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FEDE E RELIGIONI | 11 marzo 2025, 12:01

Dalla Calabria racconti dei "Figli venuti dal mare"

L'intervista a Giovanni Fortugno, autore assieme a Luca Luccitelli, del libro "Figli venuti dal mare"

Dalla Calabria racconti dei "Figli venuti dal mare"

Di Simone Baroncia - ACI Stampa

Dallo scorso dicembre è nelle librerie il libro ‘Figli venuti dal mare’, scritto dal responsabile della ‘Casa dell’Annunziata’ di Reggio Calabria’, Giovanni Fortugno, e da Luca Luccitelli, responsabile dell’ufficio stampa dell’associazione ‘Papa Giovanni XXIII’, che racconta le storie di dolore e di speranza di minori stranieri che sono arrivati soli sulle coste dell’Italia e che sono stati accolti nella Casa dell’Annunziata, una struttura di accoglienza per minori stranieri non accompagnati (Msna) gestita dalla Comunità fondata da don Benzi: “Le storie che abbiamo raccontato sono simili a quella della ragazzina di 11 anni salvata nel Canale di Sicilia, unica sopravvissuta nel naufragio dell’imbarcazione su cui si viaggiava”. E nel 2023 sono stati 23.000 i minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia. Se all’inizio il fenomeno riguardava ragazzi maschi soprattutto nordafricani, prossimi alla maggiore età, oggi i minori che sbarcano sulle coste italiane sono sempre più piccoli. Basti pensare che i minori di 14 anni che sono arrivati, soli, in Italia nel 2023 sono stati 3.600. Nel volume, i minori diventano ‘figli’ perché come tali sono accolti dalla ‘Casa dell’Annunziata’, come si legge nel prologo: “Non abbiamo potuto proteggerli, accompagnarli, sostenerli lungo il viaggio. Lo facciamo qui. La peculiarità di questa casa, rara se non unica, è quella di ricreare un clima familiare unitamente alla presenza di figure professionali”. 

Il libro racconta i viaggi di 7 tra questi “figli”: Joy, Fatou, Abel, Yonas, Mir, Fatima e Mamadou, giunti in Italia dalla Somalia, Eritrea, Afghanistan e da altri Paesi dalla situazione politica e sociale difficile, attraversando il deserto ed il mare, dopo essere stati prigionieri, torturati, separati dalle loro famiglie. I loro viaggi, nelle pagine del testo, si intrecciano con l’analisi della situazione geopolitica dei Paesi di provenienza e di quelli che hanno attraversato, tra i più insicuri al mondo, intrecciandosi con la realtà della Casa dell’Annunziata dove (accanto a volontari che fanno loro da padre e da madre, portando umanità) ci sono anche le figure professionali dei mediatori culturali, della psicologa, dell’assistente sociale. 

Da Giovanni Fortugno, coautore del libro, ci facciamo raccontare il motivo del titolo: “Premesso che nel 2011 l’associazione ‘Papa Giovanni XXIII’ mi diede la responsabilità del servizio ‘immigrazione’, nelle attività effettuate tra Italia e Grecia abbiamo dato vita a Reggio Calabria con il supporto della diocesi al ‘Coordinamento ecclesiale sbarchi’ e nel 2013 iniziammo a partecipare agli sbarchi.(ne ho vissuti circa 380 circa 70.000 persone sbarcate di cui 8.000 minori non accompagnati). Alla fine di uno di questi sbarchi, avvenuto dalla nave San Giorgio della Marina militare, arrivarono a Reggio 1080 persone, tra i quali un cadavere, composte per lo più da siriani. Quando finimmo a sera tardi, sfiniti, tornando a casa pensavo ai tanti bambini, i quali fino a prima della guerra in Siria vivevano la loro vita serena (non dimentichiamoci che la Siria era definita la Svizzera dell’Oriente), in poche settimane tutto è cambiato con lo scoppio della guerra. Allora mi feci questa domanda: ma se questo dovesse avvenire in Italia io che cosa chiederei per i miei figli? L’altro motivo è il rapporto che abbiamo con i genitori dei nostri bambini; la maggior parte di loro, ringraziandomi, non fanno altro che dire ‘ti affido mio figlio’. I Msna sono riconosciuti attraverso questo acronimo, ma di fatto sono figli come se fossero i nostri”. 

