Chez Nous - 05 settembre 2024, 08:00

La Vallée d'Aoste à la fenêtre

Le 'vocine', quelle che arrivano dalle sagre, dalle "crotte", dai pranzi strategici fuori regione. Perché ovviamente, il vero potere si muove tra un bicchiere di vino e una fetta di salame. Ah, la politica del territorio!

La Vallée d'Aoste à la fenêtre

Ah, la politica valdostana! Un meraviglioso balletto di confusione dove tutti sembrano aver studiato alla scuola di Houdini: un attimo prima ti fanno credere di avere tutto sotto controllo, e il momento dopo puff... la magia del caos si compie.

La confusione, si sa, è sempre una scelta strategica. Non è che i nostri politici siano incapaci, eh! No, no. È solo che è molto più divertente guardare tutti che corrono in cerchio, con tanto di mani nei capelli, cercando di raccapezzarsi tra i mille interessi di pochi. Perché, ammettiamolo, avere una visione politica lungimirante e ampia? Troppo mainstream.

Settembre è arrivato, e l'autunno promette di essere più caldo del solito. No, non sto parlando del riscaldamento globale, ma delle temperature bollenti della politica locale. La riforma elettorale, quella cosa che ogni tanto qualcuno tira fuori per fare finta di cambiare qualcosa, è lì, appesa a un filo sottilissimo, in attesa che qualcuno abbia la brillante idea di capire come usarla per creare ancora più confusione.

E poi ci sono loro, le "vocine". Quelle che arrivano dalle sagre, dalle "crotte", dai pranzi strategici fuori regione. Perché ovviamente, il vero potere si muove tra un bicchiere di vino e una fetta di salame. Ah, la politica del territorio!

Nel frattempo, tutti fanno finta che vada tutto a meraviglia. Che i futuri alleati si vogliano bene come fratelli, quando in realtà si guardano di sottecchi, come a dire: "Io ti tollero, ma non troppo". È un po' come una cena di famiglia a Natale: tutti sorridono, ma sotto sotto non vedono l'ora di scappare.

E le ali estreme? Quelle che ti dicono di monitorare attentamente? Sono come le cime delle Alpi: sempre lì, ma ogni tanto provocano una bella valanga di mal di pancia. Perché, si sa, la politica non è altro che una gara a chi ha il mal di stomaco peggiore.

E così ci ritroviamo a parlare di una riforma elettorale che non decolla, bloccata dall'arroganza dei singoli. Non quella sana arroganza da "Io ho ragione e tu no", ma quella che ti fa pensare che tutto il resto del mondo non capisca nulla. Insomma, la solita storia.

E mentre si cerca di capire chi farà alleanze con chi, nel centro si formano aggregazioni dal valore politico inestimabile... per chi ci crede ancora. Azione, Italia Viva, e gli altri fanno la danza del corteggiamento, ma alla fine si sa: il vero quesito è se il presunto centro sarà disposto a diventare l'ago della bilancia o se deciderà di chiudersi in una bolla ideologica talmente impermeabile da non far entrare neanche un raggio di sole.

Ma, attenzione, in casa autonomista c'è la consapevolezza che queste elezioni non sono uno scherzo. C'è da proteggere l'autonomia, quella cosa che ormai è diventata più simbolica di un monumento antico. Perché, diciamolo, la vera sfida sarà convincere gli elettori che andare a votare non è solo una perdita di tempo.

Per una volta, le persone e i volti conteranno davvero. Si spera, almeno. E magari, chissà, qualche sindaco e amministratore comunale riuscirà a risollevare il morale di una classe politica che, a volte, sembra smarrita come un escursionista senza mappa.

E poi, ciliegina sulla torta, c'è il tanto temuto "Election Day". Quel giorno in cui tutto cambia per non cambiare nulla. Perché, parliamoci chiaro, anche a Roma non brillano per chiarezza. Anzi, sembra quasi che tutti stiano giocando al "chi spegne la luce per primo".

E la Valle d'Aosta? Resta lì, alla finestra, a guardare. Ma non preoccupatevi, c'è sempre tempo per un'altra magia.

piero.minuzzo@gmail.com

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