Il caro caffè è un tema che ormai affligge non solo i consumatori, ma anche i commercianti che si trovano a dover fare i conti con aumenti dei costi che sembrano non finire mai. Da un lato, i consumatori sono ormai abituati a vedere il prezzo della tazzina salire ogni anno, dall'altro i baristi devono fronteggiare margini di guadagno sempre più esigui, tra bollette salate e fornitori che incrementano il costo della materia prima. Il caffè, per eccellenza il simbolo della convivialità e della pausa quotidiana, è diventato una delle voci di spesa più discusse della vita di tutti i giorni.
Fermo restando che ogni locale ha la propria politica di prezzi, in generale oggi una tazzina di caffè al bar ha un costo che oscilla tra 1,10 e 1,50 euro, mentre un cappuccino può arrivare a toccare i 1,70-2,00 euro, senza dimenticare che chi si accomoda al tavolo invece che al bancone paga una sovrattassa che può arrivare a 0,30-0,50 euro in più. Se si aggiunge un cornetto o una brioche, il totale di una colazione al bar può facilmente superare abbndantemente i 3-4 euro, con punte che arrivano anche a 4-5 euro nei locali più trendy o nelle zone turistiche.
Dal punto di vista del barista, però, la situazione non è così semplice. Il costo di una tazzina di caffè espresso, comprensivo di tutte le voci, dalla macchina al caffè in polvere, può essere stimato tra 0,12 e 0,20 euro a tazzina. Per un cappuccino, che richiede latte fresco e altre attrezzature, il costo può lievitare fino a 0,25-0,30 euro. Se a questi numeri aggiungiamo l’affitto del locale, le spese per l'energia, gli stipendi del personale e le altre voci di gestione, la situazione per i commercianti si fa complessa. Non è raro sentire i baristi lamentarsi del fatto che, nonostante i prezzi al pubblico siano aumentati, i margini di guadagno restano ridotti. Eppure, purtroppo per loro, non esiste una via facile per aumentare i guadagni senza passare per un incremento delle tariffe.
Il caffè è diventato una sorta di "merce da lusso" in alcuni contesti, anche se, per molti italiani, la pausa caffè è un rito irrinunciabile che fa parte della quotidianità. L’incremento dei costi delle materie prime, tra cui il caffè stesso, la bolletta energetica che ha visto un’esplosione dei costi, senza dimenticare la crescente burocrazia e le imposte, ha portato molti baristi a riflettere sulla sostenibilità del loro lavoro. Alcuni si lamentano, ad esempio, dell'incertezza legata ai fornitori e dell'andamento dei prezzi, che non sono mai stabili, creando difficoltà a pianificare a lungo termine.
Eppure, i baristi non sono i soli a soffrire di questa situazione: il consumatore si trova ad affrontare un caffè sempre più caro e spesso, se si confrontano i prezzi nei vari locali, si fa fatica a giustificare l’escalation dei costi, specie quando si percepisce che la qualità del prodotto non è aumentata proporzionalmente. La qualità del caffè dipende molto dalla preparazione, dall'abilità del barista e dalle materie prime, ma non sempre queste voci giustificano aumenti così evidenti.
Ciò che è certo è che il caffè sta diventando un lusso per pochi. Nei quartieri più centrali delle grandi città, soprattutto nelle zone turistiche, la tazzina al bancone può facilmente costare anche 2 euro, con picchi che vanno ben oltre. Ma non basta l’aumento dei costi delle materie prime per spiegare questa inflazione. Molti esercenti, infatti, ammettono che si sentono obbligati ad alzare i prezzi per coprire le spese di gestione, ma ammettono anche di essere preoccupati che i clienti, già alle prese con aumenti generali del costo della vita, possano cominciare a rinunciare anche alla semplice tazzina di caffè.
Una riflessione che emerge dai commercianti è legata anche alla concorrenza dei locali che, sfruttando margini ridotti e una maggiore velocità di servizio, riescono comunque a mantenere prezzi competitivi, attirando una clientela sempre più esigente. In altre parole, i baristi si trovano a giocare una partita su più fronti: da un lato devono mantenere un prezzo ragionevole per non perdere clientela, dall’altro devono fare i conti con un mercato che diventa sempre più costoso e difficile da gestire.
Il caro caffè non è solo una questione di aumenti tariffari, ma anche una riflessione sulla qualità del servizio e sulla sostenibilità economica del settore. Mentre il consumatore si lamenta per l’aumento del costo della colazione al bar, il barista, pur cercando di mantenere la qualità, si trova stretto tra il bisogno di coprire i costi e l'incertezza di un mercato sempre più difficile.