Secondo il report della Fondazione GIMBE, nel 2022 la Valle d'Aosta ha registrato un saldo negativo nella mobilità sanitaria, pari a -€ 11,9 milioni. Questo significa che la regione ha speso di più per le cure dei suoi residenti che si sono recati in altre regioni per ricevere prestazioni sanitarie rispetto a quanto ha incassato per curare pazienti provenienti da altre regioni.
In particolare, la regione ha avuto un "debito" di € 27,4 milioni (per le cure ricevute da residenti in altre regioni) e ha incassato "crediti" per € 15,5 milioni (per le cure fornite a pazienti provenienti da altre regioni). Questo squilibrio contribuisce al saldo negativo della mobilità sanitaria per la Valle d'Aosta.
Dunque, nel 2022, la Valle d'Aosta ha registrato un saldo negativo della mobilità sanitaria regionale pari a 11,9 milioni di euro, sebbene si tratti di una cifra inferiore rispetto all’anno precedente (-1,6 milioni di euro). La regione si trova in una posizione di lieve svantaggio rispetto ad altre realtà italiane, con un saldo di mobilità passiva che si traduce in un esborso superiore rispetto alle risorse ricevute per le prestazioni sanitarie erogate ai pazienti provenienti da altre regioni. In particolare, la Valle d'Aosta si colloca al 21° posto sia per crediti (15,5 milioni di euro) che per debiti (27,4 milioni di euro).
Questi numeri sono espressione di una realtà più ampia, quella della mobilità sanitaria interregionale, che ha raggiunto nel 2022 un valore complessivo di 5,04 miliardi di euro, un record mai raggiunto prima e una crescita significativa rispetto ai 4,25 miliardi dell’anno precedente.
Questa dinamica non è un fenomeno isolato, ma fa parte di una tendenza più ampia che riflette le disuguaglianze strutturali tra le diverse regioni italiane, con il divario tra il Nord e il Sud sempre più marcato. Le analisi della Fondazione GIMBE, presieduta da Nino Cartabellotta, mettono in luce un fenomeno di crescente migrazione sanitaria, con un flusso di pazienti che si spostano principalmente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord, come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che continuano a incassare la maggior parte delle risorse destinate alla sanità.
Nel contesto della Valle d'Aosta, la situazione evidenzia una dipendenza significativa dalle strutture sanitarie di altre regioni per far fronte alle esigenze di salute dei propri residenti. La mobilità sanitaria attiva, ovvero quella che riguarda i pazienti che si recano in altre regioni per ricevere cure, rappresenta solo una parte del quadro complessivo. In Valle d'Aosta, le strutture private, che giocano un ruolo sempre più centrale nell'erogazione delle prestazioni sanitarie, sono in grado di attrarre solo il 16,9% del valore totale della mobilità sanitaria regionale, un dato molto inferiore alla media nazionale del 54,4%.
Questo scenario riflette una carenza di offerta sanitaria locale in grado di attrarre pazienti da altre regioni, ma anche un divario nella qualità delle prestazioni offerte dalle strutture sanitarie regionali. Nino Cartabellotta, commentando i dati, ha evidenziato come questo squilibrio non sia più una semplice criticità, ma una vera e propria frattura strutturale che rischia di acuirsi con l'approvazione della legge sull'autonomia differenziata, una riforma che, senza correttivi adeguati, potrebbe accentuare le disuguaglianze e trasformare il diritto alla salute in un privilegio legato al luogo di residenza.
Le diseguaglianze territoriali che emergono dalla mobilità sanitaria interregionale sono un segnale di allarme per il Servizio Sanitario Nazionale, che rischia di subire un indebolimento strutturale, con conseguenti ricadute sociali ed economiche. La Fondazione GIMBE, attraverso il suo presidente, ha quindi sollecitato l’adozione di politiche sanitarie mirate, con investimenti adeguati e riforme coraggiose, per evitare che il divario tra Nord e Sud si trasformi in una frattura insanabile, penalizzando ulteriormente i cittadini più fragili.