Lo sguardo era fisso sul braccio, dove l’infermiera cercava la vena giusta per la terza volta. La pelle ormai segnata, le vene sottili, sfuggenti, consumate da mesi di terapie. Ogni ago un colpo alla dignità, ogni errore una piccola tortura. Chi non lo vive, non lo immagina nemmeno. Eppure accade ogni giorno. Silenziosamente, in tante stanze d’ospedale, nelle case, negli ambulatori. Si chiamano “accessi venosi”, ma dietro questo termine tecnico si nasconde un’esperienza fatta di dolore, pazienza e resistenza.
Gli accessi venosi sono le porte d’ingresso per terapie fondamentali: chemioterapie, nutrizione parenterale, somministrazioni quotidiane di farmaci. Quando le vene superficiali non bastano più, quando diventano fragili e inaffidabili, allora si rende necessario un dispositivo più sicuro, più stabile: il PICC o il PORT. Tecnologie che salvano la pelle, letteralmente. Consentono terapie efficaci senza martoriare ogni volta il corpo, riducono infezioni, migliorano la qualità della vita. Ma non sono sempre garantiti. Non ovunque. Non per tutti.
È qui che nasce la battaglia. Una battaglia civile, silenziosa ma determinata, portata avanti da chi ha vissuto tutto questo sulla propria pelle o su quella di una persona amata. Fuoco Rosa, un’associazione di Luserna San Giovanni, si è fatta carico di una nuova iniziativa per far luce su questo tema spesso ignorato e per chiedere con forza che l’uso dei dispositivi PICC e PORT sia garantito e regolamentato in modo uniforme, umano, accessibile.
La raccolta firme è già partita, semplice ma potente. Un gesto piccolo che può fare molto. Perché ogni firma è una voce che si alza a dire: “Non siete soli. Meritate cure dignitose. Meritate attenzione”.
Firmare è un atto concreto. Si può fare presso la Farmacia di Villar Pellice, la Farmacia Antica Muston a Torre Pellice, la Farmacia Vasario di Luserna San Giovanni, la Pasticceria Alpina e la Panetteria Ravera di Luserna San Giovanni, così come alla Farmacia Savelloni e alla Macelleria La Cascina in Luserna Alta. Luoghi quotidiani, familiari, dove un gesto semplice può accendere un cambiamento.
Perché aiutare a curare significa anche chiedere rispetto. E chi si cura ogni giorno, con coraggio e fatica, ha diritto a strumenti adeguati, a non sentire dolore evitabile, a non dover temere ogni volta un ago.
Aiutate ad aiutare.
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