Chez Nous - 15 dicembre 2024, 08:00

Parité ou confusion ?

La vera parità si costruisce su un campo di gioco in cui le opportunità sono uguali, ma dove la qualità della politica supera la quantità di preferenze

Nel 2020, la Valle d'Aosta, sotto il peso delle inchieste giudiziarie e dei riflettori della Corte dei Conti, si trovò a fare i conti con la propria reputazione. Un colpo al cuore della politica regionale, con la scoperta di giochi di potere e accordi sottobanco, portò il Consiglio regionale a introdurre una legge elettorale con una sola preferenza. Un tentativo, si disse, di arginare il fenomeno delle “cordate” e del controllo del voto. Una soluzione che sembrava un palliativo, ma che ora si trova al centro di un dibattito acceso. Il risultato è che in Consiglio sono state elette solo tre donne.

Oggi, la domanda che ci si pone è: mantenere la preferenza unica o ritornare alle tre, nel nome di una presunta “parità di genere”? E soprattutto, siamo davvero sicuri che il problema si risolva con il numero delle preferenze?

Come ogni buona storia politica che si rispetti, anche questa è intrisa di ambiguità. Se da una parte, la preferenza unica potrebbe essere vista come un tentativo di mettere un freno ai “giochi di potere” e garantire un po’ di pulizia nei corridoi del Consiglio, dall’altra, ci sono tanti argomenti a favore di una maggiore libertà nella scelta del voto. Come sempre accade, la verità sta nel mezzo, ma non possiamo non notare che il dibattito sulla parità di genere, oggi, è usato come un’arma a doppio taglio.

Tre preferenze: la proposta che piace a molti, ma…

"Per chi vuol restare in politica senza fare faville, la parità di genere è sempre un ottimo argomento". Non è un’aforisma del giorno, ma potrebbe esserlo. In effetti, la parità di genere viene spesso utilizzata per giustificare soluzioni che potrebbero non risolvere i veri problemi. Se l’obiettivo fosse davvero quello di rendere equa la rappresentanza, forse dovremmo mettere a fuoco qualcosa di più profondo della semplice distribuzione di preferenze.

Tre preferenze non sembrano così malvagie, se non altro perché offrono una certa varietà e permettono agli elettori di fare scelte più articolate. E se parliamo di parità di genere, tre preferenze potrebbero essere il giusto compromesso, lasciando spazio a una scelta equilibrata tra uomini e donne senza però esagerare, come avvenne in passato quando qualcuno pensò che più preferenze equivalessero a più potere.

Quattro preferenze: un po’ di coraggio in più, no?

E se il nostro desiderio fosse realmente quello di puntare sulla parità, allora forse quattro preferenze sarebbero la soluzione giusta. Due per ogni genere, in modo che l’elettore abbia la possibilità di esprimere una preferenza per ciascun genere, rispettando finalmente l’idea di una vera parità, senza sminuire nessuno dei due sessi. Sarebbe, a mio avviso, un gesto simbolico importante. Ma attenzione, non si tratterebbe di una soluzione indolore.

L’introduzione di quattro preferenze potrebbe infatti aprire a nuove forme di “strategia” elettorale, dove il numero delle scelte diventa un campo di battaglia in cui ognuno cerca di prevalere. E non è detto che il fine giusto, in questo caso, non finisca per perdersi nella quantità.

Alla fine, possiamo riflettere con un aforisma che ben si adatta alla situazione: "In politica, come nel calcio, chi segna più gol non è necessariamente il più bravo, ma quello che ha più opportunità di farlo". E così, tra preferenze, leggi elettorali e buoni propositi, la nostra classe politica rischia di passare più tempo a cercare di trovare la soluzione “perfetta” che ad affrontare i veri problemi.

La parità di genere, come la trasparenza nelle elezioni, non dovrebbe essere solo una questione di numeri. La vera parità si costruisce su un campo di gioco in cui le opportunità sono uguali, ma dove la qualità della politica supera la quantità di preferenze.

Quindi, se proprio dobbiamo scegliere, io propongo: quattro preferenze. E non tanto per il numero, ma per l’opportunità di dire che la politica, finalmente, vuole fare un passo avanti verso una rappresentanza davvero equa. Ma se non ci riusciamo, allora almeno proviamo a ridurre un po' la confusione...

piero.minuzzo@gmail.com