Dei 20 piani approvati, cinque di essi (tra cui quello italiano) sono di sette anni, anziché di quattro perché l’Italia ha chiesto una proroga.
Sin qui tutto bene anche perché innegabilmente il prestigio dell’Italia in Europa è ormai acquisito per merito del Governo.
Tuttavia quel tempo in più per pagare viene al momento negato ai cittadini in difficoltà che si aspettavano la riapertura dei termini per le rateizzazioni ordinarie con il Fisco e la rottamazione delle cartelle.
Cosa è successo dunque? Per ragioni di cassa è stato scatenato il fisco, che è emerso dal mare come un Kraken, contro i decaduti dai ratei e sono arrivati centinaia di migliaia di pignoramenti tra settembre e novembre inceppando il sistema bancario ed in alcuni casi mettendo in crisi le famiglie ed imprese. In alcuni casi si è arrivato al paradosso di pignoramenti per decaduti da ratei ordinari nell’imminenza di scadenza di rottamazioni per le quali il contribuente era in regola. Il risultato è stato che il fisco ha contribuito a far decadere centinaia di migliaia di soggetti in regola.
Tutto ciò deriva da un norma approvata da Draghi prima che lasciasse l’incarico di governo. Tale norma prevede che i decaduti dai ratei ordinari, a partire dal luglio 2022, non possono più rientrare in pista se non pagano tutto e subito (ma se sono decaduti appare evidente che non possono farlo e come direbbe Checco Zalone … sono del mestiere questi?).
Sembra il classico caso del fattore che uccide la gallina dalle uova d’ora perché questo siamo per lo Stato … dei polli da spennare e ciò in spregio alla reale ed effettiva capacità contributiva ex art. 53 Costituzione.
In conclusione è dovere dello Stato riportare l’azione del fisco ad un approccio selettivo nei confronti dei veri evasori senza usare due pesi e due misure contro i “piccoli”: vessare le piccole imprese e le partite iva – e le loro famiglie – e, nel contempo, concedere alle partecipate pubbliche, come Enel ed Eni, di avere sede in Olanda senza pagare le tasse in Italia.