ATTUALITÀ POLITICA - 14 giugno 2018, 10:52

Marianne VdA: Chiara Minelli (Impegno Civico) 'Senza donne in politica deficit di democrazia'

Il rinnovo del Consiglio Valle ha portato all’elezione di cinque nuove consigliere regionali. Ognuna di loro la si può considerare una Marianne della nostra Petite Patrie. Noi vogliamo conoscerle fuori dalla polemiche della campagna elettorale e scoprire i loro progetti.

Marianne VdA: Chiara Minelli (Impegno Civico) 'Senza donne in politica deficit di democrazia'

Chiara Minelli,  52 anni, vivenella Valle del Lys, tra Fontainemore e Gaby. Sposata, due figli, il 20 maggio è stata eletta con 587 voti di preferenza consigliera regionale nella lista Impegno Civico. Laureata in Materie letterarie, indirizzo di Storia contemporanea, con una tesi di storia locale sulla comunità di Fontainemore tra Ottocento e Novecento. Insegna da 28 anni italiano, storia e geografia presso la scuola media di Pont Saint Martin, dove è anche referente per gli alunni DSA. Nel tempo lasciato libero dalla scuola, collabora alla gestione del ristorante di proprietà della mia famiglia di origine da cinque generazioni. Amministratrice comunale a Fontainemore, prima in qualità di assessore e poi di consigliere comunale, dal 1985 al 2010. Ha fatto parte e ha presieduto l’Associazione culturale Lys-lilium, che ha operato soprattutto nell’ambito della promozione della Riserva Naturale del Mont Mars. Fa parte dell’Associazione Rete Democratica ed ho collaborato alla stesura dell’Agenda 2030 per la Valle d’Aosta.

Marianne è il simbolo della Repubblica francese e della libertà femminile ma non solo. Si sente un po’ Marianne della Valle d’Aosta?

“Marianne è un’eroina. Io non mi sento certo tale! Ma insieme alle altre donne della lista (siamo 20) potremmo provare a diventare le Marianne della Vallée…Chissà!"

A parte le battute. Perché si è candidata?  

"Perché, come altri cittadini, mi sono resa conto con amarezza che la Valle d’Aosta in questi ultimi anni ha davvero toccato il fondo e che occorre fare uno sforzo, personale e collettivo, per provare a risollevarne le sorti. Perché da sempre credo che sia dovere delle persone di buona volontà, che hanno a cuore la loro comunità, dedicare un po’ del proprio tempo, delle proprie competenze e energie alla cosa pubblica, agendo all’interno di associazioni, comitati, gruppi di volontariato, ma anche organismi amministrativi…Perché penso che sia diritto e dovere dei cittadini impegnarsi in politica e tentare di incidere e operare il cambiamento. Non sono una persona ambiziosa, sono una donna dell’ "essere" prima ancora che del “fare”.

Intendo vivere questa esperienza come una parentesi della mia vita, cercando di impegnarmi al meglio delle mie possibilità, con umiltà e tenacia, tenendo ben presente che questo non è un traguardo, ma piuttosto una fase, un “tempo dedicato” alla mia comunità".

Perché così poche donne elette?

“Perché per essere elette bisogna essere sostenute da un movimento consapevole che l'assenza delle donne dai luoghi di decisione politica sia un deficit di democrazia; un movimento convinto che una forte presenza femminile  nelle istituzioni sia un vantaggio per tutta la comunità. Evidentemente non sono molti oggi, in Valle e altrove, i movimenti e i partiti  che lo credono, e non sono molti gli uomini politici disposti a farsi da parte. Impegno civico ci ha creduto riservando il 60% delle candidature alle donne".

Ha un’idea di chi è il suo elettore tipo?

"Penso che chi ha votato Impegno civico lo abbia fatto innanzitutto perché ha capito e apprezzato il nostro messaggio: quello di una lista di cittadini “impegnati” nella società civile, che si sono uniti per proporre una alternativa al sistema di governo che ha dominato in Valle negli ultimi anni. I voti di preferenza, ottenuti soprattutto in Bassa Valle, credo siano stati più che altro una manifestazione di fiducia nei miei confronti da parte di chi conosce il mio impegno nella scuola - che considero luogo non solo di apprendimento ma di formazione dei cittadini di domani -  e nella mia comunità di appartenenza, in cui sono stata a lungo amministratrice e dove sono profondamente radicata. Forse ha contato anche la stima per una persona ritenuta seria, coerente e responsabile. Caratteristiche che, senza falsa modestia, credo di possedere".

