Non serve guardare il calendario per sapere che è la Domenica delle Palme. Lo si capisce dall’odore dell’aria, che ha dentro qualcosa di legno fresco, d’erba tagliata, di casa. Lo si vede nei rami d’ulivo che sbucano dai cestini della spesa, infilati nei giubbotti, portati con cura dai nonni. E lo si capisce da come si cammina: più piano, più raccolti.
La Domenica delle Palme apre la Settimana Santa, il cuore del cammino cristiano verso la Pasqua. Commemora l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme: la folla lo accolse acclamandolo come un re, agitando rami di palma e stendendo mantelli lungo la strada. Un’accoglienza gioiosa, ma carica di profezia, perché sappiamo che di lì a pochi giorni Gesù sarà tradito, condannato e crocifisso.
Il gesto dei rami – palme in terra santa, ulivi nei paesi mediterranei, ornati con dolci in Valle d’Aosta – rappresenta la speranza, la pace e l’attesa di salvezza. È anche un simbolo della fragilità dell’entusiasmo umano: le stesse folle che acclamano, presto taceranno.
La liturgia della Domenica delle Palme ha due volti: la festa dell’ingresso di Cristo e la lettura della Passione. È l’inizio di un cammino che attraversa il dolore per giungere alla luce. Una giornata che invita alla riflessione, alla tenerezza, al silenzio. E che ci ricorda che la fede non è fatta solo di gloria, ma di fedeltà nei momenti difficili.
In Valle d’Aosta la Domenica delle Palme è un giorno che ha il sapore di un rito dolce e antico. I rami non sono solo rami: si intrecciano con mele rosse, caramelle colorate, cioccolatini e dolcetti. Non solo per fare festa, ma per guarire. “Quando ti verrà mal di gola – diceva la nonna – ne mangerai un pezzettino e ti passerà.” E c’era quasi da crederci, perché quella era una benedizione prima ancora che un rimedio.
I bambini stringono le Palme come piccoli scettri di festa. Le mostrano agli altri, le confrontano. Chi ha il ramo più ricco, chi ha la mela più grande, chi una caramella incartata in un fiocco fatto a mano. Sono corone silenziose, offerte semplici che raccontano una fede che passa dalle mani e arriva al cuore. Non servono grandi parole. Basta quel gesto: portare a casa un ramo benedetto e metterlo dietro una foto, su una mensola, vicino al letto.
È una domenica che sa di cose vere. Di campanili che suonano più forte. Di famiglie che si ritrovano per la messa, anche se durante l’anno non sempre riescono. Di parole che oggi sembrano più leggere, meno feroci. Perché oggi, anche chi porta pesi grossi cammina con un ramo in mano. E quel ramo racconta una promessa.
E poi ci sono i vecchi, quelli che ricordano quando i rami si scambiavano tra vicini come segno di pace. Quando bastava una carezza sul capo, un bacio sulla fronte e una mela legata a un ramo per sentirsi amati. Oggi molti di loro non ci sono più, ma li si sente lo stesso. Come se ogni ramo portasse anche una voce, un ricordo, una preghiera.
La Valle oggi è più bella, più buona, più lenta. Si ferma, respira, si guarda. E si ricorda che prima della Passione, c’è sempre un gesto di fiducia. Che prima della Croce, c’è un ramo sollevato. E che prima della Resurrezione, ci sono queste piccole liturgie fatte di mele, caramelle, e mani che stringono forte qualcosa che non vogliono dimenticare.
Perché la Domenica delle Palme, qui da noi, non è solo una data. È un racconto che si rinnova. E oggi, ancora una volta, ci trova tutti un po’ bambini. Con le tasche piene di dolci. E il cuore pieno di speranza.