Presidente, lasciando la guida di Confartigianato VdA ha sottolineato che il periodo che stiamo vivendo è difficile sotto ogni aspetto e che è proprio in questi momenti che i gruppi dirigenti devono riflettere per affrontare il futuro; cosa intendeva?
Il discorso sarebbe lungo ma in sintesi penso che le associazioni artigiane non possono più pensare di operare così divise, perché sul piano politico-sindacale siamo fermi e ci stiamo indebolendo velocemente. La divisione fra noi, la CNA e le altre associazioni artigiane è anacronistica”.
E’ ancora pesante il retaggio posto bellico?
“Penso proprio così. Le associazioni nell’immediato dopo guerra erano figlie delle divisioni di grandi partiti politici. Oggi questi partiti non ci sono più: sono spariti. Se poi mettiamo in conto che i problemi che riguardano il fisco, la burocrazia, la giustizia, il welfare ecc ecc. sono comuni a tutte le imprese, perché allora mi chiedo e chiedo agli altri dobbiamo tenerle divise?”.
Si dia una risposta…
“A mio vedere le divisioni favoriscono più i gruppi dirigenti che il ruolo politico dell’associazionismo”.
Ovvero?
“Una classe dirigente che si rispetti deve prendere atto della situazione e preparare il terreno per capovolgerla con urgenza. So benissimo che molti invocano vecchi problemi per mantenere queste divisioni”.
La sua proposta?
“Credo che il nostro mondo debba incominciare a pensare ad elaborare una nuova strategia. Dobbiamo partire dalle associazioni artigiane per organizzare una rappresentanza politico-sindacale, che riguarda le aziende da 1 a 50 dipendenti; dove dentro ci stanno tutti gli artigiani e le piccole e medie aziende”.
Sarebbe una rivoluzione copernicana…
“Nel nostro Paese aziende di questo tipo sono oltre 4 milioni che danno lavoro ad oltre 11 milioni di persone. Non sfugge a nessuno che sarebbe questa una formidabile forza politica e sindacale non solo per i numeri, ma soprattutto perché si consoliderebbe l’unione fra il ceto medio produttivo che firmerebbe contratti di lavoro per oltre 11 milioni di collaboratori e dipendenti. Nessun governo potrebbe fuggire davanti a questa rappresentanza”.
Propone un nuovo soggetto politico-sindacale?
“Ma no! È una risposta alla situazione di oggi dove la globalizzazione dell’economia sta restringendo gli spazi economici delle piccole e medie imprese le quali per loro natura sono portate a produrre profitto che generalmente investono nel loro processo di ammodernamento tecnologico e nella sicurezza a favore di se stessi e dei loro dipendenti”.
Ma in pratica questo suo progetto a cosa porterebbe?
“Si contrasterebbe il fenomeno comune in molte grandi attività economiche che stanno trasformando i loro profitti in rendite e non in investimenti. E’ questo un fenomeno che va seguito attentamente; che a mio avviso diventerà a breve materia di discussione in tutti i paesi che vivono nelle democrazie politiche per le distorsioni economico-sociali che si produrranno”.
Presidente, per concludere?
“Dobbiamo creare le condizioni affinché le aziende artigiane che noi rappresentiamo si rafforzino anche e soprattutto nella rappresentanza che è estremamente importante nei paesi democratici”.
Ma stiamo chez nous…
“Durante il lungo periodo che ho trascorso a dirigere l’associazione ho avuto modo di interloquire con gli amministratori Comunali e Regionali. Non sempre abbiamo trovato l’accordo fra le parti. Mi preme però sottolineare che ho comunque tratto la convinzione di rispetto nei nostri confronti sulle nostre proposte alcune delle quali sono state accolte”.
Oggi parlare male della politica e dei politici è uno sport nazionale; condivide?
“Ciò che più mi indigna è che a farlo sono spesso coloro che hanno beneficiato sul piano economico grazie all’azione politico amministrativa dei Consiglieri comunali e regionali della nostra Valle”.
Ultima considerazione sullo stato della Valle?
“E’ dal 2008 quando falli Lehman Brothers che la situazione economica si è aggravata. La crisi finanziaria internazionale non risparmiò il nostro Paese: il quale come tutti i paesi europei ha dovuto rivedere i propri conti e i propri impegni finanziari.
La nostra Regione che vive nel contesto europeo non è sfuggita a tale situazione. Chi ha responsabilità come noi di rappresentanza sindacale non può continuare ad invocare i miracoli. Quei tempi non ci sono più ed è inutile piangerci addosso.
Nell’attuale situazione dobbiamo insieme, politici, rappresentanti sociali ed economici operare affinché i sacrifici ed i relativi aiuti finanziari siano bilanciati”.
Ma nel momento in cui oltre 5 milioni di cittadini stanno andando verso la povertà cosa si deve fare?
“Va bandito l’egoismo e affrontata la situazione di coloro che si trovano nella indigenza, ma soprattutto vanno create le condizioni, non con il reddito di cittadinanza per aumentare l’occupazione.Ricordiamoci tutti che una persona senza lavoro non è una persona libera così come non lo è un artigiano costretto a chiudere la propria attività a seguito di una cattiva situazione economica”.
Grazie