Siamo a fine anno. La "finanziaria" è ormai legge, manca solo la scontata approvazione del Senato e la sensazione è di trovarsi di fronte alla solita zuppa.
Prendiamo per esempio il campo delle pensioni. Si continua con il solito meccanismo delle rivalutazioni annuali delle pensioni a scalare per scaglioni di importo. La conseguenza diabolica è che chi si trova vicino ad una certa soglia si ritroverà una rivalutazione maggiore di chi è appena al di sopra di quella soglia. Insomma questo perverso meccanismo alla fine può determinare che chi ha versato meno contributi durante la vita lavorativa si ritroverà ad avere una pensione superiore a quella di chi ha versato più contributi.
Alla faccia della giustizia sociale. Per non parlare poi della cosiddetta "opzione donna": andare in pensione a 60, o al 59, o a 58 anni di età con 35 anni di contributi richiederà il superamento di paletti (figli, inabili, anziani a carico ecc.) propri di un campo minato.
Se poi volgiamo lo sguardo ala politica regionale nostrana, ci accorgiamo che anche qui, comme d' habitude, siamo in presenza della solita palude.
Non si riesce a trovare la quadra tra equilibri che cambiano da un giorno all'altro, con una Union multiforme e in aperto contrasto tra gli organi dirigenti del Mouvement e i loro rappresentanti in Consiglio regionale.
L' ultima sentenza della magistratura che ha archiviato l' inchiesta Egomnia ha determinato una sorta di liberi tutti, scatenando appetiti che sembravano sopiti. Come se le processioni dei politici in campagna elettorale davanti alla "Rotonda" di Tonino fossero solo richieste di pizze margherita da asporto.
Insomma, COMME D' HABITUDE: la solita zuppa.