Ne primo pomeriggio di oggi, una tragedia ha colpito in modo devastante il Passo dei Salati, un angolo di montagna che ogni giorno affascina con la sua maestosità. Ma oggi, tra le vette innevate e l'aria gelida, il destino ha deciso di mettere alla prova il coraggio di chi sfida le montagne. Un gruppo di quattro persone, tutte straniere, aveva deciso di affrontare le nevi di Gressoney, ignaro che il cielo apparentemente sereno celasse una minaccia letale.
Mentre si stavano avventurando tra le piste deserte, la montagna ha parlato con un fragore sordo e inaspettato: la neve, un’apparente distesa di pace, ha ceduto di colpo, liberando una valanga che ha inghiottito il gruppo con la violenza di un animale predatore. La furia della neve ha travolto un solo membro del gruppo, un freerider che non ha avuto scampo, trascinato in un abisso di neve e roccia. Il suo corpo è stato sbalzato su un salto di rocce, dove la sua vita è stata messa in bilico, tra la speranza di essere raggiunto e il timore che il suo destino fosse ormai segnato.
Le condizioni meteo erano terribili: una nebbia fitta avvolgeva tutto, il vento sferzava con forza e la temperatura scendeva rapidamente sotto lo zero. L’elicottero, pronto a decollare per portare i soccorsi, è stato costretto a fare retromarcia, incapace di affrontare le condizioni avverse. Ma il soccorso non si è fermato, e non c’era tempo da perdere: ogni minuto che passava avvicinava il giovane freerider alla morte. Non c'era spazio per la disperazione, solo per l'azione. L’equipaggio, deciso a non arrendersi, ha preso la decisione di salire ancora più in alto. Un mezzo battipista, messo a disposizione dal comprensorio Monterosaski, ha trasportato la squadra a circa trecento metri di quota, un cammino arduo, quasi sovrumano, che li ha condotti verso la zona più vicina al luogo della tragedia.
Ma l’imprevisto non era finito. La montagna, fredda e indifferente, continuava a giocare con le loro vite. La squadra, con la forza di chi sa che ogni secondo è decisivo, ha continuato l'avanzata con la tecnica scialpinistica, l’unica che, tra i nevai e le rocce insidiose, poteva garantire un minimo di speranza. Mentre il tempo sembrava dilatarsi, ogni passo diventava una lotta contro la natura e contro l’orologio.
In quel momento di terrore e incertezza, una seconda squadra di soccorso è giunta in rinforzo: un altro cinofilo, un tecnico esperto e due Pisteur Secouriste. La speranza, che per un attimo aveva vacillato, tornava a farsi strada nel cuore degli uomini e delle donne impegnati in quella corsa contro il destino. E finalmente, dopo quello che è sembrato un eternità, il corpo del freerider è stato raggiunto. La sua condizione era critica: la forza della valanga aveva lasciato il suo segno, ma la sua vita non era ancora perduta.
Con una precisione chirurgica, la barella è stata sistemata, e il ferito è stato trasportato verso il basso, tra mille difficoltà, fino a raggiungere il punto in cui, finalmente, il gatto delle nevi è intervenuto. Il mezzo ha permesso di proseguire il trasporto, riducendo il rischio di un ulteriore danno, mentre la squadra non mollava mai la presa, sempre più determinata a portare a termine la missione.
Lungo il cammino, la montagna sembrava non voler mollare la sua presa. Ogni passo era una fatica, ogni respiro era affannoso, eppure il soccorso non ha mai vacillato. Il battipista ha proseguito il suo tragitto, trasportando il ferito fino al Gabiet, dove finalmente l'elicottero è tornato a prendere in carico il paziente. Ma la montagna non si era ancora fermata: la discesa continuava, con il battipista che, dopo aver accompagnato il ferito fino al punto di partenza, ha completato l’ultimo tragitto fino a Staffal, con un coraggio che rasentava la follia.
Al pronto soccorso, il paziente è stato accolto e subito sottoposto a trattamenti urgenti. Ma le sue condizioni restano gravi. Le ore successive si trascorreranno in una lunga attesa, tra i macchinari dell’ospedale e l'incertezza di un destino che, ancora una volta, ha dimostrato di non essere mai prevedibile.
Nel frattempo, l'equipaggio di Sa1, dopo aver dato tutto per il salvataggio, è stato sostituito da un secondo team, pronto a rispondere a eventuali altre chiamate di emergenza, consapevoli che la montagna non è mai un luogo sicuro, nemmeno per chi ha la preparazione e il coraggio di affrontarla. Ogni passo fatto oggi è stato una sfida, ogni respiro un atto di speranza. Ma quella speranza, adesso, è riposta nelle mani dei medici, che faranno tutto il possibile per salvare una vita strappata dal gorgo della neve.