L'inaugurazione dell'anno giudiziario a Torino si è trasformata in un evento di forte tensione, segnato dalle proteste dei magistrati contro la riforma della giustizia proposta dal governo. Come già accaduto in altre città italiane, anche i giudici torinesi hanno deciso di manifestare il proprio dissenso, abbandonando l’aula in segno di protesta nel momento in cui ha preso la parola la rappresentante del Ministero della Giustizia. Un gesto che ha sottolineato la crescente preoccupazione delle toghe nei confronti delle modifiche previste dalla riforma, che secondo molti rischiano di compromettere l’autonomia della magistratura.
Nel suo intervento, il presidente della Corte d'appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, ha richiamato l'attenzione su un principio fondamentale: "I giudici non devono fare politica e i politici non devono fare i giudici", un monito che ha fatto eco al malcontento generale in relazione all’ingerenza politica nelle decisioni della giustizia. Tuttavia, come da tradizione, il dibattito si è rapidamente concentrato sulle criticità che affliggono il sistema giudiziario piemontese e valdostano.
Il distretto giudiziario di Torino e delle sue province, infatti, sta vivendo una vera e propria emergenza. La carenza di personale amministrativo è drammatica, con percentuali che vanno dal 20% al 50% in alcune strutture. I tribunali, già oberati di lavoro, si trovano in difficoltà operative, con situazioni di grave inefficienza. A Torino, la paralisi dei giudici di pace è un tema ricorrente, con numerosi processi rimandati per mancanza di organico. Ma a far discutere maggiormente è la situazione di Ivrea, un tribunale che secondo Barelli Innocenti è ormai "senza speranza", un'ulteriore testimonianza della frustrazione dei magistrati locali di fronte alla situazione di stallo.
Sul fronte della criminalità, il procuratore generale di Torino, Lucia Musti, ha tracciato un quadro allarmante. Nonostante la crescente presenza della 'ndrangheta, che continua a prosperare grazie ai legami con la parte della popolazione piemontese disposta a fare affari con essa, Musti ha sottolineato che la criminalità giovanile sta diventando un fenomeno sempre più preoccupante. La delinquenza minorile, secondo la procuratrice, non è meno grave di quella che si registra al Sud, confermando come la criminalità stia evolvendo anche in queste aree tradizionalmente meno colpite da certe dinamiche.
Ma, forse, il punto di maggiore attenzione sollevato durante l’inaugurazione è stato l’attivismo della galassia anarchica e antagonista, che negli ultimi anni ha dato vita a violenze durante i cortei e manifestazioni in piazza. Torino, infatti, è diventata, secondo gli interventi di numerosi magistrati, "la capitale dell'eversione di piazza", un luogo in cui l’ordine pubblico è costantemente minacciato da gruppi che operano ai margini della legalità. Questo fenomeno, definito con preoccupazione dai protagonisti dell’incontro, è stato addirittura paragonato ai "tempi di piombo" degli anni '70, un ritorno a un periodo storico segnato da tensioni politiche e scontri violenti.
Enrico Aimi, rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, ha espresso la sua preoccupazione sul crescente rischio di una recrudescenza della violenza politica, avvertendo che l'attuale situazione potrebbe essere solo un preludio a un ritorno ai tragici eventi degli anni di piombo.
In generale, la giornata ha offerto uno spunto di riflessione profonda sulle sfide che il sistema giudiziario deve affrontare. Le carenze strutturali, l’eccessivo carico di lavoro e l’influenza di fattori esterni sulla giustizia sono problemi che rischiano di compromettere il buon funzionamento delle istituzioni. La protesta dei magistrati, sebbene concentrata principalmente sulla riforma della giustizia, si è rivelata anche un grido d’allarme per la necessità di un sistema più equo, efficiente e indipendente, capace di far fronte alle nuove minacce e alle sfide della società contemporanea.
Il quadro che emerge è quello di una giustizia in sofferenza, che deve confrontarsi con carenze croniche e con una criminalità in continua evoluzione. Una giustizia che, seppur difesa con forza dai suoi protagonisti, si trova oggi a dover fare i conti con una serie di sfide interne ed esterne che rischiano di comprometterne l’efficacia e l’indipendenza.