Cittadinanzattiva esprime grande preoccupazione per l'approvazione del Decreto sicurezza, definendo allarmante sia il metodo che il merito del provvedimento. Con una decisione che bypassa completamente il Parlamento, il Governo ha scelto di ricorrere alla decretazione d’urgenza, una forzatura grave delle regole costituzionali, in un contesto già segnato da un iter legislativo travagliato sul Disegno di legge di iniziativa governativa. Questa mossa, che scavalca il normale percorso legislativo, ha sollevato un ampio dibattito sulla trasparenza e sulla legittimità delle decisioni prese.
Nel merito, il Decreto sicurezza mantiene gli stessi contenuti e l’impianto del disegno di legge precedente, senza apportare significativi cambiamenti se non qualche modifica superficiale che recepisce parzialmente i rilievi del Presidente della Repubblica. Il provvedimento punta a inasprire ulteriormente le pene e a moltiplicare i reati, privilegiando la repressione penale come unica risposta ai problemi sociali. Un approccio che finisce per colpire le categorie più vulnerabili della società, tra cui i migranti, le persone detenute nelle carceri e gli attivisti per i diritti umani. Le proteste non violente, come quelle per il diritto alla casa o per la tutela dell’ambiente, vengono trattate come atti di disobbedienza civile e penalizzate severamente, alimentando un clima di repressione che mina la libertà di espressione e manifestazione.
Un aspetto particolarmente preoccupante riguarda la situazione delle donne in carcere. Nonostante un apparente passo avanti con l’introduzione dell’obbligo di custodia cautelare in Icam, invece della facoltà come nel precedente disegno di legge, la realtà resta invariata. Le strutture penitenziarie, anche se destinate alla custodia delle donne in gravidanza o con neonati, non sono sufficientemente adeguate per garantire il benessere dei minori e delle madri. La proposta non risponde alle esigenze urgenti di percorsi alternativi alla detenzione in carcere e non risolve il problema dell'incarcerazione dell’infanzia. Cittadinanzattiva ha da sempre lottato per l'attivazione di soluzioni alternative che permettano alle madri e ai bambini di vivere in un ambiente protetto, lontano dalle rigide strutture penitenziarie.
In questo contesto, la coordinatrice nazionale di Giustizia per i Diritti di Cittadinanzattiva, Laura Liberto, denuncia il pericolo rappresentato da questa impostazione che, anziché risolvere i problemi sociali, li amplifica. La mancata adozione di misure adeguate per proteggere i più deboli, come le madri in carcere, rappresenta un passo indietro rispetto a decenni di battaglie per la tutela dei diritti umani.
Mariagrazia Vacchina, Segretaria regionale di Cittadinanzattiva per la Valle d'Aosta, esprime forte disappunto per la mancata attenzione verso i diritti delle persone più vulnerabili. La battaglia per garantire soluzioni alternative alla detenzione deve continuare, coinvolgendo attivamente tutti i cittadini, affinché il rispetto dei diritti fondamentali non venga mai compromesso. La mancanza di soluzioni concrete in merito a queste problematiche, conclude Vacchina, dovrebbe suscitare imbarazzo e spingere ogni cittadino e cittadina a riflettere sul futuro della giustizia in Italia.