Un anno si chiude. Un anno si apre. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Le due invocazioni del Salmo 66, che accompagna la celebrazione del 1° gennaio, dicono bene i sentimenti che proviamo quando passiamo da un anno all’altro: abbiamo bisogno che il Signore abbia pietà di noi, con le nostre debolezze e i nostri peccati, e del mondo intero, con le sue violenze e ingiustizie; soprattutto, abbiamo bisogno che volga su di noi e sul mondo il suo sguardo benevolo e misericordioso e ci dia pace! È questa la preghiera che desidero condividere con tutta la Diocesi in questo ultimo scorcio dell’anno.
E l’augurio che formulo per tutti è che l’anno che inizia sia occasione di un incontro vivo e personale con Gesù, l’unico capace di rinvigorire la speranza in questo momento tanto faticoso e difficile. Ci impegniamo per recuperare la gioia di vivere e per aiutare fratelli e sorelle a fare altrettanto.
In modo particolare, vorrei che avessimo tre attenzioni: sostenere le giovani famiglie perché possano con gioia trasmettere la vita; accompagnare i giovani, soprattutto i più fragili, perché non perdano mai il gusto della vita; intraprendere percorsi di perdono per guarire le relazioni malate della nostra vita.
Questo augurio non è però sufficiente, perché non posso tacere ciò che è sulla bocca di tutti, ossia lo show che ha visto come protagonisti quattro sacerdoti della nostra Diocesi e che ha avuto un’enorme visibilità, suscitando reazioni contrastanti.
Finora non ho preso posizione pubblicamente, limitandomi a dire il mio pensiero ai quattro interessati. Ho fatto così per non alimentare ulteriormente le polemiche. Tuttavia, dopo tanti commenti, richieste di chiarimento, generalizzazioni e illazioni sul comportamento dei preti della Diocesi, ritengo che sia utile dire una parola ufficiale da parte della Diocesi e del Vescovo, raccontando i fatti così come hanno coinvolto la Diocesi stessa e il Vescovo.
Diverse persone domandano: «Il Vescovo ha autorizzato?». Il conduttore di Illumina Aosta ha chiesto, attraverso il Vicario Generale, se era possibile invitare dei sacerdoti al suo show. La mia risposta è stata che non ritenevo di dover autorizzare o censurare un invito rivolto ai sacerdoti, uomini adulti e responsabili, capaci di valutare la propria preparazione e capacità per intervenire o meno in uno spettacolo pubblico. Sono abituato a fidarmi dei miei sacerdoti. Punto. Da lì in poi, il Vescovo non ha più saputo nulla se non a cose avvenute. Nessuno dei sacerdoti ha chiesto autorizzazione, e neppure era necessaria.
Altre persone chiedono: «Il Vescovo approva?». Dico subito che credo che i quattro sacerdoti abbiano agito in buona fede e abbiano cercato di mostrare un volto simpatico del prete e anche di dire una parola di Vangelo in un ambiente leggero. In parte, forse, ci sono anche riusciti. Fatta salva dunque la loro buona fede, non posso non rimarcare che il modo in cui sono stati affrontati alcuni temi delicati (in primis la morte, i Sacramenti e i Sacramentali), le risate scomposte e, in particolare, il linguaggio volgare e grossolano, sono effettivamente offensivi verso le persone e verso la sacralità della vita ecclesiale e svilenti il ministero sacerdotale.
Al riguardo, approfitto per fare pubblicamente ciò che ho fatto in privato con diversi fedeli che sono venuti a parlarmi, e cioè chiedere scusa a nome dei miei confratelli se questi modi e queste parole sono stati occasione di scandalo.
Questo scivolone sarà occasione per noi sacerdoti di riflettere insieme sul nostro modo di porci in relazione con la gente per essere davvero vicini senza svalutare il messaggio di cui siamo servitori.
Tuttavia, desidero sottolineare come normalmente tutti i nostri sacerdoti svolgano con dedizione, coscienza e amore il loro ministero a servizio delle comunità, e questo con grande generosità e spirito di sacrificio. Di questo voglio ringraziarli pubblicamente, anche come riparazione per alcuni apprezzamenti ingenerosi apparsi in qualche articolo.
+ Franco Lovignana