Consiglio Valle Comuni - 18 dicembre 2024, 20:44

Consiglio Valle favorevole allo us Scholae

Approvata una mozione proposta da Progetto Civico Progressista emendata dal Presidente della Giunta REnzo Testolin

Nel contesto politico attuale italiano, l'approvazione della mozione sullo "Ius Scholae" durante la seduta del Consiglio Valle del 18 dicembre 2024 ha segnato un'importante svolta nel dibattito sulle politiche migratorie e sull'integrazione. La proposta, approvata con un ampio consenso, vede come principale promotore il gruppo Progetto Civico Progressista, che ha agito in sinergia con il Presidente della Regione. L'iniziativa si propone di sollecitare il Governo nazionale e il Parlamento affinché venga introdotto un cambiamento nella legge sulla cittadinanza, con l'inclusione del principio dello "Ius Scholae". Questo principio permetterebbe ai minori stranieri, nati o arrivati in Italia in giovane età, di acquisire la cittadinanza se hanno completato un ciclo scolastico di cinque anni nel nostro Paese.

Da sn Erika Guichardaz e Chiara Minelli del gruppo PCP promotrici dell'importante mozione

In un paese dove la cittadinanza è tradizionalmente legata al principio dello "Ius Sanguinis", che riconosce la cittadinanza per discendenza diretta da genitori italiani, il "Ius Scholae" rappresenta una proposta innovativa. Come sottolineato dalla Capogruppo del Progetto Civico Progressista, Erika Guichardaz, la cittadinanza dovrebbe essere vista non solo come un legame di sangue, ma anche come un riconoscimento della partecipazione a un percorso di crescita sociale, culturale e professionale. «In Italia vige il principio dello "Ius Sanguinis" che conferisce la cittadinanza per discendenza diretta da genitori italiani», ha spiegato Guichardaz. «Quindi un bambino nato in Italia da genitori stranieri non acquisisce automaticamente la cittadinanza, ma può richiederla solo al compimento del 18° anno di età e a condizioni specifiche. La mancanza di cittadinanza può ostacolare le opportunità educative e lavorative dei giovani non italiani, nonostante la loro formazione e integrazione nella società italiana.»

Il dibattito sulla mozione ha visto anche la partecipazione di Paolo Cretier, Capogruppo di FP-PD, il quale ha sostenuto che la riforma proposta non riguardi individui in situazione di irregolarità o violenza, ma coloro che vivono stabilmente in Italia e che, attraverso l'istruzione, si integrano nella cultura e nella società italiana. «Qui non si parla di soggetti irregolari e violenti, ma di coloro che vivono e lavorano in Italia da tempo», ha affermato Cretier. «Lo "Ius Scholae" permetterebbe ai regolari di fare una scelta seria, di godere di diritti e doveri, di integrarsi seguendo un percorso di studi che getta le basi per un progressivo sviluppo di conoscenze della cultura italiana.» Cretier ha anche aggiunto che «dare la possibilità di fare un percorso di istruzione è un atto di civiltà e potrebbe anche favorire in prospettiva quel necessario sviluppo di manodopera richiesto dalle imprese e dalle associazioni di categoria.»

Le forze politiche di maggioranza, quindi, si sono allineate nel sostegno alla mozione, ma non sono mancate le opposizioni. I contrari alla proposta temono che l'inclusione automatica dei giovani migranti nel sistema della cittadinanza possa in qualche modo indebolire i meccanismi di controllo sull'immigrazione, alimentando il rischio di una maggiore disgregazione sociale. Tuttavia, le argomentazioni favorevoli alla mozione evidenziano come il "Ius Scholae" possa, al contrario, rappresentare un'occasione di rafforzamento della coesione sociale, in quanto stimola un processo di cittadinanza attiva e di condivisione di valori.

Il voto di questa mozione è, quindi, un chiaro segnale della volontà di modernizzare le politiche italiane in materia di cittadinanza, cercando di rendere più equo il sistema per le generazioni più giovani e per i cittadini che si sono già integrati nella vita del paese. Questo intervento si inserisce in un contesto più ampio di riforma delle politiche migratorie, che continua a dividere il panorama politico nazionale, ma che, al contempo, potrebbe rispondere a un bisogno crescente di manodopera qualificata.

Parallelamente, in quella stessa seduta, è stata discussa una risoluzione sulla situazione in Medio Oriente, che ha suscitato una vivace riflessione in merito alla politica estera italiana e alle sue implicazioni geopolitiche. La risoluzione ha messo in luce la preoccupazione per le gravi tensioni che attraversano la regione, con il conflitto israelo-palestinese al centro di un dibattito acceso anche in Italia. Qui, le posizioni politiche si sono rivelate particolarmente polarizzate, con alcuni schieramenti che hanno sollecitato un maggiore impegno italiano nella difesa dei diritti umani e nel promuovere una soluzione pacifica al conflitto, e altri che hanno insistito sulla necessità di un approccio più cauto e pragmatico, attento alle alleanze internazionali e al delicato equilibrio geopolitico.

L'Italia, nel suo ruolo di paese membro dell'Unione Europea e della NATO, si trova a dover navigare tra le proprie tradizioni di solidarietà e le realtà di un contesto internazionale sempre più instabile. In questo scenario, la risoluzione proposta mira a chiedere al governo italiano di agire in modo da sostenere gli sforzi diplomatici internazionali per la stabilizzazione della regione, senza compromettere le relazioni con le potenze coinvolte nel conflitto.

Questi temi, pur trattati separatamente, sono legati da una comune questione di equilibrio tra valori morali e interessi politici. In entrambi i casi, l'Italia si trova di fronte alla sfida di conciliare le proprie tradizioni di inclusività e solidarietà con la necessità di rispondere in modo efficace a un mondo globale sempre più complesso. Il futuro delle politiche italiane, sia interne che estere, dipenderà dalla capacità di costruire soluzioni che siano non solo giuste, ma anche praticabili nel contesto internazionale, evitando il rischio di isolarsi su temi cruciali come l'immigrazione e la politica estera.

pi.mi.