L’albo di aprile ci propone un Dampyr particolarmente introspettivo e riflessivo, che affronta tematiche profondamente personali: un autentico terreno minato, le relazioni familiari. È un coraggioso binomio l’“incubo” / horror associato ai vincoli di sangue, ma che da sempre comporta soluzioni e prospettive artistiche più che convincenti e disturbanti. Giusfredi realizza una sua lettura profonda e personale di tali aspetti: la problematicità della genitorialità e la complessità dell’essere figli trovano una curvatura assai convincente e attuale nella sua sceneggiatura, che presenta personaggi, noti e inediti, ricchi di sfaccettature.
Generazioni di entità misteriose e senza tempo incrociano il loro destino. Pur conservando l’aura soprannaturale e potente della loro essenza tenebrosa, falliscono in quello che costituisce uno scoglio da sempre per molti padri e figli: la comunicazione. Spesso in famiglia si mente o manca il coraggio di fidarsi e affidarsi a chi teoricamente dovrebbe volere il nostro bene. Dampyr rinnega una “parte” importante di sé, ma poi si riconcilia in qualche modo con ciò/chi teme.
Praga, magica ed esoterica, crocevia del Bene e del Male, rappresenta il più affascinante “non luogo” reale da raccontare. C’è chi vacilla nella sua genitorialità e chi vive esclusivamente in funzione dei figli, che diventano l’unica ragione di vita o “non” vita. Nessuna condanna e nessun giudizio; solo la rappresentazione della realtà attraverso il sogno e la visione gotica.
I disegni di Michele Croprera accompagnano adeguatamente una trama intessuta di colpi di scena e dinamismo. Il tratto nervoso e scattante delle inquadrature valorizza i momenti di azione e tensione narrativa della storia. La copertina, davvero interessante e vagamente in linea con le scelte stilistiche dei manifesti horror anni Settanta / Ottanta, propone un Dampyr armato fino ai denti, con alle spalle gli occhi spiritati della sua futura Nemesi, il tutto tra vapori sulfurei e bagliori sinistri rosso sangue.