogno di coesione e non di divisioni.
Il governo, pur avendo ereditato un contesto economico difficile, sembra non avere la capacità di gestire le difficoltà con un approccio equo e lungimirante. Al contrario, si continua a favorire le politiche neoliberiste e a supportare i privilegi delle élite, mentre si lasciano indietro i più vulnerabili, alimentando il malcontento e le disuguaglianze.
Il recente sciopero delle due sigle sindacali principali non è solo una protesta contro la mancanza di risposte da parte del governo, ma anche una richiesta di dignità per il lavoro e per la giustizia sociale. Un grido di allarme che ci ricorda quanto sia fondamentale un'inversione di rotta nelle politiche economiche e sociali del nostro Paese. La partecipazione massiccia dei lavoratori e dei cittadini a questo sciopero dimostra quanto ci sia bisogno di una riforma vera, non basata su promesse vuote, ma su azioni concrete a favore di chi fatica per arrivare alla fine del mese.
Contro questo panorama, non possiamo non esprimere la nostra ferma condanna verso la violenza degli antagonisti. La protesta deve essere sempre espressione di un dissenso civile, mai di scontri che alimentano solo caos e divisione. La violenza non può mai essere la risposta, sia che provenga da chi protesta contro il governo, sia che provenga da chi, al potere, non sa ascoltare e preferisce la repressione alla dialettica democratica.
È ora che il governo prenda atto della realtà che vive il Paese e smetta di fare finta di niente. Salvini, in particolare, con il suo continuo gioco di facciata, deve essere chiamato a rispondere delle sue scelte politiche. Il Paese ha bisogno di risposte reali, non di slogan vuoti e manovre che servono solo a mantenere un consenso effimero. Se la politica non cambia direzione, rischiamo di trovarci davanti a una crisi sociale senza precedenti.
La strada da percorrere non è quella della divisione, ma quella della solidarietà e dell’impegno comune per costruire un’Italia più giusta per tutti.
Les valdôtains doivent méditer sur le comportement du gouvernement central.