Valle d’Aosta, l’iniziativa del Mercoledì Rosso, promossa dall’organizzazione internazionale Aid to the Church in Need per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle persecuzioni e le discriminazioni contro i cristiani, è stata completamente ignorata. Sebbene l'iniziativa abbia visto un grande successo in tutta Italia e nel resto del mondo, con edifici e luoghi simbolici illuminati di rosso per ricordare la sofferenza di milioni di cristiani, la regione valdostana non ha partecipato in alcun modo a questo importante momento di riflessione.
Nel resto d’Italia, diverse città e paesi hanno aderito con entusiasmo all’appello di ACN, illuminando luoghi di culto, edifici storici e anche municipi. Tra gli esempi più significativi, la cupola della chiesa di San Gaudenzio a Novara, la facciata del Duomo di Rimini e la navata interna della chiesa della SS. Resurrezione a Brindisi, tutte simbolicamente tinti di rosso, per richiamare l’attenzione sulla crescente persecuzione dei cristiani nel mondo. L'iniziativa, che si è svolta in oltre venti paesi, ha coinvolto anche altre nazioni europee, come la Francia, la Germania e la Spagna, con eventi simbolici e mostre sulla persecuzione religiosa.
Ma in Valle d’Aosta, nonostante il richiamo internazionale, nessun edificio ha aderito all’illuminazione simbolica, né sono stati organizzati eventi pubblici di alcun tipo. L’indifferenza della regione, che ha visto il resto d’Italia e molti paesi europei rispondere prontamente a questa chiamata, evidenzia come il tema delle persecuzioni religiose non abbia trovato un riscontro adeguato nella realtà locale valdostana.
Questo silenzio della Valle d’Aosta si inserisce in un contesto più ampio, dove le violazioni della libertà religiosa e le persecuzioni contro i cristiani vengono troppo spesso ignorate dai media e dalle istituzioni. Mentre i riflettori sono puntati su conflitti geopolitici, come quelli in Ucraina e in Terra Santa, le sofferenze dei cristiani in altre parti del mondo non ricevono l'attenzione che meritano.
In contrasto con la Valle d'Aosta, molte altre città italiane, come Milano e Palermo, hanno illuminato edifici storici di rosso, così come la Repubblica Ceca e l’Ambasciata italiana presso la Santa Sede hanno formalmente aderito all’iniziativa. Un segnale forte, che testimonia l’impegno per la difesa della libertà religiosa, tanto più urgente in un momento storico in cui, come evidenziato nel rapporto "Perseguitati più che mai" di Aid to the Church in Need, i cristiani continuano a subire discriminazioni, violenze e addirittura la morte in molte zone del mondo.
Anche a livello internazionale, il Mercoledì Rosso ha visto il coinvolgimento di numerosi paesi, tra cui il Regno Unito, con eventi speciali a Londra e Edimburgo, e l’Irlanda, dove ben 24 cattedrali sono state illuminate di rosso. La spinta simbolica e di sensibilizzazione ha attraversato anche l’Europa dell'Est, con la partecipazione delle chiese e delle istituzioni in Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Francia, dove la Notte dei Testimoni ha richiamato testimonianze dirette delle sofferenze vissute dai cristiani perseguitati.
Nel mentre, in Valle d’Aosta, nulla. L’assenza di eventi e manifestazioni locali ha sollevato interrogativi sulla percezione della problematica in una regione che sembra non voler cogliere l’opportunità di far sentire la propria voce in un’iniziativa di rilevanza mondiale. Se da un lato si può notare la crescente attenzione internazionale verso la libertà religiosa e i diritti dei cristiani, dall’altro emerge chiaramente come la sensibilizzazione non sempre riesca a oltrepassare i confini delle singole comunità regionali, in particolar modo quelle più periferiche.
In un mondo sempre più interconnesso e attento alle problematiche globali, è paradossale che la Valle d’Aosta non abbia scelto di aderire ad un’iniziativa che avrebbe offerto l’occasione di solidarizzare con chi, in molte parti del mondo, vive quotidianamente sotto la minaccia della persecuzione per la propria fede.