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Consiglio Valle Comuni | 20 gennaio 2025, 20:41

Riforma elettorale in Valle d'Aosta: il dibattito sulla parità di genere divide i partiti

Il dibattito sulla riforma della legge elettorale in Valle d'Aosta si accende, con il PDVDA che promuove un sistema volto a garantire stabilità di governo e parità di genere, mentre il gruppo "Vda Aperta" sollecita una modifica urgente per garantire una rappresentanza femminile equa

Riforma elettorale in Valle d'Aosta: il dibattito sulla parità di genere divide i partiti

Mentre il PDVDA punta a una riforma condivisa entro febbraio, "Vda Aperta" denuncia la discriminazione di genere e minaccia un ricorso legale, sottolineando la necessità di un intervento rapido per allinearsi con le normative costituzionali e europee. La questione della parità di genere rimane al centro della discussione, con le due posizioni che si confrontano su tempi e modalità di attuazione della riforma.

discussione sulla riforma della legge elettorale in Valle d'Aosta si sta intensificando, con due schieramenti distinti che stanno emergendo in vista delle elezioni regionali del 2025. Da un lato, il PDVDA, partito di maggioranza, sta spingendo per un aggiornamento delle regole elettorali, mirando a introdurre la doppia preferenza di genere e a garantire una maggiore stabilità di governo. Dall'altro, il gruppo di "Vda Aperta" sollecita una modifica urgente della legge attuale, puntando su una riforma che promuova una rappresentanza femminile equa e rispetti i principi costituzionali e sovranazionali.

Il PDVDA, pur riconoscendo la necessità di un aggiornamento della legge elettorale, ha sottolineato come "il superamento dell’attuale sistema di voto sia ormai unanimemente riconosciuto come una priorità". Il partito propone un sistema che, oltre a garantire stabilità politica, assicuri la parità di genere in giunta e in Consiglio, introducendo la doppia preferenza di genere e estendendo l’elettorato passivo ai 18enni. La proposta mira a stimolare il dibattito, anche se, come indicato dal gruppo dei Federalisti e Progressisti, la riforma dovrà passare attraverso il Consiglio Regionale, dove sarà necessaria un'ampia condivisione per poter arrivare a una proposta condivisa entro febbraio.

In risposta a questa posizione, il gruppo di "Vda Aperta" ha lanciato un appello a favore di un cambiamento più rapido, facendo leva sulla violazione dei diritti di rappresentanza delle donne. La nota depositata presso la Presidenza del Consiglio sottolinea che "la legge elettorale del 4 giugno 2019 n.7 attualmente in vigore" non contempla la doppia preferenza di genere, contravvenendo a quanto richiesto dalla Costituzione e dalle normative europee. "Ciò costituisce un’ingiustificata ed illegittima violazione di norme sia costituzionali che ordinarie", hanno affermato i promotori della nota, chiedendo una rapida modifica della legge per garantire l'equilibrio di genere, evidenziando anche che solo tre Regioni italiane non si sono ancora adeguate a questo principio, tra cui la Valle d'Aosta.

La posizione di "Vda Aperta" appare più radicale, chiedendo un intervento urgente per evitare il deposito di un ricorso legale contro la legge elettorale, come già accaduto in altre regioni. La richiesta di un cambiamento immediato è accompagnata dalla denuncia della situazione di "discriminazione di genere" all’interno del Consiglio Regionale, dove solo tre donne su 35 componenti siedono in Consiglio, e nessuna ricopre incarichi in Giunta. "Questa battaglia di civiltà non dovrebbe affatto avere luogo in una Regione che si è sempre resa paladina dei diritti delle minoranze", hanno dichiarato i firmatari della nota, sollecitando i consiglieri regionali a prendere una posizione forte in merito.

Il confronto tra le due posizioni evidenzia un divario nelle priorità. Mentre il PDVDA pone l’accento sulla stabilità politica e sull’adeguamento graduale della legge, "puntando a un sistema che garantisca la stabilità di governo", il gruppo di "Vda Aperta" denuncia una mancanza di tempestività e di azione concreta per superare le disuguaglianze di genere. "Non si ravvisa alcuna ragione giuridica per esentare le Regioni a Statuto Speciale dal rispetto del principio di parità", si legge nel comunicato, sottolineando come la legislazione regionale non possa continuare a ignorare i principi di uguaglianza sanciti a livello nazionale e internazionale.

Tuttavia, al di là delle divergenze politiche, entrambe le parti concordano sulla necessità di una riforma della legge elettorale che faccia giustizia delle disuguaglianze di genere. La sfida consiste ora nel trovare un equilibrio tra le esigenze di stabilità politica e quelle di parità di rappresentanza, senza rinviare ulteriormente una questione che, per molti, è ormai divenuta un’impellenza. Come ha concluso l'avvocata Enrichens, sostenitrice della causa per la parità di genere, "tali misure rappresentano il contenuto minimo per adeguare la normativa ai principi generali dell'ordinamento".

 

 

pi.mi.

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