CRONACA - 18 ottobre 2021, 20:56

Morto il volontario che aveva tentato di salvare Alfredino Rampi

Si è spento nella notte, all'età di 77 anni, Angelo Licheri il volontario che nel 1981 si calò nel pozzo di Vermicino in cui cadde e perse la vita il piccolo Alfredino Rampi di soli sei anni. Licheri ha vissuto a Nettuno negli ultimi 20 anni ed era ospite della Fondazione San Giuseppe

Morto il volontario che aveva tentato di salvare Alfredino Rampi

Licheri era un volontario e si recò a Vermicino dopo avere appreso della tragedia. Si fece calare a testa in giù la notte tra venerdì 12 e sabato 13 giugno 1981: Alfredino era precipitato la sera del 10 giugno. Licheri parlò anche col bambino e restò nel pozzo 45 minuti. Licheri andò sul posto proprio guardando la tv: decise che non poteva continuare la sua vita di marito e padre e di autista per una tipografia senza tentare di salvare un bambino di sei anni.

"Cercavano uno piccolo, e allora sono andato", raccontò poi, quando la morte di Alfredino lo stava già accompagnando nella vita. Licheri sapeva che cercavano volontari, esili e coraggiosi, per i soccorsi: per non far preoccupare la moglie, disse di andare a comprare le sigarette.

Ma andò a Vermicino perchè voleva salvare Alfredino. "Arrivato chiesi di Elveno (Pastorelli, il prefetto che coordinò le operazioni di salvataggio, ndr) e della madre di Alfredino", raccontò. Il pozzo era largo 28 centimetri, Angelo non era uno speleologo ma era minuto a sufficienza. E soprattutto era determinato. "Può stare non più di venti minuti", dissero gli esperti. E fu calato a testa in giù la notte tra il 12 e il 13 giugno, 54 ore dopo che il bimbo era precipitato. Di minuti, tra il fango, il dolore, il buio e le speranze spezzate, Licheri ne rimase 45: tentò per sette volte di salvare Alfredino, tutte e sette le volte non riuscì. Scese per 60 metri, nessuno riuscì ad arrivare così profondamente, addirittura, per andare più giù usò il suo corpo gracile come un'ariete ("tiratemi per qualche metro su e poi fatemi scendere") e si scorticò le anche. Riusciì, unico, a toccare il volto del bimbo pulendolo dal fango, cercò più volte di assicurarlo alle corde, imbracarlo ma "c'era il fango e scivolava".

"È vivo ma rantola", disse come ricorda nel suo libro Massimo Gamba "Alfredino l'Italia nel pozzo". "Sentivo che respirava, gli ho detto che se riuscivo a tirarlo fuori lo portavo con me in Sardegna", raccontò poi Licheri. In uno dei salvataggi addirittura, lottando contro la fatica, prese il bambino per un braccio e si rese conto che al bimbo si era spezzato il polso. Nell'ultimo tentativo prese Alfredino per la canottiera ma questa si stracciò assieme a tutta la volontà di Angelo. "Con le dita gli ho mandato un bacio, poi ho chiesto di essere tirato su velocemente", ricordò ancora. E nella foto che lo ritrae fuori dal pozzo, l'incubo di ogni favola cattiva, con la canottiera lercia e gli occhi esausti c'era già tutta la tragedia di Vermicino. E si cominciò a capire che era finita.

C'è un prima e un dopo la tragedia di Vermicino: per la gestione dei soccorsi, per la copertura mediatica di eventi drammatici, per il modo in cui, in quelle ore, la tv entrò stabilmente nelle case dei milioni di italiani sintonizzati, in apprensione, per le sordi di Alfredino, 6 anni, caduto in un pozzo artesiano il 10 giugno del 1981, a Vermicino, vicino Frascati. Per tre giorni i soccorsi provarono a tirarlo fuori. L'allarme fu dato in serata: Alfredino dal pomeriggio si era allontanato dai genitori, Ferdinando e Franca, e non era rientrato. Il pozzo era stato scavato da poco in un terreno confinante ed era ricoperto da una pesante lastra. Un particolare che spinse, in un primo momento, a non credere che Alfredino ci fosse caduto.

Fu un agente di polizia a ispezionarlo e a trovare il bambino. La macchina dei soccorsi si mise in moto, ma le operazioni si rivelarono subito molto complicate: il pozzo aveva un'apertura al di sotto del metro di diametro, per restringersi man mano che si scendeva e, secondo le stime, Alfredino era scivolato a 36 metri di profondità.

ascova

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