Come giudica la condizione femminile in Valle?

“La condizione femminile, dopo le indubbie conquiste degli anni Settanta, è oggi ovunque sotto attacco. I femminicidi sono il sintomo più vistoso di questo attacco, che non è l’unico. Penso alle discriminazioni nel mondo del lavoro, nella politica stessa. Il dato confortante è però che le ragazze hanno oggi un forte primato negli studi: anche in Valle è così. Fra i miei alunni quasi sempre sono le ragazze ad essere più determinate e motivate, sono loro a dimostrare maggiore tenacia e preparazione. Questo vuol dire che si preparano a essere la nuova classe dirigente".

Come pensa di riuscire ad incidere in un Consiglio a fortissima connotazione maschile?

“Credo che sia necessario un dialogo con le donne degli altri gruppi, un rapporto di collaborazione, soprattutto con quelle di loro che non si definiscono "uomo politico" e che hanno una consapevolezza della questione femminile e della differenza di genere".

Se fosse eletta presidente della Regione quali sono le tre cose che realizzerebbe nei primi cento giorni?

“Dare piena attuazione alla legge 22/2016 sulla ferrovia, varare la legge di sobrietà contro gli sprechi della politica, istituire l’Osservatorio regionale permanente antimafia".

Come è cambiata la sua vita, anche privata, dopo essere entrata nel Palazzo di Piazza Deffeyes?

“In realtà nel Palazzo non ci sono ancora entrata, ma ugualmente la mia vita ha subito qualche piccolo, importante cambiamento. Ho sempre vissuto “di corsa”, occupandomi di mille cose e lavorando tanto, ma mi sembra che ora i miei ritmi abbiano subito una accelerazione…Sto terminando il mio impegno a scuola, devo e voglio accompagnare i miei alunni agli esami di licenza media; nello stesso tempo sto partecipando a vari incontri politici e cercando di prepararmi al mio nuovo incarico. Ho una famiglia, un papà anziano e non autosufficiente, nessun aiuto in casa... Vivo a 70 km da Aosta e il tempo che trascorro in viaggio è davvero tanto. A farne le spese purtroppo è, e sarà, la mia famiglia, che è abituata a vedermi più presente. Sono reduce da due campagne elettorali e non mi sono praticamente fermata dal dicembre scorso. Sul comodino ho un libro, regalo di una collega, iniziato la notte di Natale e rimasto lì ad aspettarmi…“.

Cosa dirà ai suoi colleghi maschietti?

“Agli uomini eletti in Consiglio non ho certamente consigli da dare. Ma li pregherei, se necessario, di usare un linguaggio che ricordi che in aula siedono delle donne: colleghe, non solo colleghi. Cominciare a nominare le donne, a non includerle in un linguaggio tutto al maschile, che si pretende universale, sarebbe già un passo avanti".

Il suo sogno nel cassetto dopo il 20 maggio?

"Lo stesso che avevo prima del 20 maggio: quello di riuscire a vivere con un po’ di serenità in più, in una società più equa e solidale; in un ambiente, anche quello valdostano, più sano e tutelato; in una Regione e in un Paese liberati dal clientelismo e dalla corruzione, in cui i miei figli, pur facendo esperienze di studio e di lavoro all’estero, possano un giorno tornare a vivere e a lavorare“.

La nostra Petite Patrie potrà contare su di lei?

“Come ho già detto, io credo che impegnarsi a favore della propria comunità, in modo del tutto disinteressato, sia un dovere per ogni cittadino che abbia a cuore il luogo in cui vive. Senza però rinchiudersi all’interno dei propri confini, senza ripiegarsi su se stessi: amo la Valle d’Aosta, in questo territorio ho radici profonde e ramificate, ma mi sento cittadina del mondo, sul quale voglio tenere gli occhi ben aperti".

Buon lavoro.

pi.mi.

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