CRONACA - 10 gennaio 2025, 12:00

L’educazione sessuale a scuola rischia di essere trasformata in prevenzione all’infertilità

Troviamo francamente assurdo, addirittura controproducente, il tentativo di politicizzare l’educazione sessuale nelle scuole

Non bastava l’autonomia differenziata, non bastava neanche il taglio agli organici del personale docente e ATA operato in manovra, e nemmeno il mancato rinnovo nella Legge di Bilancio 2025 del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile (quello per arginare la dispersione scolastica e le disparità nelle opportunità educative): nuove minacce incombono sulla scuola e sulla qualità dell’educazione in Italia.

È di questi giorni, infatti, la notizia della curiosa destinazione di cinquecentomila euro previsti per promuovere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, che con un atto d’imperio, per placare le proteste dell’organizzazione ultra-cattolica e conservatrice Pro Vita, secondo le recenti dichiarazioni di esponenti di FdI saranno utilizzati “prioritariamente per moduli informativi per gli insegnanti delle scuole di primo e secondo grado riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all’ambito della prevenzione all’infertilità”.

Una distorsione e un abuso in piena regola, che distoglie fondi importanti e quanto mai necessari a formare i ragazzi a rapporti e relazioni sane, dirottandoli invece sulla promozione della procreazione e sulla lotta all’infertilità.

Troviamo francamente assurdo, addirittura controproducente, il tentativo di politicizzare l’educazione sessuale nelle scuole. Significa stare fuori dalla realtà, i dati ci raccontano una situazione completamente differente, con un aumento esponenziale delle Ist (infezioni sessualmente trasmissibili): secondo i dati dei sistemi di sorveglianza sentinella delle Ist, coordinati dal Centro Operativo Aids dell'Iss, nel 2022 i casi di gonorrea segnalati al sistema di sorveglianza hanno registrato incremento del 50%, i casi di sifilide del 20%.

Una tendenza riconducibile a diversi fattori, quali la difficoltà manifestata dai giovani, che non sanno dove reperire informazioni accurate sulle Ist né dove eseguire i controlli necessari. A questo si aggiunge il dilagare di fake news sul web, dove i ragazzi cercano indicazioni imbattendosi spesso in fonti inaffidabili. Tutto questo non può certo essere arginato dall’educazione alla fertilità né dalle rare campagne, sporadiche e non esaustive, del Ministero della Salute.

Ci auguriamo sia stata solo la dichiarazione estemporanea (e comunque grave) di un rappresentante del Governo e non una linea politica definita e condivisa.

Bruno Albertinelli