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Chez Nous | 10 febbraio 2025, 08:00

Devoirs et clientélisme

Doveri e clientelismo

Devoirs et clientélisme

L'ultimo post di Christian Sarteur, responsabile politico di Pays d'Aoste Souverain, evidenzia una dinamica scomoda e profondamente radicata nella nostra regione, ma anche a livello nazionale: il clientelismo, che sembra essere diventato la vera essenza del potere sotto il governo centrale guidato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

La polemica è esplosa dopo che i vertici di Fratelli d'Italia VdA hanno definito Luigi Fosson, presidente degli albergatori valdostani, un "ingrato" per aver criticato i ristori destinati agli imprenditori colpiti dalle inondazioni di giugno, arrivati direttamente da Roma. La risposta di Sarteur è stata un'accusa diretta: i neo-simpatizzanti del "ventennio" (il ventennio all'indietro) si rivelano per ciò che sono, rappresentanti di un sistema che non conosce altro che il linguaggio del clientelismo e del favoritismo, proveniente direttamente dalla cima del governo.

A questo punto, è impossibile ignorare il quadro che si sta delineando: il clientelismo è diventato una pratica quasi legittima, un sistema consolidato a livello nazionale, che si confonde con il servizio pubblico, e che troppo spesso confonde i doveri di chi dovrebbe lavorare per la comunità con l'obbligo di soddisfare gli interessi privati e di parte. Il governo di Meloni e Salvini sembra aver fatto del clientelismo la pietra angolare della sua gestione politica, trasformando la gestione delle risorse pubbliche in una questione di scambi, di servizi e di relazioni. Chi dovrebbe servire l'interesse generale si ritrova a giocare al distributore di favori, come se fosse un mezzo per garantire una posizione di potere.

Così, chiunque osi mettere in discussione l'azione di questa politica, che si presenta sotto l'apparenza di una benevolenza verso le regioni, viene immediatamente etichettato come "ingrato". Ma a chi serve veramente la politica di Meloni e Salvini? A chi vive e lavora realmente sul territorio o a chi approfitta di un sistema fatto di alleanze strategiche e di servizi resi in cambio di sostegni politici?

In realtà, ciò che accade sotto la superficie delle promesse politiche è ben diverso. Il clientelismo è diventato la norma. In questo sistema, tutto è calcolato per mantenere uno status quo favorevole a chi ha le giuste relazioni, chi è nelle grazie del governo centrale. I neo-simpatizzanti del potere non hanno scrupoli a trattare le risorse pubbliche come una merce di scambio, distribuendole dove serve ai propri interessi politici immediati. La gestione della crisi delle inondazioni è un esempio lampante. Piuttosto che concentrarsi sui reali bisogni delle popolazioni colpite, questa gestione sembra ridursi a un'operazione di comunicazione per fare brillare i leader di Roma.

Questo governo, nel vestirsi dei panni della “benevolenza”, non fa che alimentare un sistema di distribuzione di favori. Non è la solidarietà che prevale, ma l’opportunismo politico. Nel dare l’impressione di voler rispondere ai bisogni dei cittadini, Meloni e Salvini in realtà perseguono una strategia di consolidamento del proprio potere, giocando con gli interessi di pochi per ottenere il sostegno di molti.

La politica del governo Meloni-Salvini è diventata una politica del dono, ma non un dono altruistico. È un regalo avvelenato. Ciò che viene presentato come una soluzione a un problema urgente diventa, in questo contesto, una nuova forma di clientelismo. E gli attori locali, che dovrebbero rappresentare i reali interessi dei loro cittadini, diventano strumenti in questo grande gioco di distribuzione dei benefici politici. Il problema non è solo a Roma, ma si riflette anche sui nostri territori, dove i servizi pubblici, invece di essere un diritto universale, si trasformano in strumenti di potere nelle mani di pochi privilegiati.

In realtà, ciò che viviamo è la perpetuazione di un sistema dove il nepotismo e il familismo sono valori che dettano le politiche pubbliche. Non è l’efficienza o la giustizia sociale a guidare le azioni dei governi futuri, ma la fedeltà e le alleanze di opportunità. I discorsi sulla solidarietà sono facciate, discorsi destinati a dare un’immagine di virtù che, in realtà, nascondono manovre politiche.

La risposta di Sarteur è un appello alla coscienza collettiva, un invito a rompere il circolo vizioso del clientelismo e della politica del favore, che non fa altro che alimentare l'ineguaglianza. Il potere che Meloni e Salvini cercano di costruire sembra seguire la stessa logica di quello che ha dominato la scena politica negli ultimi decenni: un potere che non vuole servire il bene comune, ma mantenere il controllo su ciò che viene distribuito. Piuttosto che governare con responsabilità, cercano di consolidare la loro posizione con favori verso pochi, senza mai interrogarsi su come le loro azioni influenzino davvero la qualità della vita dei cittadini.

La Valle d'Aosta e l'intera popolazione italiana hanno bisogno di un cambiamento radicale, di una politica che metta al centro il bene comune e che sia garante di giustizia e uguaglianza per tutti. Non possiamo più accettare di vivere sotto il giogo di un sistema che privilegia chi è dentro, chi ha le giuste connessioni, chi appartiene a un clan. È ora di chiedere conto a chi ci governa, di smettere di accettare che il clientelismo venga considerato la norma e di lottare per un futuro in cui i doveri siano veramente una responsabilità collettiva e non un piacere per pochi.

È ora di voltare pagina e ridare alla politica il suo vero ruolo: quello di servire la comunità e non di servirsene.

