CRONACA - 10 marzo 2025, 14:53

Sanità in Valle d'Aosta: Diritto alla salute o lotto alla lunga attesa?

Le liste d’attesa per le visite e gli esami con il Servizio Sanitario Nazionale in Valle d'Aosta sono diventate un problema sempre più grave, come confermato dall’indagine di Altroconsumo che evidenzia l’assenza di rispetto dei tempi massimi previsti dalla legge

Foto di repertorio

Sebbene le normative stabiliscano dei limiti per le attese, la realtà è ben diversa. Infatti, più della metà delle visite (52%) e un terzo degli esami (36%) superano abbondantemente questi tempi, con attese che mediamente arrivano a circa 105 giorni. Situazioni particolarmente critiche riguardano prestazioni sanitarie fondamentali per la diagnosi di malattie gravi, come mammografie e colonscopie, per le quali i tempi di attesa arrivano a superare i cinque mesi, mettendo a rischio la salute dei cittadini.

Altroconsumo ha rilevato che, anche quando le prestazioni sono considerate urgenti, i tempi di attesa non rispettano le priorità stabilite. Il 76% delle visite e degli esami con priorità "urgente" o "breve" non vengono effettuati nei tempi stabiliti, aggravando ulteriormente la situazione per chi si trova a dover affrontare problemi di salute gravi. In molti casi, le liste di attesa per alcune prestazioni possono superare addirittura l’anno, come nel caso delle mammografie, per le quali il 18% dei pazienti ha dovuto attendere più di 12 mesi. La situazione è ulteriormente peggiorata rispetto a qualche anno fa: il 64% degli intervistati ha dichiarato di essere insoddisfatto dei tempi di attesa, un dato in aumento rispetto al 50% registrato nel 2018.

Un altro problema emerso dall’indagine riguarda la difficoltà di prenotare una visita o un esame. Nel 26% dei casi, non è stato possibile prenotare alcun appuntamento a causa della chiusura delle agende, una pratica che risulta illegale secondo la normativa vigente. Le difficoltà aumentano ulteriormente con la lontananza delle strutture sanitarie (13%), la difficoltà di contattare il CUP o la struttura (11%) e la lunga attesa telefonica.

Per far fronte a queste problematiche, molti cittadini sono stati costretti a rivolgersi alla sanità privata. Circa il 30% degli intervistati ha scelto di ricorrere a un medico privato per evitare le lunghe attese, spendendo in media 138 euro per una visita, con punte che arrivano fino a 725 euro. Questo incremento della spesa privata, tuttavia, non è accessibile a tutti, e il 3% ha addirittura rinunciato a sottoporsi alla visita prescritta per motivi economici. Il Rapporto GIMBE 2023 conferma che la spesa sanitaria delle famiglie italiane è aumentata drasticamente, con un incremento del 10,3% rispetto all’anno precedente, un segnale preoccupante di come i costi per l'accesso alle cure stiano diventando sempre più insostenibili per molti.

Questa situazione evidenzia una grave disfunzione nel Sistema Sanitario Nazionale, che continua a soffrire a causa di anni di tagli e di una gestione inadeguata delle risorse, con carenze di medici e infermieri e una pianificazione inefficace. Le lunghe attese e la carenza di strutture e risorse sono il frutto di una sanità pubblica che non riesce a garantire a tutti i cittadini il diritto fondamentale alla salute in tempi adeguati. In questo contesto, la sanità privata e le assicurazioni sanitarie sono diventate per molti una soluzione alternativa, ma questo non può e non deve essere la risposta. La crisi del Servizio Sanitario Nazionale deve essere affrontata con interventi strutturali urgenti, come l'aumento dei fondi, il miglioramento della pianificazione e l'assicurazione di una maggiore equità sul territorio.

L'inadeguatezza della situazione in Valle d'Aosta, come in molte altre regioni, rende urgente una riflessione sul futuro del nostro sistema sanitario, affinché non si rinunci definitivamente a un diritto costituzionale fondamentale, quello alla tutela della salute.

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