Nella seduta del 28 gennaio 2025, il Consiglio Valle ha espresso parere favorevole all'unanimità sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Valle d'Aosta in materia di concessioni di derivazione d'acqua.
L'atto, trasmesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 31 ottobre 2024, è composto di quattro articoli che dettano disposizioni in materia di concessioni e di subconcessioni di derivazione d'acqua, a qualunque uso esse siano destinate. Una volta approvata dal Consiglio dei Ministri, la norma di attuazione consentirà al Consiglio di disciplinare, con legge regionale, l'assegnazione delle concessioni di derivazione d'acqua, definendo le modalità di assegnazione e la durata delle concessioni, i criteri per la determinazione dei canoni di concessione per l'uso, prevedendo anche la possibilità di affidamento delle concessioni a società a totale controllo pubblico.
Il parere sullo schema di norma di attuazione sarà ora trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il prosieguo del suo iter, che si concluderà con l'approvazione del decreto legislativo da parte del Consiglio dei ministri.
Il dibattito in Aula
La Consigliera Chiara Minelli, annunciando il voto positivo del gruppo PCP, ha parlato di «un atto molto importante su cui insistiamo da quasi sei anni. La prima bozza della norma era pronta fin dall'estate del 2019 ed è quella che, con poche modifiche non sostanziali, è arrivata a noi oggi. Si è accumulato un ritardo importante dovuto, in parte alla sostituzione dei componenti regionali e statali della Commissione paritetica, ma anche allo scarso impegno politico su questo punto. La norma è stata poi ripresa nel 2022 e tra luglio e settembre 2024, con finalità e tempistiche che non sono del tutto chiare, tant'è vero che lo schema riporta la data del 29 luglio, ma l'approvazione è del 30 settembre. Non siamo riuscite ad avere i verbali della Commissione che, secondo il Presidente Testolin, si è riunita solo due volte mentre il Presidente della Paritetica, Marini, ha detto che sono di più. Il testo allinea, finalmente, la Valle d'Aosta alle altre Regioni italiane ma stabilisce semplicemente che anche la nostra Regione possa disciplinare con proprie norme queste concessioni, superando i limiti attuali del nostro Statuto, e la potestà legislativa trasferita è delimitata da rigidi paletti. Non è un testo di grande valenza autonomista, in cinque anni ci si sarebbe aspettati qualcosa di più pregnante. Per fortuna è rimasto un elemento, anche se un po' annacquato rispetto alla formulazione del 2019, che dà alla Valle d'Aosta un maggiore margine operativo rispetto a quello riconosciuto alle altre Regioni, consentendo di assegnare direttamente le concessioni a società a totale controllo pubblico, senza ricorrere alle pericolose opzioni delle procedure di gara. Si deve fin da ora approfondire la materia e, prima di scrivere la legge, bisogna sapere dove andare, anche riguardo alla partecipata Cva.»
«Un tema che avremmo voluto affrontare prima e non a ridosso della fine della Legislatura - ha commentato il Capogruppo di RV, Stefano Aggravi, dichiarando il voto a favore -, che è frutto di un percorso travagliato, con un convitato di pietra che è la regolamentazione comunitaria. Occorre quindi fare chiarezza sul tema delle gare e sulla futura legge regionale. Chi oggi ci dice che possiamo bypassare le gare e fare delle riassegnazioni, ce lo deve spiegare: la direttiva Bolkenstein considera, infatti, la produzione di energia come un servizio, quindi le concessioni vanno messe a gara. Lo schema di norma di attuazione parla di tipologia di società controllata dal pubblico, non parla espressamente di Cva. La parte dello schema che parla di assegnazione delle concessioni va quindi letta in senso ampio. Questo è un testo che potrà permettere di fare comunque un buon lavoro e di concepire una legge sull'esperienza di altri. Sarà proprio il bando di gara che definirà le modalità di gestione e non sarà sicuramente un bagno di salute perché le concessioni sono estremamente appetibili in quanto molti di questi impianti sono ormai ammortizzati nel tempo e quindi l'investimento non è detto che sia solo manutentivo ma può essere anche proattivo. Io mi auguro che l'Italia si svegli e si ricordi che la prima fonte di energia rinnovabile, quella certa, è la fonte di energia idroelettrica.»
Il Capogruppo Paolo Cretier, annunciando il voto favorevole del gruppo FP-PD, si è soffermato sul risultato finale «che definisce le competenze normative della nostra Regione in materia di concessioni idroelettriche. Un tema di portata generale che ha un peso notevole e trasversale in ambito economico, sociale, occupazionale e ambientale. La gestione delle acque che, nel corso degli anni ha subìto modifiche molto importanti, anche a livello eurounitario necessitava di un aggiornamento significativo. Questo schema di norma prende in carico l'affido delle concessioni a società a totale controllo pubblico. Positiva è anche la possibilità della Regione di ritirare quote di energia a vantaggio di servizi pubblici e di disciplinare i canoni di derivazione con normative flessibili rispetto a quelle statali. Infine, il testo prevede un sistema di consultazione preventiva con le varie autorità che gestiscono le diverse fonti di energia e il sistema idrico. La Regione provvederà alla copertura della programmazione finanziaria nei prossimi bilanci: sono da espletare le procedure di riassegnazione delle concessioni.»
