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CRONACA | 15 aprile 2025, 12:00

Nel cuore di Aosta, una finestra aperta su Palermo: tra memoria, sangue e resistenza

La mafia uccide ancora. E il silenzio le tiene la mano. Non è solo storia: è sangue che chiede ancora giustizia. Fotografare l’orrore per non farlo sparire nell’indifferenza. Chi dimentica, è complice. Ogni scatto una ferita. Ogni ferita una verità che brucia

Nel cuore di Aosta, una finestra aperta su Palermo: tra memoria, sangue e resistenza

Sabato 19 aprile, tra le 14:00 e le 17:00, il Gruppo FAI Giovani di Aosta guiderà il pubblico in un percorso tutt’altro che ordinario. Si tratta di una visita alla mostra fotografica “Macelleria Palermo”, un titolo che già da solo evoca la brutalità della storia che racconta: la guerra di mafia nella Sicilia degli anni Ottanta e Novanta. Un racconto per immagini che, come una lama affilata, recide ogni tentazione di dimenticanza o rimozione.

Allestita principalmente presso la sede dell’Associazione Stampa Valdostana in Via Laurent Martinet 43 e diffusa lungo il percorso urbano tra le vetrine della Galleria Inarttendu, l’esposizione raccoglie gli scatti crudi e lucidi dei fotoreporter Franco Lannino e Michele Nàccari. Non è una mostra per animi leggeri, e non vuole esserlo. Ogni immagine è un documento, ogni volto una storia, ogni corpo a terra una testimonianza che grida ancora giustizia.

«Non si tratta solo di ricordare – racconta Francesco Maria Gentile, Capo Gruppo FAI Giovani Aosta – ma di rendere consapevoli. L’arte, anche quella più dura, può diventare un ponte tra generazioni che rischiano di crescere senza conoscere davvero la storia della mafia in Italia. “Macelleria Palermo” è un pugno nello stomaco, ma è anche un invito a riflettere sulla forza del giornalismo e sul potere della verità.»

Durante i due turni previsti (alle ore 14:00 e alle 16:00), i partecipanti potranno immergersi in un racconto per immagini che attraversa le ferite più profonde dell’Italia: dalla strage di Capaci alla morte di Paolo Borsellino, dai processi di mafia alla simbolica testa di cavallo ritrovata nel 1991 – emblema inquietante di un potere che si imponeva con il terrore.

Il FAI Giovani, insieme alla Delegazione FAI e al gruppo “Ponte tra culture”, ha voluto portare ad Aosta questa esperienza non solo per onorare la memoria, ma anche per rafforzare il legame tra cultura e responsabilità civile. Non è un caso che il FAI – solitamente legato al patrimonio artistico e paesaggistico – abbia scelto di sostenere anche un patrimonio “morale”, quello della legalità.

«La mafia oggi non è più solo coppola e lupara – continua Gentile – ma ha indossato giacca e cravatta. È per questo che serve educare a riconoscerla in tutte le sue forme. La fotografia è uno strumento potentissimo perché tocca corde profonde, senza filtri. Non possiamo permetterci di diventare insensibili.»

La mostra, aperta fino al 25 aprile, è anche un’occasione per sostenere concretamente il FAI e il suo impegno nella tutela della bellezza, della memoria e della consapevolezza collettiva. Durante la visita sarà possibile iscriversi o rinnovare la tessera, ma soprattutto condividere un’esperienza che unisce il dolore alla dignità, la cronaca alla cultura.

Per partecipare è consigliata la prenotazione all’indirizzo: aosta@faigiovani.fondoambiente.it

pi.mi.

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