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ISTRUZIONE E FORMAZIONE | 14 aprile 2025, 14:54

Educazione digitale: un bambino su 3, tra i 6 e i 10 anni, usa lo smartphone tutti i giorni

Save The Children ha diffuso alcuni dati sull’uso di internet tra bambini e adolescenti, in occasione del lancio della campagna sull’Educazione Digitale. È emerso che il 62,3% dei preadolescenti ha almeno un account social

Educazione digitale: un bambino su 3, tra i 6 e i 10 anni, usa lo smartphone tutti i giorni

In Italia, circa un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (il 32,6%) usa lo smartphone tutti i giorni. Si tratta di una tendenza in costante aumento negli ultimi anni: nel 2018-2019 erano il 18,4%. La diffusione è particolarmente marcata al Sud e nelle Isole, dove la quota sale al 44,4%, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al 23,9% del Nord. Questi sono alcuni dei dati diffusi oggi da Save the Children, in occasione del lancio della campagna sull’Educazione Digitale, con l’obiettivo di promuovere un accesso pieno, competente e sicuro alla rete.

Il 62,3% dei preadolescenti (11-13 anni), ovvero oltre tre su cinque, ha almeno un account social: il 35,5% ne ha uno su più piattaforme e un ulteriore 26,8% soltanto uno. E questo – sottolinea Save the Children – nonostante la legge (il GDPR) preveda che siano necessari 14 anni (13 anni con l’autorizzazione dei genitori) per fornire il consenso al trattamento dei dati personali online necessari ad aprire un account. Di conseguenza, le principali piattaforme fissano il limite minimo di 13 anni per la creazione di un profilo.

Il 31,3% dei ragazzi e delle ragazze di quest’età è connesso online con i propri amici attraverso chat, chiamate o videochiamate più volte al giorno; il 5% lo è continuamente. L’82,2% dei preadolescenti usa internet per scambiare messaggi, poco meno del 40% per inviare e ricevere e-mail, quasi 1 su 5 (il 18,5%) per leggere giornali o siti di informazione, l’11,3% per esprimere opinioni su temi politico-sociali e il 9,6% per seguire corsi online.

Bambini, bambine e adolescenti crescono oggi in una dimensione onlife (neologismo usato per descrivere l’esperienza in un mondo iperconnesso, dove non esiste più la distinzione tra essere online o offline), in cui il mondo materiale e quello digitale si intrecciano. La rete può rappresentare una straordinaria opportunità di apprendimento e socializzazione, permettendo ai più giovani di esplorare e sviluppare nuove competenze, ma può anche nascondere rischi, di fronte ai quali i ragazzi non possono essere lasciati soli.

Serve un’azione collettiva e strutturale che intervenga per colmare le disuguaglianze digitali, ancora molto presenti nel nostro Paese. I divieti da soli rischiano di rivelarsi inefficaci, se non addirittura controproducenti, spingendo i minori verso spazi digitali più rischiosi e meno regolamentati, oltre a ostacolare il dialogo tra adulti e giovani sulla vita online.

Save the Children ricorda i principali rischi dell’universo digitale, presentando anche alcuni dati recenti. Nel 2024, i casi di cyberbullismo trattati dalla Polizia Postale sono aumentati del 12%, passando dai 284 del 2023 ai 319 dell’anno successivo. La fascia d’età più colpita è quella tra i 14 e i 17 anni, con 220 casi (il 68,9% del totale).

Nello stesso anno, i casi di pedopornografia online trattati dalla Polizia Postale sono stati 2.809, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Preoccupa anche la crescita dei casi di adescamento di minori online, che hanno raggiunto quota 370 (+5% rispetto al 2023). La fascia più vulnerabile è quella tra i 10 e i 13 anni, che rappresenta il 55,7% dei casi.

I minori che utilizzano i social media possono sviluppare comportamenti problematici come l’incapacità di controllare il tempo trascorso online o sentimenti di ansia quando non possono accedervi. Questi fenomeni interessano maggiormente i preadolescenti.

Anche l’universo dei videogiochi può nascondere dei rischi: l’uso problematico dei videogiochi coinvolge il 30,9% degli 11enni e il 19,8% delle 11enni, il 28,9% dei 13enni e il 18,4% delle 13enni. A 15 anni i dati migliorano, con il 22,1% dei ragazzi e il 15,1% delle ragazze coinvolti.

In occasione della campagna sull’Educazione Digitale, Save the Children fa il punto anche sulle competenze digitali dei più giovani in Italia, con risultati in chiaroscuro. Da un lato, si registrano progressi tra preadolescenti e adolescenti nel post-pandemia: secondo l’indagine ICILS 2023, il 14% degli studenti di terza media non ha raggiunto le competenze digitali minime (in miglioramento rispetto al 24% del 2018) e in linea con altri Paesi come Svezia e Norvegia (14%), Spagna e Germania (15%).

Tuttavia, emergono forti divari territoriali: nel Nord-Ovest solo l’8% degli studenti di terza media non raggiunge le competenze digitali minime, nel Nord-Est e al Centro il 9%, ma al Sud la quota sale al 17% e nelle Isole al 32%. “Dati che – sottolinea Save the Children – mettono in luce il persistere di una diffusa povertà educativa digitale tra ragazzi e ragazze.” Inoltre, solo il 10,3% degli studenti italiani raggiunge i livelli di competenze più elevati (livello 3 e 4), mentre la maggioranza (54%) si ferma almeno al livello 2.

Per quanto riguarda le fasce di età più alte, secondo Eurostat il 55,8% dei 16-19enni in Italia possiede competenze digitali di base o superiori, contro una media UE del 66,5%. Le ragazze fanno meglio (58,8%) rispetto ai ragazzi (53%), ma resta il divario tra Nord (59,7%) e Sud (50,6%).

Il ruolo dei genitori e degli adulti di riferimento è determinante per un utilizzo sicuro e critico del digitale, nonché per la prevenzione di rischi come il cyberbullismo e altre forme di violenza online. Come dimostrano anche i recenti e tragici fatti di cronaca, è fondamentale l’introduzione di percorsi obbligatori di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole.

È altresì necessario che le norme già esistenti vengano pienamente attuate, che le istituzioni europee e nazionali identifichino sistemi di verifica dell’età realmente efficaci e rispettosi della privacy, e che l’Unione Europea definisca un chiaro quadro legale per stabilire le responsabilità delle piattaforme digitali nella prevenzione degli abusi sui minori online.

Bruno Albertinelli

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