La Giornata fu istituita nel 2004 con la legge n. 92 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
«Ricordare queste tragedie - ha detto il Presidente dell'Assemblea, Alberto Bertin - significa riaffermare i valori della pace, del rispetto e del dialogo tra i popoli. Che questa giornata sia un monito per preservare la memoria storica e costruire un futuro basato sulla solidarietà, sulla comprensione reciproca e sul superamento dei nazionalismi in una prospettiva europea.»
Il Capogruppo della Lega Vallée d'Aoste, Andrea Manfrin, ha voluto ricordare la figura di Arnaldo Harzarich che «fu il primo a scoprire i corpi degli italiani rapiti e trucidati dai partigiani di Tito. Con la sua squadra di vigili del fuoco trovò 204 corpi e ne scoprì altre centinaia che fu impossibile recuperare e scoprì che i titini avevano installato delle antenne per trasmettere in diretta radio le fucilazioni. I partigiani slavi cercarono di impedire le sue ricerche e, anche dopo il suo trasferimento in altro luogo, subì degli attentati: l'odio dei partigiani comunisti titini fu cieco e insaziabile e si scagliò contro chiunque avesse la colpa di essere italiano. Purtroppo anche l'accoglienza in Italia degli esodati fu caratterizzata da una diffusa indifferenza e anche ostilità da parte di quelle forze e partiti che si richiamavano alla stessa ideologia di Tito. Il mancato riconoscimento della loro sofferenza fu per loro fonte di ulteriore sofferenza. Finalmente questo capitolo tragico della storia italiana è stato riportato alla luce a dispetto di tutti i negazionisti che cercano di rendere meno cruento questo dolore. Nessuna squallida provocazione può ridurre il ricordo della vergogna di quanto successo e dei mandanti politici di quell'eccidio. Non c'è giustificazione per la bieca uccisione di dieci mila persone.»
Per il Capogruppo di Pour l'Autonomie, Aldo Di Marco, «la legge del 2004 ha restituito al Paese la memoria di quei fatti, dimostrando come uno Stato democratico non possa prescindere dalla condivisione piena del passato per costruire il suo presente e il suo futuro. La memoria è l'unico baluardo contro ogni forma di dittatura, l'unica fonte da cui trarre insegnamenti per costruire società tolleranti, fondate sul rispetto delle reciproche differenze affinché non si ricreino le stesse condizioni che hanno portato a simili vicende. La memoria non ha colore politico - non è di destra né di sinistra - ma supera questa situazione storica per affermarsi come patrimonio dell'intera umanità, che è il pilastro del percorso di ogni popolo.»
«La tragedia delle Foibe fu una vera e propria pulizia etnica, un tentativo di cancellare la presenza italiana - ha sottolineato il Consigliere Christian Ganis (FI) -. Come gruppo politico sentiamo forte il dovere di ricordare quelle vittime innocenti. Purtroppo ancora oggi, nel XXI secolo, siamo testimoni di atrocità simili, di conflitti sanguinari come quelli di Gaza e in Ucraina, che ci mostrano la distruzione, la brutalità delle violenze e la sofferenza dei civili. Questi eventi, così come la tragedia delle Foibe, ci portano a interrogarci sulla capacità dell'uomo di infliggere dolore e morte ai propri simili. Domande che non possiamo eludere se vogliamo costruire un futuro di pace e convivenza civile. Serve un impegno ancora maggiore per la costruzione di un mondo più giusto e pacifico, in cui il dialogo, la diplomazia e il rispetto dei diritti umani siano dei valori imprescindibili. In questo spirito auspichiamo che la nostra regione continui a promuovere iniziative di approfondimento storico e culturale legato alle tragedie delle Foibe, coinvolgendo scuole, associazioni e l'intera cittadinanza: solo attraverso la conoscenza e la consapevolezza possiamo evitare di ripetere gli errori del passato e costruire così un futuro di pace per tutti.»
Il Capogruppo dell'Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz, ha osservato: «Queste Giornate ci devono servire per fare dei ragionamenti per bandire la guerra, ma se diventano dei momenti di propaganda e di protagonismo non andiamo lontano. L'UV, da sempre condanna, tutte le violenze. Vivo con grande imbarazzo queste Giornate - quella della Memoria e quella del Ricordo -, perché c'è chi le utilizza per dire di essere dalla parte giusta della storia: questo è un insulto allo spirito di queste ricorrenze. Bisogna fare un passo avanti, evidenziando, da un lato, l'obbrobrio di quanto hanno vissuto le vittime di tutte le atrocità e, dall'altro, cercando di dare un contributo alla riconciliazione.»
«La tragedia delle Foibe è stata dimenticata per decenni e fu riconosciuta solo alla fine degli anni 90 ma è spesso caduta in una strumentazione ideologica, paragonata alla Shoah, nel tentativo di attenuare le atrocità commesse dai nazifascisti nei confronti degli ebrei - ha commentato la Consigliera di PCP Chiara Minelli -. Gli storici hanno cercato di ricostruire la situazione sulla base di fonti attendibili e verificabili analizzando il contesto riferito a un territorio multinazionale oggetto nel ventennio e durante la guerra di numerose violenze da parte del fascismo. È giustissima la richiesta dei familiari e delle vittime delle foibe e degli oltre 300mila esodati di celebrare il ricordo, e occorre condannare le innegabili violenze avvenute in nome del comunismo, ma non si possono dimenticare il contesto e le violenze innescate dal fascismo negli anni precedenti. Le terribili violenze, come sempre e come in tutte le guerre, anche quelle odierne, hanno riguardato in larga parte i civili, vittime inermi.»
Per il Capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, «oggi ricordiamo una pagina nera della storia, che non bisogna negare o dimenticare: è la storia, e le cause sono conosciute e scritte nei libri di testo. Queste pagine drammatiche hanno sempre un’origine, che passa attraverso vendette e nuovi assetti geopolitici in seguito ad eventi bellici o occupazionali. A subire sono sempre gli altri: bisogna vedere da che prospettiva si guarda, ma gli altri sono incastrati nella storia di quel periodo. A noi rimangono il Ricordo e la Memoria: giornate che non sono una più importante dell'altra, ma sono un invito alla pacificazione e alla conciliazione per vivere in pace. È necessario richiamare tutti al proprio dovere e alle proprie responsabilità.»
«Pensando a quello che è passato, non possiamo non parlare del presente: bisogna ricordare, non solo Gaza, ma anche l'Ucraina - ha affermato il Consigliere Diego Lucianaz (RV) -. Ancora questa mattina ci sono giovani che muoiono a causa di questa guerra, mentre l'Unione europea continua a lanciare messaggi belligeranti, anziché parlare di pace. Una posizione vergognosa e deprecabile di questo organismo che è sostenuto anche da membri del partito dell'Union Valdôtaine.»