Nel pomeriggio di ieri, si è registrato un nuovo, drammatico episodio di inefficienza infrastrutturale che ha messo in ginocchio la viabilità della nostra regione. Una coda di oltre 10 km ha paralizzato la bretella Ivrea-Santhià, il tratto che collega le autostrade Torino-Aosta e Torino-Milano, all'altezza di Albiano d'Ivrea, causando disagi gravissimi a migliaia di automobilisti. Un fenomeno che ha avuto cause prevedibili, ma che, nonostante gli allarmi e le segnalazioni, ha colto ancora una volta di sorpresa chi avrebbe dovuto prevenirlo.
La causa di questa paralisi non è affatto una sorpresa. Da un lato, c'è il consueto "controesodo", che caratterizza il rientro dalle vacanze di fine anno, ma dall'altro c’è anche un'inefficienza cronica nella gestione delle infrastrutture viarie. In un contesto di alta intensità di traffico, che nessun amministratore e nessuna autorità poteva ignorare, il tratto autostradale è stato ulteriormente rallentato dai lavori in corso. L'incomprensibile decisione di ridurre la carreggiata in un momento di così alto afflusso veicolare è solo l’ennesima dimostrazione di una classe politica incapace di leggere la realtà dei fatti e rispondere alle esigenze quotidiane dei cittadini.
La vera beffa, tuttavia, sta nel fatto che questo ingorgo poteva essere facilmente evitato con una pianificazione più lungimirante. Non si è neppure pensato, infatti, di aprire il varco della diramazione di Ivrea-Santhià per alleggerire il traffico, considerando che il divieto di circolazione per i mezzi pesanti avrebbe già ridotto il volume del traffico merci. No, invece di adottare misure straordinarie per gestire una situazione straordinaria, si è preferito fare orecchie da mercante. E qui arriva il primo colpo basso: i politici regionali, in particolare il presidente Renzo Testolin e il vicepresidente Luigi Bertschy, non sono riusciti a prendere in mano una situazione che era facilmente gestibile. Come sempre, si è preferito rimanere in una torpida inerzia, aspettando che la realtà si risolvesse da sola. Un atteggiamento che, purtroppo, non è una novità. Non basta pensare ai treni.
E non parliamo poi di Matteo Salvini. Impegnato a costruire il Ponte di Messina, con tutta la sua grandeur politica e le sue ambizioni, mentre la quotidianità di chi vive e lavora in queste valli viene ignorata. La politica nazionale ha da tempo dimenticato le piccole e medie realtà, quelle che si trovano a dover affrontare quotidianamente una viabilità carente, inadeguata e sempre più obsoleta. Salvini, con il suo progetto faraonico per il ponte, sembra non accorgersi che la sua stessa terra, quella della mobilità, è diventata una polveriera. I cittadini, quelli che ogni giorno si trovano a lottare contro il traffico, le code interminabili, e i cantieri in ogni angolo, meritano un'attenzione che va oltre i grandi progetti. Non basta pensare a un ponte che colleghi il nulla, quando le strade quotidiane sono in totale abbandono.
Se vogliamo davvero parlare di disagi, però, dobbiamo guardare alla realtà di chi si sposta per lavoro. C'è chi, nonostante le difficoltà del traffico, non può permettersi di rimanere bloccato a lungo. Per molti, infatti, l’auto non è solo un mezzo di trasporto, ma una necessità per garantire la propria vita quotidiana e professionale. In Valle d'Aosta, non è raro che i pendolari, che si spostano per lavoro, siano costretti a subire le conseguenze di queste gravi inefficienze. Chi lavora in montagna, o nelle aree più isolate, non ha alternative al proprio veicolo. Eppure, mentre i treni continuano a essere al centro del dibattito politico, le strade sono abbandonate. La verità è che il traffico, le lunghe attese, le code chilometriche sono un incubo costante per chi è costretto a viaggiare per motivi professionali. Ogni minuto perso in queste interminabili file di auto è un minuto che non torna, un danno economico e un aggravio psicologico che non può essere ignorato. Tanti studeni lavooratori sonoo costretti a rimanere fuori sedere perché i tempi di rientro sono biblici.
