Consiglio Valle Comuni - 23 gennaio 2025, 23:53

Riforma elettorale in Valle d'Aosta: la politica rischia di procrastinare il futuro

Entra in gioco anche il calendario per calcolare i tempi di approvazione

Erik Lavevaz (UV) Presidente della prima Commissione "Istituzioni e autonomia"

Il dibattito sulla riforma elettorale in Valle d'Aosta ha raggiunto un punto critico, con polemiche e accuse che si sono moltiplicate nei giorni scorsi. L'ufficio legislativo del Consiglio Valle ha inviato una nota chiarificatrice riguardo i tempi per l’approvazione della riforma della legge elettorale, avvisando che, affinché la nuova normativa possa entrare in vigore in tempo per le consultazioni previste a settembre 2025, è fondamentale che non venga richiesto un referendum. In caso contrario, i tempi per l’approvazione saranno oramai scaduti, rendendo impossibile l’adozione della nuova legge nei tempi necessari.

Secondo quanto scritto nella nota, i comizi elettorali per le prossime elezioni, seppur previste entro la fine di settembre 2025, dovrebbero essere convocati ufficialmente tra il 24 agosto e il 28 settembre dello stesso anno. Se il decreto di convocazione venisse pubblicato a fine luglio, la legge elettorale sarebbe dovuta essere approvata dal Consiglio regionale entro metà gennaio 2025, per consentire l'indizione di un eventuale referendum. Se invece la riforma non dovesse passare attraverso il referendum, i tempi per la sua entrata in vigore sarebbero più brevi, ma non trascurabili: circa 100 giorni dall'approvazione da parte del Consiglio Valle, comprensivi dei tre mesi necessari per la pubblicazione e di un ulteriore periodo massimo di 10 giorni per altri adempimenti.

Nel frattempo, il dibattito in Commissione è proseguito, con la ripresa dei lavori a seguito della segnalazione dell'ufficio legislativo. Il centrodestra, che già aveva annunciato di voler ricorrere al referendum in caso di mancata adozione delle modifiche richieste, ha mantenuto la propria posizione. In particolare, il presidente della prima Commissione, Erik Lavevaz, ha risposto con una certa tranquillità alle polemiche, dichiarando: "Questo fa parte della democrazia, ne hanno la facoltà." Una dichiarazione che non ha però placato la tensione, ma che ha sottolineato la determinazione di continuare con l’iter della riforma, anche se il tempo stringe. Lavevaz ha proseguito, sostenendo che la preferenza unica, punto centrale della discussione, potrebbe essere superata in modo accettabile per tutti, seppur con diverse sfumature su come inserire la rappresentanza di genere e altri aspetti tecnici della legge.

"Voglio vedere se i valdostani firmeranno per andare avanti con la preferenza unica," ha affermato Lavevaz, invitando implicitamente la popolazione a farsi sentire su un tema che, secondo lui, merita una chiara risposta popolare. La discussione sulla preferenza unica è una delle questioni più delicate. Nonostante il consenso su alcuni aspetti come la rappresentanza di genere, le differenze su come integrare la parità nel sistema elettorale e il superamento della preferenza unica rimangono sostanziali. Lavevaz ha anche aggiunto che la prossima seduta in Commissione vedrà l'esame delle proposte più concrete e il tentativo di trovare un terreno di convergenza.

Al contempo, la coalizione Valle d'Aosta aperta ha duramente criticato la gestione della riforma da parte della maggioranza. In particolare, hanno accusato il presidente della Commissione, Augusto Testolin, di aver preso tempo fino a metà gennaio, "forzando la mano" per ritardare la riforma e trasformarla in un gioco politico. La coalizione ha sottolineato come, a loro avviso, il rinvio della riforma sia una manovra per evitare di apportare modifiche significative, soprattutto riguardo alla parità di genere. "La scelta del presidente Testolin di aspettare fino al 15 gennaio per forzare la mano e lasciare la riforma ostaggio di Fratelli d'Italia e della destra è una vergogna," hanno dichiarato, accusando i partiti di destra di voler mantenere il sistema elettorale attuale per proteggere le proprie posizioni di potere.

Secondo Valle d'Aosta aperta, l'attuale maggioranza sarebbe responsabile di una sorta di "inganno politico", capace di manipolare il dibattito sulla riforma a proprio favore. "Non si dica però che questa modifica è fatta per garantire la rappresentanza di genere!" è l'accusa lanciata dalla coalizione, che considera come falso il presunto impegno della maggioranza su questa tematica. Per loro, la parità di genere non è altro che una scusa per non intraprendere riforme più concrete e per non cambiare il sistema elettorale in modo significativo. La coalizione ritiene che ci sia una maggioranza trasversale di uomini in malafede e incompetenti, pronti a difendere la preferenza unica per mantenere il proprio potere.

Le forze di centrodestra, da parte loro, hanno espresso il loro sconcerto per la nota dell’ufficio legislativo, accusando la maggioranza di non conoscere le principali leggi, inclusi i principi fondamentali dello Statuto speciale della Valle d'Aosta. Secondo il centrodestra, la legge elettorale regionale, essendo di natura statutaria, richiede tempi specifici per qualsiasi modifica, anche minore, e il fatto che questi tempi siano ormai scaduti rappresenta un fallimento politico. "Se si trattasse di atto colposo sarebbe l'ennesima dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza di questa maggioranza," hanno affermato con veemenza. L’ipotesi che la maggioranza stia volutamente procrastinando la riforma per evitare cambiamenti più profondi è stata ventilata dal centrodestra, che ha minacciato di ricorrere al referendum nel caso in cui la legge venisse modificata senza rispettare i loro presupposti di fondo, tra cui l'elezione diretta del presidente e la norma anti-ribaltone.

Questo ennesimo scontro politico si inserisce in una cornice complessa, dove le dinamiche interne alla maggioranza e le differenze di visione sulla riforma sembrano far emergere più conflitti che soluzioni concrete. Eppure, a poco più di sette mesi dall’indizione dei comizi elettorali, il tempo stringe, e la legge elettorale rischia di essere una questione di principio per la politica valdostana.

"Chi va piano, va sano e va lontano," dice il proverbio, ma nella politica regionale della Valle d'Aosta sembra che l’andamento lento non garantisca la serenità né il raggiungimento degli obiettivi. Piuttosto, c'è chi teme che il processo stia diventando una partita di facciata, dove ogni movimento politico gioca la sua partita, a discapito dell’effettiva modernizzazione e funzionalità del sistema elettorale valdostano. Con un referendum che aleggia come una spada di Damocle, la riforma elettorale potrebbe restare una promessa non mantenuta, mentre il tempo scorre inesorabile verso la data delle prossime elezioni.

pi.mi.