Quali storie raccontano i ‘figli venuti dal mare’? 

“Sono 8 di 200 storie di bambini/ragazzi accolti da noi in questi anni e raccontano della loro famiglia, del loro Paese, del viaggio, di sofferenze, morte, torture, ma di speranze per un futuro tutto da costruire”. 

Da dove è nata l’esigenza di raccontare queste storie? 

“Oggi il tema dell’immigrazione è diventato il tema della vita sociale di tantissimi Stati, vissuto come il problema principale dei nostri giorni, riguarda aspetti geopolitici,  guerre, interessi economici…Le prospettive possono essere tante su questo tema: la nostra è stata quella che viviamo quotidianamente ed è la vita di bambini/fanciulli che a rischio della loro vita, iniziano il loro ‘sogno’ attraverso un viaggio traumatico (di questo ne hanno coscienza); per questo cito la testimonianza di uno dei miei ragazzini che afferma: ‘mia madre nel pensarmi morto sicuro nel mio Paese ha preferito farmi rischiare la morte per un possibile futuro di vita in un paese lontano’. Quindi l’esigenza di raccontare alla tante mamme e papà questa prospettiva e solo attraverso questi racconti/testimonianze vorremmo che si guardasse a questi piccoli con una prospettiva diversa”.     

Cosa avete provato davanti al suo riconoscimento? 

“Beh direi pure bambino, visto che aveva solo 10 anni quando si è ritrovato in Libia nelle mani di questi trafficanti. Noi conoscevamo la sua storia e ciò che aveva vissuto durante il suo viaggio,ci aveva dato dei nomi dei trafficanti con i quali lui era stato a contatto. Ci parlava sempre del ‘capo con la divisa’, riconosciuto durante le attività proposte ai ragazzi (noi facciamo la lettura dei quotidiani); e nella lettura di uno di questi ha visto le foto di Almasri, il nostro M. lo ha riconosciuto subito ed ha iniziato ad urlare: ‘E’ lui, è lui il capo!’ Non è purtroppo il primo trafficante, torturatore, con il quale ci siamo scontrati in questi anni. La rabbia è sempre la stessa, perché non sono i poveri ‘cristi’ che portano i barchini e vengono arrestati poi in Italia, ad essere responsabili. In effetti spesso sono i migranti stessi che per pagarsi il viaggio fanno questo, ma i veri responsabili sono gente come Almasri: riteniamo una grave ingiustizia quello che è successo”. 

Per quale motivo fuggono dai loro Paesi? 

“I motivi possono essere molteplici come guerre, carestie, motivi politici e religiosi. Voglio fare un esempio molto attuale: la Repubblica Democratica del Congo sta vivendo una guerra civile, in quanto i due paesi confinanti (Rwanda e Uganda) da sempre con mire espansionistiche ne stanno approfittando. Infatti non tutti sanno che tra le molte risorse del sottosuolo della Repubblica Democratica del Congo c’è il ‘coltan’, che è un minerale essenziale per produrre tutti i dispositivi elettronici, in particolare telefoni cellulari, computer… Da tempo a vario titolo le organizzazioni umanitarie hanno denunciato lo sfruttamento dei bambini in queste miniere per l’estrazione di tale  materiale. Ebbene la commissione dell’Unione Europea ha firmato un accordo con i due Paesi invasori (Rwanda ed Uganda) per lo sfruttamento delle risorse minerarie della Repubblica Democratica del Congo. Altro che aiutiamoli a casa loro!” 

fonte Aci Stampa

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