È un libro che non si legge, si attraversa.
Come una terra straniera, densa di silenzi, memorie tagliate, radici interrotte e domande sospese nel tempo.
“Le verità dei figli adottivi. Luci e ombre dell’adozione internazionale” di Alessandra Pritie Maria Barzaghi è un’opera che non addolcisce. Che non cerca il consenso facile, ma preferisce la verità. Anche quando fa male.
Pritie, che è figlia adottiva e madre adottiva, scrive come chi ha vissuto entrambe le sponde del mare. Non ha bisogno di inventare. Sa cosa significa crescere tra due mondi, sentirsi accolti e insieme disorientati. E sa cosa significa scegliere di diventare genitore adottivo senza cedere all’idealizzazione. “Sono una mamma”, dice con lucidità e amore. “Due figli, due percorsi. La stessa scossa alla pancia. Lo stesso identico tuffo nel cuore.”
Nel libro, pubblicato da Scatole Parlanti, trovano spazio diciotto voci – dodici donne e sei uomini – provenienti da Paesi come Colombia, Perù, Messico. Storie che si snodano come lettere aperte al mondo, intrise di identità sospese, di abbandoni e di rinascite, di radici dimenticate e di coraggio quotidiano. Macarena, Francisca, Raul, Josè… ognuno e ognuna porta il peso e la grazia della propria esperienza.
Ciò che colpisce è la varietà di sguardi. Non c’è una sola verità, ma molte. E tutte legittime.
C'è chi è grato e chi è arrabbiato.
Chi ha trovato pace e chi cerca ancora risposte.
Chi si sente spezzato, chi finalmente intero.
Il libro diventa così un coro di anime migranti, non nel senso geografico, ma emotivo: viaggiano dentro sé stesse alla ricerca di una coerenza tra ciò che sono, ciò che erano e ciò che vogliono diventare.
Pritie ci costringe – con dolce fermezza – a rimettere in discussione i luoghi comuni dell’adozione.
La riconoscenza dev’essere obbligatoria?
Le famiglie adottive sono sempre le “salvatrici”?
È giusto far scomparire la memoria delle famiglie d’origine, come se fossero solo un errore da cancellare?
Non ci sono risposte facili, ma c’è una strada che l’autrice indica con chiarezza: ascoltare. Ascoltare davvero. Anche quando fa male. Anche quando ci mette a disagio.
Il libro è anche un grido culturale, civile, politico.
Pritie è impegnata con Punto Adozione e i gruppi AMA, e non si limita al tema dell’infanzia: è in prima linea anche nella campagna internazionale contro l’isteroscopia dolorosa imposta in molti ospedali, una battaglia che ha raccolto l’adesione e la gratitudine di migliaia di donne in tutto il mondo.
C’è una parola che tiene insieme tutto: dignità.
La dignità dei figli adottivi.
La dignità delle donne.
La dignità della memoria, dell’identità, della cura.
In fondo, “Le verità dei figli adottivi” è un libro per tutti noi, anche per chi non ha vissuto l’adozione. Perché parla della fatica di sentirsi a casa nel proprio nome, nella propria pelle, nella propria storia. E ci invita a fare spazio. Spazio all’altro, spazio al dubbio, spazio al dolore e al riscatto.
Un piccolo libro, 145 pagine appena. Ma dentro ci passa un mondo.