E ancora, cosa dire delle infrastrutture viarie che non sono solo un problema di traffico, ma anche di sicurezza? Non possiamo più permetterci di avere una rete stradale che, seppur fondamentale, non è in grado di sostenere i picchi di traffico, che non è adeguatamente monitorata e che non viene rafforzata nei periodi più critici. Gli automobilisti in difficoltà sono costretti a fare i conti non solo con il traffico congestionato, ma anche con la possibilità che, a causa dei lavori e dei cantieri, si verifichino ulteriori problematiche che rischiano di compromettere la loro sicurezza. Non basta realizzare o mettere in sicurezza le strade delle valli laterali. E' urgente e improcastinalibe occuparsi anche di cllegameni per lunghe percorrenze.
E allora, mentre la politica regionale e nazionale sembra inadeguata, incapace di rispondere in modo concreto e tempestivo alle necessità quotidiane dei cittadini, è ora di chiedere un cambiamento radicale. Testolin e Bertschy, devono capire che non basta fare promesse per il futuro, ma è necessario intervenire oggi, con urgenza, per risolvere i problemi che stanno devastando la quotidianità di chi si sposta. L’assenza di azioni concrete è intollerabile.
In un’epoca in cui la mobilità è uno degli aspetti cruciali per il benessere di ogni regione, è ora di smettere di pensare solo ai treni e cominciare a guardare con la stessa attenzione alle strade. Se la politica continua a ignorare i bisogni di chi si sposta per lavoro, di chi vive nelle valli e delle piccole realtà, rischiamo di trovarci con una regione spaccata in due: una, quella che può permettersi di muoversi in modo rapido ed efficiente, e l'altra, quella che rimane bloccata nelle code interminabili, nelle inefficienze strutturali e nelle scelte politiche sbagliate. Questo non è solo un fallimento, è un tradimento delle persone che ogni giorno vivono e lavorano qui.
Non solo treni
Hier après-midi, un nouvel épisode dramatique d’inefficacité infrastructurelle a paralysé la circulation de notre région. Un embouteillage de plus de 10 km a bloqué la bretelle Ivrea-Santhià, le tronçon reliant les autoroutes Turin-Aoste et Turin-Milan, au niveau d'Albiano d'Ivrea, causant de graves désagréments à des milliers d'automobilistes. Un phénomène aux causes prévisibles, mais qui, malgré les alertes et les signalements, a encore une fois pris de court ceux qui auraient dû le prévenir.
La cause de cette paralysie n'est guère une surprise. D’un côté, il y a le traditionnel « contre-exode », caractéristique du retour des vacances de fin d’année, mais de l’autre, il y a aussi une inefficacité chronique dans la gestion des infrastructures routières. Dans un contexte de trafic intense, que tout responsable ou autorité ne pouvait ignorer, le tronçon autoroutier a été encore davantage ralenti par des travaux en cours. La décision incompréhensible de réduire la largeur de la chaussée à un moment de forte affluence est la énième démonstration d’une classe politique incapable de lire la réalité des faits et de répondre aux besoins quotidiens des citoyens.
Cependant, la véritable moquerie réside dans le fait que cet embouteillage aurait pu être facilement évité avec une planification plus prévoyante. On n'a même pas envisagé d'ouvrir la bretelle Ivrea-Santhià pour alléger la circulation, alors même que l’interdiction de circulation pour les poids lourds aurait déjà réduit le volume du trafic de marchandises. Non, au lieu de prendre des mesures extraordinaires pour gérer une situation exceptionnelle, on a préféré fermer les yeux. Et voici le premier coup bas : les politiciens régionaux, en particulier le président Renzo Testolin et le vice-président Luigi Bertschy, n’ont pas su prendre en main une situation facilement gérable. Comme toujours, on a préféré rester dans une inertie torpide, attendant que la situation se résolve d’elle-même. Une attitude qui, malheureusement, n'est pas nouvelle. Il ne suffit pas de penser aux trains.
