CRONACA - 11 gennaio 2019, 19:26

Tenato omicidio Ferré; è di Lale Demoz il dna sul manico della zappa usata per colpire

La pm della procura di Aosta Eugenia Menichetti

La pm della procura di Aosta Eugenia Menichetti

Fu Aostacronaca a riportare, lo scorso ottobre, la notizia del ritrovamento di una zappa sporca di sangue vicino al luogo dov'era stato aggredito Olindo Ferré, in località Seran a Quart. E sono state proprio le analisi del Dna estratto dalle tracce ematiche presenti su quella zappa a far chiudere attorno all'impresario Camillo Lale Demoz, 75 anni, di Quart, il cerchio delle indagini per il tentato omicidio del macellaio 68enne di Charvensod.

In particolare "sono risultate corrispondere al profilo genetico della persona offesa le campionature di sostanza ematica effettuate sulla zappa, in corrispondenza dell'alloggiamento del manico, nonché quella effettuata in corrispondenza dell'estremità inferiore del manico in resina", scrive il gip Giuseppe Colazingari nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari di Lale Demoz.

"Per contro - prosegue il giudice - è risultata corrispondere al profilo del Lale Demoz la campionatura di sostanza ematica effettuata in corrispondenza dell'estremità superiore del manico in resina". Sono attesi nelle prossime settimane gli esiti degli accertamenti della procura - che a metà ottobre aveva incaricato un proprio consulente, il medico biologo Paolo Garofano - sugli indumenti indossati il giorno dell'aggressione dallo stesso Lale Demoz.

Il corpo ferito di Olindo Ferré era stato scoperto da un operaio della ditta alla quale Lale Demoz affitta una metà del suo capannone a Seran. Agli investigatori lo stesso dipendente aveva riferito che "al termine dell'orario di lavoro, si era recato nel capannone ove vengono custoditi i mezzi dell'azienda e di aver trovato l'indagato (Lale Demoz, ndr) in prossimità di uno dei portoni d'ingresso della rimessa. Proprio il Lale Demoz aveva richiamato la sua attenzione, facendogli notare un uomo riverso a terra, ricoperto apparentemente di sangue e privo di conoscenza, al che" l'operaio "chiamava immediatamente il 118".

La polizia era arrivata sul posto alle 18,20, allertata dai sanitari. Lale Demoz era "in evidente stato di ebbrezza (tanto da essere successivamente trasportato in ospedale con diagnosi di abuso etilico) e solo col trascorrere del tempo, farfugliando, riferiva di aver bevuto in compagnia di altre persone, tra cui Rudy Blanc e il fratello di questi". Le sue scarpe, avevano notato i poliziotti, erano "attinte da liquido di colore rosso, presumibilmente sangue".

Dall'ispezione degli agenti era emerso che nel capannone "vi era stata una colluttazione": su un tavolo "una bottiglia verde semivuota e due bicchieri" e attorno delle sedie "alcune delle quali a terra con segni più o meno profondi di danneggiamento", due chiazze rosse nei dintorni e il manico giallo di fibra di resina con le tracce ematiche - "occultato dietro ad altri attrezzi" - e la zappa.

Ferré era stato identificato con la patente trovata nel suo Piaggio Porter, all'ingresso del capannone. Aveva riportato un trauma cranico "con ferita lacero contusa in sede occipitale" e subito era stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Aosta in prognosi riservata. Ad oggi si trova in gravi condizioni un centro di recupero fuori Valle.

Nella sua prima versione dei fatti, fornita agli investigatori il 2 ottobre, Camillo Lale Demoz "ha affermato che" l'allevatore "Rudy Blanc nella tarda mattinata del giorno prima si era presentato nel suo capannone insieme al Ferré per bere del vino 'ramandolo', che tutti e tre si erano ubriacati e che tra Blanc e Ferré era sorta una discussione poi sfociata in una colluttazione in quanto i due si erano spinti fino a cadere a terra. A quel punto lui era uscito dal capannone per fare un giro nei paraggi e, al suo rientro, aveva notato una persona riversa a terra in una pozza di sangue".

Una versione che contrasta con quella di Rudy Blanc, il quale ha riferito che "verso le 11" del primo ottobre, "mentre era sul prato a pascolare il bestiame, veniva raggiunto dal suo amico Olindo Ferré, macellaio", interessato "all'acquisto di una mucca. Sul posto giungeva anche Camillo Lale Demoz ed i tre hanno bevuto del vino ramandolo (quasi due bottiglie in tre, come preciserà il 5 ottobre 2018). Verso le 12.30 il Ferré e il Lale Demoz si sono allontanati" ognuno con il proprio veicolo.

Le indicazioni sul seguito della giornata dell'allevatore "sono state riscontrate" da altri testimoni. Blanc ha riferito agli inquirenti che quando Lale Demoz abusa di sostanze alcoliche "Il giorno dopo non ricorda più nulla, è capitato più di una volta che lo incontrassi e non si ricordasse nulla del giorno precedente, aveva dei vuoti di memoria, neanche si ricordava di avermi visto, aveva dei vuoti completi". Per il gip la condotta di Lale Demoz è stata "gravissima, posta in essere con estrema violenza e brutalità".

red. cro. - ansa-rava

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