ATTUALITÀ - 01 marzo 2025, 09:04

In edicola dal 28 febbraio Dylan Dog “Opera al nero”: la sinfonia del male

L’albo racconta l’affascinante mondo del teatro e della musica classica; realtà caratterizzata di per sé da molteplici leggende, rituali, fascinazioni esoteriche.

E'in edicola dal 28 febbraio il n. 462 di Dylan Dog, dal titolo “Opera al nero”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, con soggetto e sceneggiatura di Simeone Sveva, disegni di Franco Saudelli, copertina dei fratelli Raul e Gianluca Cestaro.

L’albo racconta l’affascinante mondo del teatro e della musica classica, realtà caratterizzata di per sé da molteplici leggende, rituali e fascinazioni esoteriche, un “humus” veramente adatto a inscenare un’avventura davvero adrenalinica per il nostro indagatore dell’incubo.
I riferimenti letterari e culturali non mancano: da E. A. Poe, per la presenza inquietante del ritornello “Mai più”, affidato a lisergici e famelici corvi dallo sguardo allucinato, a un’inquietante presenza dai tratti similari al fantasma dell’opera.

Arcano, horror e superstizione si intrecciano a tematiche molto attuali, quali l’ambizione sfrenata, la ricerca ossessiva della fama, l’autocelebrazione dell’artista che finisce col perdere il senso della realtà e smarrirsi in un vortice di delirio narcisistico.
Qualcuno insegue l’approvazione del pubblico a tutti i costi, spesso accantonando ogni altro riferimento; c’è chi rincorre sensazioni o esperienze estreme, nella speranza che l’ispirazione e l’estro creativo vi si accompagnino.

Non sempre è così, come il nostro old boy conclude alla fine di un episodio che sorprende per la varietà di contenuti e l’efficacia del binomio indagine poliziesca affiancata all’esplorazione del tenebroso mondo paranormale; già, perché mistero e sventura accompagnano da sempre la leggenda riguardante la Nona Sinfonia di molti compositori.

Trama e struttura narrativa di Simeone Sveva, ben “orchestrate” (è proprio il caso di dirlo), disegni molto incisivi e pregnanti di reminiscenze cinematografiche importanti; interessante la somiglianza del direttore d’orchestra, Richard Miles, con il regista Giorgio Strehler.
La figura allampanata e caracollante di Dylan attraversa i meandri del teatro e dell’ossessione umana con claudicante rispetto per la nostra fragilità.

La copertina dei Cestaro, di forte impatto, ritrae Dylan in procinto di assistere a uno spettacolo di morte: una vittima orrendamente sfigurata e sanguinante viene sovrastata da neri corvi, che minacciosamente turbinano sulla platea priva di spettatori, attori protagonisti assoluti della storia.

prof. Romano Pesavento