Méditez chers Valdôtains

Doveri e Clientelismo

Le dernier post de Christian Sarteur, responsable politique de Pays d'Aoste Souverain, met en lumière une dynamique gênante et profondément ancrée dans notre région, mais aussi à l’échelle nationale : le clientélisme, qui semble être devenu la véritable essence du pouvoir sous le gouvernement central dirigé par Giorgia Meloni et Matteo Salvini. La polémique a éclaté après que les dirigeants de Fratelli d'Italia VdA aient qualifié Luigi Fosson, président des hôteliers valdôtains, d’"ingrat" pour avoir critiqué les ristournes destinées aux entrepreneurs touchés par les inondations de juin, arrivées directement de Rome. La réponse de Sarteur a été une accusation directe : les néo-sympathisants du "ventennio" (le vent en arrière) se révèlent pour ce qu’ils sont, des représentants d’un système qui ne connaît que le langage du clientélisme et du favoritisme, venant directement du sommet du gouvernement.

À ce stade, il est impossible d’ignorer le tableau qui se dessine : le clientélisme est devenu une pratique presque légitime, un système consolidé au niveau national, qui se confond avec le service public, et qui trop souvent confond les devoirs de ceux qui sont censés travailler pour la communauté avec l’obligation de satisfaire les intérêts privés et partisans. Le gouvernement de Meloni et Salvini semble avoir fait du clientélisme la clé de voûte de sa gestion politique, transformant la gestion des ressources publiques en une question d’échanges, de services et de relations. Ceux qui sont censés servir l’intérêt général se retrouvent à jouer au distributeur de faveurs, comme s’il s’agissait d’un moyen de garantir une position de pouvoir.

Ainsi, quiconque ose remettre en question l’action de cette politique, qui se présente sous l’apparence d’une bienveillance envers les régions, est immédiatement étiqueté comme "ingrat". Mais à qui sert vraiment la politique de Meloni et Salvini ? À ceux qui vivent et travaillent réellement sur le territoire ou à ceux qui profitent d'un système fait d’alliances stratégiques et de services rendus en échange de soutiens politiques ?

En réalité, ce qui se passe sous la surface des promesses politiques est bien différent. Le clientélisme est devenu la norme. Dans ce système, tout est calculé pour maintenir un statu quo favorable à ceux qui ont les bonnes relations, qui sont dans les bonnes grâces du gouvernement central. Les néo-sympathisants du pouvoir n’ont pas de scrupules à traiter les ressources publiques comme une monnaie d’échange, en la distribuant là où cela sert leurs intérêts politiques immédiats. La gestion de la crise des inondations en est un exemple frappant. Plutôt que de se concentrer sur les besoins réels des populations affectées, cette gestion semble se réduire à une opération de communication pour faire briller les dirigeants de Rome.

Ce gouvernement, en se parant des habits de la “bienveillance”, ne fait qu’entretenir un système de distribution de faveurs. Ce n’est pas la solidarité qui prime, mais l’opportunisme politique. En donnant l’impression de vouloir répondre aux besoins des citoyens, Meloni et Salvini poursuivent en réalité une stratégie de consolidation de leur pouvoir, en jouant avec les intérêts de quelques-uns pour capter les voix de beaucoup d’autres.

La politique du gouvernement Meloni-Salvini est devenue une politique du don, mais pas un don altruiste. C’est un cadeau empoisonné. Ce qui est présenté comme une solution à un problème urgent devient, dans ce cadre, une autre forme de clientélisme. Et les acteurs locaux, qui sont censés représenter les intérêts réels de leurs citoyens, deviennent des instruments dans ce grand jeu de distribution de bienfaits politiques. Le problème n'est pas seulement à Rome, il se répercute sur nos territoires, où les services publics, au lieu d’être un droit universel, se transforment en outils de pouvoir entre les mains des quelques privilégiés.

En réalité, ce que nous vivons, c’est la pérennisation d’un système où le népotisme et le familisme sont des valeurs qui dictent les politiques publiques. Ce n’est pas l’efficacité ou la justice sociale qui guidera les actions des gouvernements à venir, mais bien la fidélité et les alliances d’opportunité. Les discours sur la solidarité sont des façades, des discours destinés à donner une image de vertu qui, en réalité, cache des manœuvres politiciennes.

La réponse de Sarteur est un appel à la conscience collective, une invitation à briser le cercle vicieux du clientélisme et de la politique de faveur, qui ne fait qu’entretenir l’inégalité. Le pouvoir que cherchent à construire Meloni et Salvini semble suivre la même logique que celui qui a dominé la scène politique au cours des dernières décennies : un pouvoir qui ne veut pas servir le bien commun, mais maintenir le contrôle sur ce qui est distribué. Plutôt que de gouverner avec responsabilité, ils cherchent à consolider leur position avec des faveurs envers quelques-uns, sans jamais s'interroger sur la manière dont leurs actions affectent réellement la qualité de vie des citoyens.

La Vallée d'Aoste et l'ensemble de la population italienne ont besoin d'un changement radical, d’une politique qui place le bien commun au centre et qui soit garante de justice et d’égalité pour tous. Nous ne pouvons plus accepter de vivre sous le joug d’un système qui privilégie ceux qui sont à l’intérieur, ceux qui ont les bonnes connexions, ceux qui appartiennent à un clan. Il est temps de demander des comptes à ceux qui nous gouvernent, de cesser d'accepter que le clientélisme soit considéré comme la norme et de lutter pour un avenir où les devoirs sont vraiment une responsabilité collective et non un plaisir pour quelques-uns.

Il est temps de tourner la page et de redonner à la politique son véritable rôle : celui de servir la communauté et non de se servir elle-même.

Méditez chers Valdôtains

 

piero.minuzzo@gmail.com

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