Le vendite nel 2024 segnano una preoccupante battuta di arresto nel settore alimentare. A fotografarlo è l'Istat, che rileva una variazione in volume del -0,4%, mentre in valore aumentano del +0,7%. Segno, questo, che le famiglie, a fronte di continui rialzi dei prezzi, continuano ad operare sacrifici e rinunce anche in un settore che tradizionalmente non conosce flessioni, salvo che in situazioni di crisi. Si tratta di un segnale che deve rappresentare un importante campanello di allarme per il Governo, che non può continuare ad ignorare la crescita delle disuguaglianze delle famiglie, che da tempo hanno iniziato a manifestarsi seriamente persino in settori vitali come quello dei consumi alimentari o energetici.
L'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha rilevato, in tal senso, una progressiva e sempre più grave riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); un taglio dei consumi di frutta e verdura (-2,4%); una ricerca sempre più assidua di offerte, sconti e acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51% dei cittadini); un aumento degli acquisti presso i discount (+12,1%).
Gli italiani continuano quindi a tagliare i consumi alimentari, riducendo non solo la quantità, ma anche la qualità dei generi alimentari acquistati. È una tendenza che accompagna la crisi e che trova conferma in diverse ricerche sulla spesa delle famiglie, anche se con percentuali diverse. Il Censis, ad esempio, con l'indagine “Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio”, attesta che sei italiani su dieci avrebbero ridotto gli acquisti alimentari, per un totale di 15,4 milioni di famiglie costrette a tirare ulteriormente la cinghia negli ultimi due anni. Nel dettaglio, oltre 12,3 milioni di famiglie avrebbero deciso di ridimensionare gli sprechi nei propri consumi alimentari (48,1%), mentre 3,1 milioni avrebbero tagliato i consumi essenziali (12,3%).
Meno rilevante la caduta dei consumi alimentari per l'Istat. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, la spesa per alimentari sarebbe passata da 468 a 461 euro tra il 2012 e il 2013, quindi con un calo abbastanza contenuto, anche se la rinuncia maggiore riguarderebbe la carne (meno 3,2%). In linea generale, però, la spesa media mensile per famiglia sarebbe scesa del 2,5% nel giro di un anno, dal 2012 al 2013, anche se gli alimentari avrebbero retto bene rispetto ad altri settori. Indicativi però i dati sulla “qualità” della spesa: nel 2013 sarebbe aumentata la quota di famiglie che ha ridotto la qualità o la quantità dei generi alimentari acquistati (dal 62,3 al 65%) e che si rivolge all'hard discount (dal 12,3 al 14,4%).
Un'altra ricerca, effettuata dall'Ipsos per Actionaid (“Verso l'Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche”), evidenzia però un dato più virtuoso: il taglio degli sprechi alimentari. L'indagine mette in luce che più della metà del campione intervistato (54%) pone maggiore attenzione, rispetto a due anni fa, per evitare che un alimento finisca in pattumiera. Un italiano su due, almeno secondo il rapporto Ipsos, preferisce rifornirsi presso piccoli produttori locali e a “chilometri zero”. Tuttavia, le scelte premiano una promozione (29%) o un prezzo più basso rispetto ad altri cibi (24%).
Ad indurre gli italiani a una maggiore attenzione al proprio stile di consumo alimentare c'è innanzitutto la crisi (51%), ma anche il senso di colpa (29%) nei confronti di quelle persone che, anche nel nostro Paese ormai, non hanno di che alimentarsi. Un italiano su quattro, infatti, è cosciente che il 13% delle famiglie dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, che un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecato (47%), e che per ogni persona che non ha da mangiare al mondo ce ne sono due obese o in sovrappeso (26%). Circa un terzo non ha ancora alcuna idea dell'impatto che gli attuali sistemi di agricoltura hanno sull'ambiente e sui consumi di combustibile per la produzione, mentre circa un quarto ritiene di esserne al corrente.
In questo pessimo contesto di forti tensioni su prezzi e tariffe, il nostro Osservatorio ha stimato per il 2025 una stangata di +914,04 euro annui a famiglia, che rischiano di aumentare a causa di rincari in campo energetico e non solo.