Da tempo si assiste a una preoccupante assenza di voce tra i leader dei movimenti e dei partiti autonomisti valdostani, un silenzio che diventa sempre più insostenibile e che sembra quasi una complicità nei confronti delle scelte scellerate del governo centrale. In un contesto come quello attuale, in cui la Valle d’Aosta è messa a dura prova dalle decisioni provenienti da Roma, non si può più tollerare che i rappresentanti dell’autonomia si limitino a occuparsi di piccole questioni locali, spesso di competenza amministrativa, senza alzare la voce contro le politiche che minano la solidarietà e la giustizia sociale.
È inaccettabile che, in una regione dove circa cinquemila famiglie vivono in stato di povertà, i leader autonomisti non sollevino il minimo grido di indignazione riguardo alle scelte politiche del governo che contribuiscono ad aumentare la miseria e la disuguaglianza.
La Caritas, il Banco Alimentare, l’Emporio Solidale, la San Vincenzo e altre associazioni si trovano ad affrontare quotidianamente una richiesta sempre più crescente di aiuti da parte dei valdostani, mentre le politiche economiche del governo centrale continuano a favorire i ricchi, i potenti e gli evasori, con condoni fiscali che premiano chi ha sempre cercato di sottrarsi alle proprie responsabilità. Nel frattempo, lo Stato spende miliardi per opere faraoniche e inutili come il Ponte sullo Stretto, o investe risorse in progetti in Albania, senza che la Valle d’Aosta venga nemmeno presa in considerazione. Queste scelte, che non hanno alcun riscontro con le reali necessità del territorio, vengono imposte senza alcuna attenzione alle esigenze delle regioni più vulnerabili, come la nostra.
E se queste politiche economiche sono gravissime, le scelte sanitarie del governo centrale non sono da meno. È inaccettabile che mentre le persone in Valle d’Aosta, come nel resto d’Italia, sono costrette a rinunciare alle cure a causa delle difficoltà economiche, il governo continui a privilegiare la sanità privata, senza fare nulla per garantire un sistema sanitario pubblico che sia veramente accessibile a tutti.
La situazione è ancora più drammatica quando si pensa che, proprio mentre si concedono aumenti stellari ai ministri non eletti in parlamento, con cifre che sfiorano le migliaia di euro, le pensioni degli italiani, compresi i valdostani, vengono aumentate di pochi spiccioli, con un aumento medio di 3 euro al mese. Questa disparità è davvero vergognosa e dovrebbe suscitare una reazione forte e chiara da parte di chi, teoricamente, è deputato alla difesa dell'autonomia e degli interessi della nostra terra.
Eppure, i leader autonomisti tacciono. Non è più possibile continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, a limitarsi a risolvere piccole questioni locali, quando i valdostani sono costretti a subire passivamente le decisioni prese lontano da qui, a Roma, senza che nessuno faccia sentire la propria voce. I valdostani hanno il diritto di sapere quale sia la posizione politica dei loro rappresentanti rispetto alle scelte che li riguardano da vicino.
La nostra Autonomia non può essere solo un'etichetta da sfoggiare in occasioni politiche, ma deve diventare una forza reale che ci consenta di difendere i diritti, la dignità e il benessere della nostra gente. È ora che i leader autonomisti riprendano la parola, che facciano sentire la propria voce forte e chiara, che si facciano portatori di una vera e propria battaglia per l’equità e la giustizia sociale. I valdostani meritano di essere informati e rappresentati, e non più ignorati in nome di un silenzio assordante che ha ormai stufato.