Il 2024 è ormai agli sgoccioli, e già si guarda con preoccupazione al 2025, un anno che sarà cruciale per il futuro della Valle d'Aosta. A settembre, infatti, i cittadini valdostani saranno chiamati a rinnovare il Consiglio Regionale e a eleggere i nuovi sindaci in quasi tutti i comuni della nostra regione. Un appuntamento elettorale che, potenzialmente, potrebbe segnare un cambiamento significativo nel panorama politico locale. Tuttavia, la situazione è tutt’altro che rassicurante. All'orizzonte, infatti, non si intravedono figure nuove, energiche e carismatiche in grado di dare una svolta all'autonomia della Valle, né si avvertono segnali concreti di un’autentica volontà di rinnovamento. La politica valdostana rischia di perpetuare la propria mediocrità, costringendo gli elettori a scegliere il "meno peggio", quando il diritto di ogni cittadino dovrebbe essere quello di poter scegliere il "meglio".
La classe politica valdostana è ormai da tempo un corpo inerme, incapace di produrre idee fresche, visioni a lungo termine o proposte coraggiose per la nostra regione. Ci troviamo di fronte a una mediocrità che permea ogni aspetto della gestione locale, da quella regionale a quella comunale. Chi ci amministra non sembra più avere la forza di tracciare nuove strade per l'autonomia della Valle, e anzi, spesso appare rassegnato di fronte alle difficoltà politiche ed economiche, rinunciando a lottare per i principi che dovrebbero essere alla base del nostro Statuto Speciale. Ma dove sono quelle forze politiche che dovrebbero guidare un progetto autonomista serio, che non si limiti alla retorica ma che sappia portare a risultati concreti per il bene della nostra comunità? Siamo testimoni, con rammarico, di un silenzio assordante da parte di chi dovrebbe essere la voce di una Valle che vuole contare di più nel contesto nazionale.
Eppure, la nostra autonomia, quella che ci distingue e che dovrebbe renderci unici, è sempre più in bilico. I movimenti autonomisti che, negli anni, hanno rappresentato la spina dorsale della politica valdostana, sembrano ormai ridotti a delle entità fantasma. Non si sollevano più con la stessa determinazione, non propongono più progetti innovativi, non combattono per la nostra identità territoriale con la forza che dovrebbe contraddistinguerli. Anzi, molti di questi soggetti preferiscono tacere di fronte alle malefatte del governo nazionale, che da troppo tempo non rispetta la nostra autonomia e i nostri diritti. Come si fa a non vedere questa distorsione? Come si può accettare passivamente che l’autonomia valdostana venga messa da parte da chi non ha a cuore il nostro territorio e le nostre necessità?
Il paradosso che viviamo è che gli elettori, purtroppo, si troveranno costretti a scegliere il "meno peggio", come se non esistesse alternativa. Questa triste realtà rispecchia l'apatia e la disillusione che permeano il corpo elettorale valdostano. Nessuno sembra avere la capacità di suscitare entusiasmi, di raccogliere consensi non solo per la propria esperienza politica ma per la qualità della propria visione, della propria proposta. Il panorama politico valdostano è così piatto, così privo di idee innovative, che alla fine il voto sembra non avere valore, se non come un atto di mera sopravvivenza democratica. Come cittadini, dovremmo avere il diritto di scegliere il "meglio", di vedere in campo figure politiche capaci di sognare e costruire un futuro migliore per la nostra terra. Ma questo diritto sembra essere negato da un sistema che ha ormai perso ogni slancio di vitalità e che si è arenato nella palude della mediocrità.
E se questo scenario non fosse già abbastanza desolante, basta guardare al panorama politico nazionale per comprendere quanto sia ancora più grave la situazione. Il governo Meloni-Salvini, che da anni guida il Paese, sembra andare avanti a colpi di provvedimenti inutili, di condoni che non fanno altro che aggravare la situazione fiscale, e di misure che non risolvono i problemi reali degli italiani. Le promesse per una politica più equa, per un’economia più giusta, sono svanite nel nulla. Il recente aumento di un euro al mese per i pensionati a basso reddito è l’emblema di un governo che non ha la minima idea di come affrontare i veri problemi della popolazione. Un euro in più, un contentino che non risolve nulla. E mentre la classe media scompare, abbandonata a se stessa da una politica miope e arrogante, il governo non fa altro che alimentare il proprio show mediatico, senza rendersi conto che il Paese ha bisogno di ben altro: stabilità, giustizia sociale, investimenti reali nella crescita.
Questa è la realtà con cui la Valle d'Aosta deve fare i conti. Un governo centrale che continua a fare proclami, ma che non risponde alle esigenze di chi vive nel quotidiano, e una classe politica locale che non riesce più a porsi come interlocutore credibile per i cittadini. Non possiamo più accontentarci. Non possiamo più guardare inermi mentre la nostra terra, la nostra autonomia, vengono messe in discussione da un sistema che ha smarrito ogni bussola. La politica è diventata una mera questione di sopravvivenza, dove il "meno peggio" è l’unica opzione su cui poter contare. Ma questo non è abbastanza. La Valle d'Aosta merita di più.
L’incapacità di rinnovamento e di risollevare il destino della nostra regione è il risultato di un sistema che non ascolta, che non reagisce. È il risultato di una politica che non ha la forza di guardare avanti, che non ha la volontà di recuperare la fiducia dei suoi cittadini. La disaffezione verso il voto è l’esito inevitabile di questa situazione: se la politica non risponde ai bisogni delle persone, se non sa fornire una visione, un futuro credibile, è inevitabile che la gente si allontani dalle urne.
La politica valdostana è giunta a un bivio. Le elezioni del 2025 potrebbero essere l’occasione per un riscatto, per un’inversione di rotta, per una rinascita che parta dalle idee, dalla visione di una Valle d'Aosta autonoma e forte. Ma questo riscatto non può venire dai soliti nomi, dai soliti volti che si alternano senza innovare mai. Se vogliamo davvero costruire un futuro diverso, dobbiamo uscire da questa spirale di mediocrità e cercare chi ha il coraggio di mettersi in gioco. Perché, alla fine, la Valle d'Aosta merita il meglio, non il meno peggio.