Il Capogruppo di FI, Pierluigi Marquis, ha parlato di «un tema che è stato rivendicato da sempre dalla Valle d'Aosta: il riconoscimento della proprietà pubblica delle acque e la loro valorizzazione, che parte già dai decreti luogotenenziali e per cui la battaglia è stata costante nella storia a difesa degli interessi della nostra regione. Questo schema di norma è frutto del buon lavoro della Commissione paritetica che rafforza la competenza legislativa in materia: essere autonomisti non significa, però, fare ciò che si vuole, ma attenersi anche ai principi sovraordinati all'esercizio della nostra autonomia. La nostra capacità deve essere quella di legiferare successivamente per rafforzare la nostra autonomia. La norma di attuazione è di grande importanza e ci auguriamo che nella legge si vogliano garantire al meglio i ritorni per i valdostani. Infatti, i concessionari avranno l'obbligo di fornire 200 Kw/ora di potenza installata alla comunità: questo significa che la Regione avrà a disposizione 200 milioni di kwh annui da mettere a servizio dei valdostani, famiglie e imprese, attraverso una scontistica e attuare in questo modo le previsioni del progetto di legge che abbiamo presentato per ridurre i costi dell’energia in Valle d’Aosta. Questo è il miglior compromesso rispetto alla situazione da affrontare: noi ci auguriamo che nella definizione della successiva legge si metterà la Valle d'Aosta nelle condizioni di tutelare e valorizzare questa ricchezza che è importante non solo sotto l'aspetto finanziario.»
«Nonostante la fonte idroelettrica sia, ad oggi, una tecnologia matura e quasi completamente installata in Italia, rischia di perdere circa 15 miliardi di euro di investimenti, a causa dell’elevata incertezza sulle modalità di riassegnazione delle attuali concessioni e siamo molto contenti di aver portato in Aula oggi questo schema di norma di attuazione - ha dichiarato il Consigliere Corrado Jordan (UV) -. In Italia, l'idroelettrico ha un ruolo centrale: significa sicurezza di approvvigionamento e sappiamo quanto questo sia importante in termini geopolitici. La materia delle concessioni è normata a livello eurounitario, ma ogni Stato ha definito autonomamente il proprio regime. Sembra che, tra i grandi Stati, sia solo l'Italia a voler/dover bandire le gare per le concessioni senza immaginare condizioni favorevoli per i concessionari uscenti, soprattutto quando questi sono pubblici. Perché la Francia ha prolungato la scadenza fino al 2041? Perché non riusciamo a prorogare le concessioni a fronte di garanzie di investimenti e ritorni ai territori dati dalle imprese attualmente concessionarie? Il rischio più grande sarebbe quello di aggiudicare delle concessioni a operatori non in grado di garantire i necessari equilibri con i territori e scarsamente sensibili alle loro esigenze future.»
«Voteremo lo schema di decreto legislativo sulle concessioni di derivazione d’acqua ben consapevoli, a differenza di qualcun altro, che potrebbe non essere da qui che potrà arrivare la soluzione al problema - ha affermato il Consigliere Simone Perron (Lega VdA) -. Così come siamo ben consapevoli che la potestà energetica è potestà politica, perché è un tema storicamente strategico: una fonte così importante sul nostro territorio ci dà la possibilità di essere attore di primo piano anche a livello politico se lo gestiamo nella maniera corretta. Non vediamo alcuna contraddizione nell'avere una partecipata regionale che sia allo stesso tempo un grande attore del settore a livello nazionale: per noi non solo non è un'incongruenza, ma è motivo d'orgoglio nonché un vantaggio economico e fiscale. Il tema oggi non è interamente in mano nostra, le normative europee ci limitano e solo lo Stato centrale può trattare in maniera efficace. La Regione, in questo caso, ha svolto il proprio ruolo dal punto di vista legislativo e amministrativo, consapevoli della delicatezza dell'importanza del dossier.»
Il Presidente della Regione, Renzo Testolin, ha evidenziato che «la norma deve attenersi a regole che sfuggono alla volontà locale e nazionale, limitando di fatto l'azione di questo Consiglio regionale, così come è stato rimarcato da tutti i gruppi politici. Abbiamo già avviato la riflessione sulla proposta di legge che, nonostante questi paletti fissati a monte della nostra volontà, ci consenta di beneficiare di un'autonomia normativa e soprattutto gestionale delle acque regionali. Rispetto alle altre norme di attuazione, la nostra mette nelle mani della Regione la possibilità di ricorrere alla concessione diretta in caso di affido a una società in house. La questione dovrà essere approfondita, ma ci differenzia in positivo dalle altre Regioni e ci consente di aprire una serie di valutazioni in prospettiva futura di estrema importanza. Questa norma di attuazione non è dunque un punto di arrivo ma, piuttosto, un punto di partenza: sarà la legge regionale che dovrà creare i presupposti per definire un sistema delle concessioni che sia all'altezza delle aspettative dei valdostani.»
Il Capogruppo dell'UV, Aurelio Marguerettaz, ha precisato: «Le norme di attuazione vengono approvate se le due componenti, regionale e statale, concordano sul testo. Se vi è il parere negativo degli uffici ministeriali, le proposte rimangono velleitarie. L'idea che qualche collega ha rispetto alla mancanza di una volontà autonomista ci avrebbe portati direttamente a sbattere contro un muro, mettendoci nell'impossibilità di legiferare. Qualcuno ha quindi fatto una narrazione sbagliata, falsa e fuorviante. Le modifiche introdotte in questo schema ci hanno portato ad una norma definita, dove ognuno ha messo del suo. Noi avevamo perorato un percorso, con un'attività politica, ma poi si è dovuto trovare un compromesso con le norme in vigore. La norma di attuazione è stata approvata il 30 settembre: altre narrazioni sono fantasiose. Al di là di tutto quello che abbiamo ascoltato oggi, è con soddisfazione di tutto il Consiglio che esprimiamo il parere oggi. Questo è un punto di partenza e gli uffici regionali stanno già lavorando ad un testo di legge regionale per introdurre i criteri per il bando, che dovrà garantire una libera concorrenza e le condizioni migliori per la Valle d'Aosta.»