Et parlons maintenant de Matteo Salvini. Engagé dans la construction du Pont de Messine, avec toute sa grandeur politique et ses ambitions, tandis que la réalité quotidienne de ceux qui vivent et travaillent dans ces vallées est ignorée. La politique nationale a depuis longtemps oublié les petites et moyennes réalités, celles qui sont confrontées quotidiennement à une circulation défaillante, inadéquate et de plus en plus obsolète. Salvini, avec son projet pharaonique pour le pont, semble ne pas se rendre compte que sa propre région, celle de la mobilité, est devenue une poudrière. Les citoyens, ceux qui luttent chaque jour contre le trafic, les files interminables et les chantiers à chaque coin de rue, méritent une attention qui va au-delà des grands projets. Il ne suffit pas de penser à un pont qui relie le néant, alors que les routes quotidiennes sont en total abandon.
Si nous voulons vraiment parler de désagréments, il faut regarder la réalité de ceux qui se déplacent pour le travail. Certains, malgré les difficultés du trafic, ne peuvent pas se permettre de rester bloqués longtemps. Pour beaucoup, en effet, la voiture n’est pas seulement un moyen de transport, mais une nécessité pour garantir leur vie quotidienne et professionnelle. En Vallée d'Aoste, il n'est pas rare que les navetteurs, qui se déplacent pour le travail, soient contraints de subir les conséquences de ces graves inefficacités. Ceux qui travaillent en montagne ou dans des zones plus isolées n'ont pas d'alternative à leur véhicule. Pourtant, tandis que les trains continuent à être au centre du débat politique, les routes sont abandonnées. La vérité est que le trafic, les longues attentes, les files kilométriques sont un cauchemar constant pour ceux qui sont contraints de voyager pour des raisons professionnelles. Chaque minute perdue dans ces interminables files de voitures est une minute qui ne revient pas, un dommage économique et un fardeau psychologique qui ne peut être ignoré. De nombreux étudiants et travailleurs sont contraints de rester dehors, car les temps de retour sont bibliques.
Et que dire des infrastructures routières qui ne sont pas seulement un problème de trafic, mais aussi de sécurité ? Nous ne pouvons plus nous permettre d’avoir un réseau routier qui, bien qu’indispensable, n’est pas capable de supporter les pics de circulation, qui n’est pas surveillé de manière adéquate et qui n’est pas renforcé pendant les périodes critiques. Les automobilistes en difficulté sont contraints de faire face non seulement à un trafic congestionné, mais aussi à la possibilité que, à cause des travaux et des chantiers, des problèmes supplémentaires surviennent, risquant de compromettre leur sécurité. Il ne suffit pas de réaliser ou de sécuriser les routes des vallées latérales. Il est urgent et impératif de s'occuper aussi des liaisons pour les longues distances.
Et donc, alors que la politique régionale et nationale semble inadaptée, incapable de répondre de manière concrète et rapide aux besoins quotidiens des citoyens, il est temps de demander un changement radical. Testolin et Bertschy doivent comprendre qu’il ne suffit pas de faire des promesses pour l’avenir, mais qu’il est nécessaire d’intervenir aujourd'hui, avec urgence, pour résoudre les problèmes qui détruisent la vie quotidienne de ceux qui se déplacent. L'absence d'actions concrètes est intolérable.
À une époque où la mobilité est l'un des aspects cruciaux du bien-être de chaque région, il est temps de cesser de penser uniquement aux trains et de commencer à accorder la même attention aux routes. Si la politique continue à ignorer les besoins de ceux qui se déplacent pour le travail, de ceux qui vivent dans les vallées et des petites réalités, nous risquons de nous retrouver avec une région divisée en deux : une, celle qui peut se déplacer de manière rapide et efficace, et l'autre, celle qui reste bloquée dans des embouteillages interminables, dans des inefficacités structurelles et dans des choix politiques erronés. Ce n'est pas seulement un échec, c'est une trahison des personnes qui vivent et travaillent ici chaque jour.