Cresciuto a Roma, Andrea Leonardi vive in Valle d’Aosta ormai da quasi dieci lustri, emigrato per scelta in questa terra di adozione. Con il padre, Arcangelo Leonardi (1916–1990), pittore e scultore apprezzato anche in campo internazionale, apprende la pittura e le tecniche grafiche e cromatiche. È stato co-fondatore di AL2 - Rivista di Arte e Cultura, che in Roma, negli anni Sessanta e sino al 1973, ha anche curato edizioni per arti figurative, interessandosi a scuole e ricerche di artisti affermati ovvero emergenti.
Sempre nella Capitale, ha gestito una galleria d’arte, che ha accolto autori, nazionali ed esteri, di tendenze contemporanee ed avvertite, frequentando così ambiti culturali di diverse estrazioni. Scrive poesie ed ha edito un proprio libro (Cerco – Riflessioni in una seconda vita – Edizioni Errecipi – 2010). Ha curato prefazioni e testi critici di cataloghi di artisti dediti alle arti figurative. Ha scritto articoli per giornali periodici. Sue opere figurano in collezioni private.
«Un artiste mûr qui exprime une forme abstraite et imaginaire de l’expression artistique, qui joue avec matière, couleurs, symboles et différentes techniques avec une adresse impressionnante – déclare le Président de la Région, Augusto Rollandin - Un style qui trouvera, sans doute, une grande réponse de la part du public dans le milieu contemporain parisien, un style international, très actuel et moderne». «Andrea Leonardi avec son admirable projet monographique « Le mani nude», ouvre une série d’expositions qui sont destinées à lancer au-delà des confins régionaux nos excellences artistiques contemporaines, qu’il s’agisse d’artistes mûrs que de débutants» ajoute l’Assesseur à l’l’Education et à la Culture, Joël Farcoz.
«C’è il segno tangibile di una ricerca inesausta, nell’opera di Lean: un segno impresso scavando la materia, violentandola con l’azione fisica, ricomponendola negli studiati equilibri della composizione. Con mani nude pronte a guidare nel racconto, tirandone i fili e dipanandone la trama. E quando le dita azionano meccanismi intricati, basta un fiore per rompere un’artefatta armonia di pesi e contrappesi». Matteo Paoletti nel suo testo in catalogo “Scavando a mani nude tra le secche della memoria”.
«Mani. Nei quadri di Lean ne troviamo tante: mani indaffarate, mani ferme, mani che legano, mani dalle tante rughe, mani che racchiudono, mani che parlano. Le mani sono strumenti comunicativi e sensibili a disposizione dell’essere umano, sono un prolungamento della nostra mente: quello che pensiamo lo possiamo realizzare attraverso le mani. Con loro si arpeggia regalando una melodia armonica, si dipingono quadri, si modellano creta e argilla, si esprimono inquietudini, si traducono e si fanno vivere le nostre emotività. È ciò che si propone Lean: usare le mani per integrare i propri messaggi concettuali». Silvy De Francesch nel suo testo in catalogo Gestualità e racconti di vita.






