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CRONACA | 12 marzo 2025, 21:53

Corteggiare o molestare? La delicatezza della linea di confine nella tutela delle donne

Nel dicembre scorso il Tar della Valle d'Aosta aveva annullato l'ammonimento del questore nei confronti di un uomo che per mesi aveva tentato approcci sentimentali nei confronti di una maestra che insegna nella scuola delle proprie due figlie

Giuseppina Adamo

Giuseppina Adamo

La presidente del Tar, Giuseppina Adamo, ha cercato di spiegare il contesto in cui è maturata la decisione, sostenendo che il clamore suscitato dalla vicenda sia legato principalmente al fatto che a emettere la sentenza fosse stato un collegio giudicante tutto femminile. Secondo Adamo, questo avrebbe dovuto escludere qualsiasi sospetto di un atteggiamento maschilista. Tuttavia, la questione solleva interrogativi fondamentali sul confine tra corteggiamento e stalking, e sul fatto che comportamenti apparentemente innocui possano effettivamente nascondere un sottile abuso psicologico, che non sempre è facile da riconoscere.

L’episodio ha riaperto una riflessione più ampia sullo strumento dell’ammonimento come misura di prevenzione. Adamo ha sottolineato che tali strumenti di protezione, pur essendo di natura amministrativa, hanno effetti significativi sulla vita degli individui e devono quindi essere applicati con prudenza e discrezione. Le decisioni prese in questi casi sono delicate e la valutazione della gravità dei comportamenti deve essere affidata a funzionari esperti che sappiano distinguere con precisione i comportamenti accettabili da quelli che, pur non essendo immediatamente violenti, possono sfociare in situazioni di pericolo per la vittima.

Un aspetto fondamentale sollevato dalla presidente riguarda la crescente critica da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nei confronti di misure preventive che, pur non essendo sanzioni penali, potrebbero avere un effetto simile a una condanna. L’applicazione di misure restrittive, come l’ammonimento, è particolarmente delicata, poiché, pur mirando a prevenire il danno, potrebbe risultare troppo severa o ingiustificata in assenza di un’attenta valutazione del rischio.

Questo episodio dimostra quanto sia difficile tracciare una linea netta tra libertà personale e protezione della vittima, soprattutto in un contesto in cui i confini tra ciò che è considerato corteggiamento e ciò che è molestia possono sfumare facilmente. L’orientamento giuridico sul tema deve evolversi per rispondere adeguatamente a questa complessità, tutelando le donne da ogni forma di abuso, anche quella che si manifesta in modo più sottile e meno evidente.

In definitiva, l’attenzione deve rimanere alta per evitare che decisioni come quella del Tar vengano interpretate come un segnale di minore protezione per le donne. Corteggiare non deve mai essere sinonimo di prevaricazione, ma non deve nemmeno diventare un alibi per ignorare comportamenti che, sebbene non sempre eclatanti, possono causare disagio e paura. La legge deve saper interpretare correttamente ogni situazione, per garantire a tutte le persone, e in particolare alle donne, di vivere libere da ogni forma di molestia, fisica o psicologica.

pi/red

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